Filippo Massaro, Csail-Indignati Lucani attacca l’assessore regionale alla Sanità Attilio Martorano sulla vicenda che riguarda l’ospedale di Villa d’Agri. Di seguito la nota integrale.
Csail-Indignati Lucani: “Altra sberla ai cittadini della Val d’Agri”.
L’Assessore alla Sanità Attilio Martorano si è rimangiato l’impegno: il punto nascita nell’ospedale di Villa d’Agri chiuderà a breve come risulta da un provvedimento che lo stesso assessore ha portato in Giunta pochi giorni fa. Altro che obiettivo di ottenere una deroga dal Ministero della Salute. Tutte balle ! Come al solito sono stati presi in giro i cittadini svuotando l’ospedale di zona di un servizio essenziale. Le avvisaglie c’erano nei giorni scorsi con le notizie circolate sui pediatri che dovevano essere quattro, ma di fatto è accaduto che uno ha richiesto l’aspettativa, gli altre due, in mobilità e trasferimento, di conseguenza a operare un solo pediatra che dovrebbe accollarsi il carico lavorativo. Una situazione che, secondo le indiscrezioni «si sapeva già da tempo e che presto diventerà allarme, determinando condizioni che non potranno garantire un’adeguata assistenza ai pazienti». Di “tagliare” i punti nascita dove non si raggiungevano i 500 parti all’anno si parlava prima ancora che la scure del governo tecnico si affacciasse all’orizzonte. Le nascite sono diminuite per incapacità del Governo Regionale di non aver saputo dare il lavoro e frenare l’emigrazione a migliaia di giovani in cerca di lavoro.
Un anno e più è passato e in alcune strutture sanitarie, come Villa d’Agri, i parti sono rimasti esigui, i primari politici no.
Ancora non eravamo in regime di spending review ma già si parlava di riorganizzare la rete dei punti nascita dellla Regione Basilicata. Per la precisione la Regione stessa il 12 aprile del 2011 con delibera vara un piano che va in tale direzione. In soldoni: se non si raggiunge il numero di 500 parti all’anno bisogna intervenire. Il piano recepisce integralmente un Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, a sua volta frutto del “Patto per la Salute 2010-2012” del 3 dicembre 2009 “che prevede, tra l’altro, la imparziale riorganizzazione delle reti regionali di assistenza ospedaliera”. Prova, provata, che la “soppressione” del punto nascita valdagrino non è figlia della revisione della spesa, ma dell’insana decisione e dell’incapacità politica dell’Assessore Regionale poco amico di questo territorio.
La Regione Basilicata dal canto suo censisce il numero dei parti presso i sei punti nascita lucani e fra gli “Obiettivi del progetto” prevede la “Razionalizzazione/riduzione progressiva dei punti nascita della Regione Basilicata con numero di parti inferiore a 1000/anno, prevedendo l’abbinamento per pari complessità di attività delle Unità operative ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche/pediatriche, riconducendo a due i precedenti tre livelli assistenziali” in questo, pedissequamente riprendendo quanto previsto dall’Accordo nazionale (vedi le “Misure di politica sanitaria e di accreditamento” a pag. 3468 del B.U.R.B.). Di suo, la Regione, al Capitolo 5 “Il nuovo modello di ‘Rete dei Punti Nascita Regionale’” del piano, e più precisamente a pag. 3454 del B.U.R.B., stabilisce quanto segue: “Per i presidi di Policoro e Villa D’Agri, in considerazione di analoghe motivazioni espresse per i P.O. di Melfi e Lagonegro, benché al di sotto dei 500 parti/anno, dovranno entro il 2011, attraverso un piano di riorganizzazione, raggiungere l’obiettivo di almeno 500 parti anno. I Direttori Generali delle Aziende Sanitarie provvederanno alla chiusura dei punti nascita che non raggiungeranno l’obiettivo stabilito, pur conservando l’appartenenza al percorso nascita.”
Per rimanere vivi bisogna raggiungere almeno i 500 parti all’anno. E qua vengono le dolenti note. Per quel che concerne Villa d’Agri, il 2011 passa, i sei mesi di proroga standard per l’attuazione pure, ed il “piano di riorganizzazione” previsto per mantenere “aperto” il punto nascita, non viene realizzato. Men che meno viene preso in considerazione di “abbinare le attività ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche/pediatriche”. Questo, avrebbe significato “tagliare” una delle due poltrone di primario, fra ostetricia/ginecologia e pediatria. Le cose dunque procedono come al solito. Ovvero si lascia trascorrere il tempo prezioso senza che il direttore sanitario trovi il coraggio di tagliare, accorpare le due unità operative. Non solo non si pensa minimamente alla riorganizzazione ma a dar manforte vengono messe in atto vere e proprie campagne contro la “chiusura dell’ospedale” del “punto nascita” prospettando scenari apocalittici per le partorienti. Va però detto che a fronte di una riorganizzazione del “punto nascita” valdagrino che lo vedrà assumere una funzione non più centrale nel parto ospedaliero, le gestanti valdagrine non rimarranno prive di assistenza: è prevista, infatti, l’attivazione di una rete di consultori familiari (e vorremmo suggerire, di attivarli su base comunale, utilizzando le risorse umane già nell’organico dei competenti, e riorganizzati, reparti dell’Ospedale di Villa d’Agri) e della rete di trasporto assistito materno (STAM) e neonatale d’urgenza (STEN).
Si giunge, il 14 giugno ad una “Conferenza dei Sindaci” presso l’ex Comunità Montana di Villa d’Agri, che, convocata sulla carta per discutere della vicenda del punto nascita “ed altre problematiche dell’ospedale”, finisce col giungere al solo risultato, di dare mandato all’Assessore alla Sanità della Regione Basilicata, Martorano, di chiedere una proroga “di sei mesi / un anno” per il “punto nascita” valdagrino. Non si sa la proroga sia arrivata. Intanto il 13 luglio scorso il consiglio comunale di Tramutola ha votato una “mozione a difesa del punto nascita dell’Ospedale di Villa d’Agri”. Non si sa se la “proroga” sia arrivata (di certo non è stata data alcuna comunicazione ufficiale e, nella seduta del 13 luglio 2012, il Consiglio Comunale di Tramutola ha votato una “mozione a difesa del punto nascita dell’Ospedale di Villa d’Agri”, il che lascia intendere, che la sospirata “proroga” non sia arrivata); fatto sta che il sopra citato disposto della D.G.R. n. 499/2011, “I Direttori Generali delle Aziende Sanitarie provvederanno alla chiusura dei punti nascita che non raggiungeranno l’obiettivo stabilito”, lascia ben pochi dubbi: se dall’1 luglio 2012 il “punto nascita” di Villa d’Agri, pur in assenza di proroga, continua ad operare, ciò dà luogo ad una ben individuata responsabilità personale, amministrativa e per danno erariale.
“- Intanto ne è nata una petizione popolare con cui si chiede all’allora Ministro della Sanità, Renato Balduzzi, di prendere atto del fatto che il “punto nascita” valdagrino non soddisfa più le condizioni per continuare ad operare; di attivare prontamente le misure sostitutive della rete dei consultori familiari e di quella di trasporto assistito STAM/STEN tramite ambulanza, previste dal piano regionale di cui alla D.G.R. n. 499/2011; di utilizzare, in tutto o in parte, le economie derivanti dalla soppressione del “punto nascita” per attivare, presso l’Ospedale di Villa d’Agri, servizi di prevenzione oncologica e di assistenza geriatrica; ed in subordine, di nominare una Commissione d’inchiesta ministeriale che appuri perché non è stato realizzato il previsto “abbinamento per pari complessità di attività delle U.U.O.O. ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche/pediatriche, riconducendo a due i precedenti tre livelli assistenziali”, e di relazionare in merito alle reali criticità e disfunzioni, e relative responsabilità politiche, dell’Ospedale di Villa d’Agri. Già sappiano che finirà solitamente a “tarallucci e vino”