Come affrontare l’emergenza Covid-19 dal punto di vista economico?
Quali sono le misure che possono essere attivate per affrontare lo stop imposto dal lockdown? A queste ed altre domande per affrontare l’emergenza e preparare il futuro ha dato alcune iniziali risposte il primo webinar di Sanità Futura che si è svolto attraverso piattaforma multicanale, facebook, youtube ieri sera.
Il primo esperimento di confronto a più voci è stato coordinato dal presidente di Sanità Futura Michele Cataldi con la partecipazione di Andrea Carriero (Cofidi), Pino Bruno (Alleanza Cooperative), Vincenzo Tortorelli (Uil), Vincenzo Corona (Confindustria), Rosa Gentile (Confartigianato).
Carriero (Cofidi) ha smorzato i facili entusiasmi su tempi e modalità di riscossione delle misure economiche decise dal Governo (DL “Cura Italia”). Intanto – ha detto – dobbiamo aspettare il via libera dagli organismi dell’Ue e poi non è vero che l’aiuto minimo di 25 mila euro è per tutti e senza garanzie bancarie. Quanto all’aiuto massimo di 100 mila euro calcoliamo che da noi non più di 7-8 aziende hanno possibilità di presentare domanda con le dovute garanzie e soprattutto dispongono del fatturato richiesto. Al Cofidi sono in istruttoria 1.700 operazioni con un garantito di 47 milioni di euro e 80 milioni di finanziamento. Per noi – che continuiamo a mettere in guardia i piccoli imprenditori sul fatto che si tratta di prestiti da restituire e non certo di aiuti a fondo perduto – è indispensabile una moratoria, stoppare la situazione debitoria delle imprese e rinviare ogni scadenza fiscale. Intanto chiediamo alla Regione in attuazione della LR 21/2015 di integrare i fondi destinati ai Cofidi e di prevedere l’allungamento dei tempi di utilizzo previsti dai Bandi attivati.
Tortorelli (Uil) ha ricordato i dati allarmanti del report Svimez sugli effetti del coronavirus in Basilicata e nel Sud: 327 milioni di fatturato persi in un mese, 36 mila lavoratori dipendenti a casa e 44 mila autonomi. Uno tsunami che – ha detto – si è abbattuto su un tessuto economico, produttivo ed occupazionale debole e che come evidenzia la Svimez rischia di rendere più complicata e lunga la fase 2 di ripresa. Per queste ragioni – dice il segretario della Uil – valutiamo con grande attenzione le misure messe in campo o annunciate a livello nazionale e regionale. Ci vuole una risposta straordinaria e robusta del livello locale nella crisi da Covid-19 per sostenere le esigenze di famiglie e cittadini e quelle delle imprese.Nel Mezzogiorno e nella nostra regione il ‘cosa fare’ per risalire la china richiederà verosimilmente più fatica, più affanno e più malessere e marginalità sociale.È intorno a queste valutazioni che si snoda la nostra idea-proposta di Fondo regionale di investimento sociale che può essere un ottimo strumento moltiplicativo di risorse e di reddito per gettare le basi sul dopo emergenza, la nostra idea-proposta di Fondo mutualistico che ha proprio la caratteristica di strumento finanziario a diretta emanazione regionale, con l’ausilio ed il sostegno dei soggetti legati alla rappresentanza sociale ed imprenditoriale. Pensiamo ad un fondo mutualistico di 200 milioni di euro, un prestito delle compagnie petrolifere da restituire a partire dal 2022 per la durata delle concessioni petrolifere al netto di quello che devono dare per le royalties, l’Ires, la fiscalità statale.
Gentile (Confartigianato) ha raccontato il profondo malessere dei piccoli artigiani che non sanno quando, come e se riapriranno botteghe e negozi. L’Ebab (ente bilaterale artigianato Basilicata) – di cui è presidente – ha in istruttoria 800 domande per un numero complessivo di 2000 lavoratori del comparto artigiano per il riconoscimento della CIG in deroga. Le preoccupazioni maggiori – ha detto – riguardano quanti hanno commesse con clientela nazionale ed estera e quanti hanno fatto investimenti specie nel turismo e nei servizi. Per questo, i tempi di erogazione degli aiuti devono essere rapidi con un interlocutore istituzionale unico per le imprese.
Bruno (Alleanza Cooperative)ha “fotografato” la situazione del cosiddetto Terzo Settore attraverso una considerazione preliminare: è impensabile programmare la ripresa produttiva, sia pure graduale, senza il welfare, senza i servizi socio-assistenziali agli anziani, per l’infanzia e le donne che lavorano, si rischia di acuire gli effetti della crisi. Per questa ragione la cooperazione sociale ha un doppio compito da svolgere con la responsabilità sociale che l’ha da sempre contraddistinta come imprenditoria che guarda alla società nel suo complesso e al benessere dei suoi soci cooperatori e dipendenti. Chiamando in causa Regione e Sviluppo Basilicata anche Bruno ha insistito sul maggiore raccordo con il mondo delle imprese. Il Dipartimento Attività Produttive della Regione ha istituito una task force che si occupa dei problemi dell’apparato produttivo. È un’iniziativa positiva, diventi adesso – ha detto – uno strumento di concertazione, confronto ed elaborazione di idee, proposte, progetti, programmi.
Corona (Confindustria) ha evidenziato l’emergenza liquidità che tocca direttamente tutte le imprese, piccole, medie e più grandi. I titolari si chiedono e ci chiedono quanti mesi dovranno aspettare per ottenere i prestiti di cui si parla nelle misure che secondo una stima di Confindustria sono almeno quattro e non soddisferanno tutta la domanda. Non si sottovaluti – ha detto – che la crisi è più forte al Nord ma come evidenzia il Report della Svimez, il Sud per il gap con il Nord ha più difficoltà. Ci spaventa la burocrazia farraginosa che in tempi normali incide negativamente sulle imprese e che adesso è ancora più pericolosa. Esempi: il bonus di 600 euro per gli autonomi “incagliato dal sistema informatico Inps”, la questione delle garanzie bancarie, ecc…. Confindustria – ha aggiunto – sta svolgendo un ruolo di assistenza e consulenza in vista della fase due per la riapertura delle attività secondo i codici Ateco.
Proposte. Tra quelle operative, l’istituzione di un gruppo di lavoro che si occupi di monitorare costantemente la situazione economica e sociale, lo stato di attuazione di norme e aiuti nazionali e regionali (è in calendario un secondo webinar); la definizione di un progetto di filiera in Basilicata per mettere “al sicuro” in modo strutturale nel tempo la produzione di materiali e strumenti di prevenzione e di sicurezza personale (non solo mascherine, tute, guanti, visiere, strumentazioni ma anche procedure di risk management) un piano per riorganizzare le produzioni, a partire dal Polo della corsetteria di Lavello e dal fondo nazionale che favorisce la riconversione di impianti; un raccordo con il sistema bancario e dei Consorzi di Garanzia per snellire procedure e tempi.
Michele Cataldi (Sanità Futura): siamo partiti dalla situazione delle strutture sanitarie private accreditate (una sessantina di piccole imprese che danno lavoro a più di 600 persone) ferme nella loro attività da oltre un mese e quindi con un volume di prestazioni prossimo allo zero. E’ evidente che non possiamo resistere a lungo e c’è bisogno di riprendere le nostre attività anche per dare il nostro contributo di contrasto al coronavirus e a tutti i lucani affetti da altre patologie che necessitano di cure. Pensiamo ai cardiopatici, ai diabetici, a malati cronici, agli ipertesi, ecc… Il nostro è un contributo su entrambi i versanti: emergenza sanitaria che è destinata a durare ancora a lungo, nessuno si faccia illusioni, e emergenza economica. Mettiamo in guardia: non facciamo come chi pensa che basti chiudere la porta per bloccare l’uragano e non sottovalutiamo il fattore tempo per la liquidità e per la indispensabile riorganizzazione che aiuti imprese e cittadini, il fattore tempo non è affatto secondario.