“Non c’è giorno che non si registrano disagi, tempi d’attesa enormi provocati all’utenza che quotidianamente affolla gli sportelli del Cup all’ospedale di Policoro. Su tutto, non và abbassata la guardia su quanto possa anche accadere ai 56 dipendenti. L’Ugl chiede attenzione sui dipendenti, garantiscono il funzionamento e prestazioni, pur essendo sottopagati”.
Lo dice il segretario provinciale dell’Ugl Matera, Pino Giordano il quale ha potuto personalmente costatare agli sportelli Cup come sono ad oggi organizzati.
“Il tutto è il fallimento dell’intesa raggiunta nel mese di febbraio 2016, attraverso la mediazione della Regione, sulla vertenza dei 56 lavoratori del Cup dell’Asm, che ha portato la riduzione del 25% dell’orario di lavoro per ciascun lavoratore, non dando nessun risultato sperato dall’utenza e dagli addetti ai delicati servizi”. Per il sindacalista, “nonostante l’inadeguatezza del numero di addetti al Cup a Policoro, i sottopagati, ‘scoppiano’: essi tentano con grande senso di abnegazione e responsabilità di garantire i servizi. In uno scenario di riduzione dei costi e del numero delle ore di lavoro imposti dalla normativa nazionale sui tagli e i risparmi, non basta aver salvaguardato i posti di lavoro peraltro sempre precari. Se per l’azienda gestore del Cup il 2016 è andato bene, il 2017 tutt’altro ci lascia che tranquilli sia per le sorti dei dipendenti che per le esigenze dei cittadini. L’Ugl – conclude il segretario, Giordano – rimarca che in generale le gare per le cooperative vengono solitamente vinte talmente al ribasso indifferenti dai disagi che si possano in futuro creare. Ma a queste condizioni tutto è facile sulle spalle dei lavoratori. Vorremmo capire meglio cosa sta accadendo, parliamo di un servizio di milioni di euro, espletato con impegno minimo in termini di ore delle lavoratrici e lavoratori. Il CUP, centro unico di prenotazione, nasce con l’obiettivo di stabilire un rapporto più semplice e diretto fra i cittadini e la sanità ma, per l’Ugl ciò non sembra avvenire e non vorremmo che a pagare fossero sempre i lavoratori, anello più debole della società che in questi casi sembrano essere i cattivi verso gli utenti”.