Angelo Andriulli, Primario emerito Gastroenterologia Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo
e autore del report sullo stato di salute della sanità lucana per conto del Circolo culturale La Scaletta ha inviato una nota sulla situazione sanitaria regionale che contiene un appello ai medici in quiescenza a rispondere alla chiamata dell’Asm per contribuire a dare soluzione, nell’immediato, alla carenza di personale sanitario negli ospedali lucani.
Di seguito la nota integrale di Angelo Andriulli.
Riflessioni sulla crisi del sistema sanitario regionale
La carenza di professionisti del settore della sanità che sta rallentando, e in alcuni settori paralizzando, l’attività dell’ospedale Madonna delle Grazie di Matera, può essere superata solo se, con senso di responsabilità, chi può contribuire alla soluzione del problema decide di fare la sua parte.
Per curare i mali del sistema sanitario regionale servono proposte e soluzioni ma servono anche esempi.
E’ per questo motivo che, da medico ospedaliero in quiescenza, ho deciso di rispondere alla chiamata del direttore generale dell’Asm, e di mettere la mia esperienza al servizio dell’ospedale Madonna delle Grazie ed è sempre per questo motivo che invito i miei colleghi a fare altrettanto per dare una risposta alla domanda di salute che viene dai nostri concittadini.
Dalle parole della Dg dell’Asm ho appreso con stupore che solo quattro di noi hanno risposto all’appello e credo che sia sbagliato non averlo fatto, pur comprendendo le motivazioni di quanti hanno ritenuto di non prendere in considerazione questa possibilità
Da professionisti della sanità sappiamo benissimo che i problemi che stiamo affrontando sono complessi e vengono da lontano: da decenni di mancati investimenti da parte dei governi e di gestioni poco lungimiranti delle azienda sanitarie da parte di chi avrebbe dovuto provvedere ad evitare che gli ospedali restassero senza medici e senza infermieri.
La situazione attuale è però difficilmente risolvibile in tempi brevi se non con l’aiuto di chi può fare qualcosa. E noi medici possiamo fare qualcosa per fronteggiare l’emergenza.
E’ evidente che al senso di responsabilità di chi decide di tornare in corsia, deve corrispondere l’assunzione di precisi impegni da parte della politica e della direzione aziendale a mettere in campo misure strutturali per superare la fase critica.
La proposta di investire nei giovani laureati lucani per consentire loro di conseguire la specializzazione, pagando la loro iscrizione in sovrannumero nei policlinici universitari italiani, e di chiedere in cambio di prestare servizio nei nostri ospedali per un periodo non inferiore a cinque anni, una volta ultimato il percorso di formazione, possa essere un modo altrettanto efficace rispetto allo svolgimento dei concorsi per porre rimedio alla carenza di medici nei reparti.
Io voglio credere che gli impegni presi verranno rispettati e credo che, nell’attesa di valutare quello che accadrà, non si possa restare a guardare o a denunciare senza intervenire.
Faccio appello a tutti: mettiamoci al lavoro insieme per risollevare l’ospedale di Matera. Mettiamoci al servizio della nostra comunità e superiamo scetticismi e divisioni. Proviamoci.