“Il fenomeno della cosiddetta saturazione impropria delle liste per esami diagnostici e medici con priorità alta, oltre ad implicazioni che chiamano in causa direttamente i medici di famiglia, è solo uno degli aspetti del cattivo funzionamento del CUP (Centro Unico Prenotazione) che il 16 gennaio scorso come Sanità Futura e Federlab (ci risulta che lo stesso abbiano fatto ANISAP e Federbiologi) abbiamo nuovamente segnalato all’Assessore Martorano e ai direttori generali dell’Asp Marra e dell’Asm Maglietta, in riscontro ad una lettera-ultimatum che ci imponeva di consegnare “a scatola chiusa” le agende delle nostre strutture”. Lo riferisce Michele Cataldi, presidente di Sanità Futura, ribadendo “la ormai acclarata disponibilità delle Associazioni della sanità privata accredita al SSR a favorire, in generale, ogni innovazione all’interno del Servizio Sanitario Regionale e, nel caso di specie, a rendere possibile l’inserimento dei CEA all’interno della procedura telematica CUP, come del resto evidenziato, anche di recente, nei numerosi e defatiganti incontri consumati presso il Dipartimento, onde definire l’ambito di applicazione della procedura ed il livello di coinvolgimento degli operatori e delle strutture. Giova, altresì, ricordare che l’ultimo incontro (novembre 2012) si era concluso in maniera condivisa, individuando l’unanime necessità di un protocollo d’intesa tra la Regione e le Associazioni di Categoria, quale unico strumento ritenuto funzionale ad adempiere agli obblighi contrattuali in essere in materia di debito informativo.
L’inserimento delle nostre strutture nel CUP regionale – evidenzia Cataldi – costituisce per noi una funzione che finalmente assegna un senso al fatto che lavoriamo in nome e per conto del Servizio Sanitario Regionale, un senso fortemente simbolico verso quella equiparazione che la legge ci attribuisce ma che la realtà fin qui ci ha negato. E sebbene questa funzione aggravi le già pesanti incombenze organizzative e va oltre la mera erogazione delle prestazioni sanitarie verso i pazienti per cui siamo remunerati con un tariffario del 1996, siamo disponibili a farcene carico a patto che la piattaforma CUP funzioni sul serio e non si riveli invece un miraggio o una trappola mortale. Nel corso dell’ultimo incontro abbiamo segnalato all’Assessore, in via sintetica, quello che normalmente un servizio ICT dovrebbe assicurare in casi come questo:
1. che risponda in modo efficace alle procedure di cui si vorrebbe occupare migliorandone le performance;
2. che sia collaudato nel suo funzionamento;
3. che sia aperto al miglioramento e al dialogo con altri servizi ICT;
4. che sia flessibile rispetto alle necessità degli utilizzatori (quelle generali e non particolari);
5. che offra opportune garanzie di sicurezza contro i rischi di disastro e perdita di dati, di intrusione, di errori e blocchi di sistema, di danni a terzi.
A questo proposito abbiamo potuto registrare, va detto, un apprezzabile suo interesse verso le nostre osservazioni e le nostre proposte e sulla necessità di accogliere modifiche alla piattaforma CUP, è risultato anche evidente però il bisogno di scelte concrete la cui responsabilità deve essere necessariamente di tipo politico e soprattutto di impegni precisi e contrattualmente rilevanti.
I punti di criticità già da noi sottoposti – continua Cataldi – meritano un adeguato e pronto recepimento; si tratta di questioni non certamente irrilevanti al fine di consentire alle Aziende Sanitarie di raggiungere, nell’ambito del Piano Attuativo regionale per il contenimento delle liste di attesa, l’obiettivo di ridurre, se non superare con gradualità, i tempi di attesa e sicuramente superare il fenomeno della saturazione impropria delle liste per le priorità.
Per questa ragione, il prodotto software progettato e sviluppato per la Regione da un’azienda di settore, sperabilmente interessata a migliorarlo, deve consentire alle strutture pubbliche e private di integrarsi tra loro attraverso la rete territoriale esistente così da permettere la piena accessibilità di tutti i servizi, superando scelte già fatte che non possono definirsi semplicemente tecniche, in modo da evitare “passi falsi” in danno di strutture ed utenti.
Tuttavia, a distanza di alcuni mesi – afferma il presidente di Sanità Futura – constatiamo con rammarico come il Dipartimento sia venuto meno, ancora una volta, ad un appuntamento di confronto sul merito con le Associazioni, incurante dell’atteggiamento disponibile e collaborativo manifestato e, soprattutto, del contributo competente, approfondito e valido alla risoluzione delle criticità evidenziate. Pure comprendendo le esigenze contingentate dal fatto di essere ad inizio anno, francamente ci sorprende il tono imperativo delle note inviateci e dell’approccio alla materia, che resta, soprattutto per gli aspetti applicativi, di natura partecipata.