Decreto Rilancio, Uil Fpl: “Il pasticcio dei premi al personale sanitario. Regione Basilicata destini ulteriori risorse alle Aziende Sanitarie”. Di seguito la nota integrale.
Sono passati oramai già dieci giorni, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Dl 34 del 19 maggio, avvenuta ben sei giorni dopo la deliberazione del Consiglio dei ministri, all’interno del quale si è potuto sciogliere il giallo sui “premi” al personale sanitario contenuti nel decreto “Rilancio”. Il ritardo della pubblicazione, apparentemente inspiegabile, è stato dovuto alla complessità del testo e ai numerosissimi interessi, sottesi a un decreto di 266 articoli che hanno evidentemente reso necessari continui aggiornamenti e ripensamenti: basterebbe ricordare la regolarizzazione dei migranti, i soldi per Fiat e Alitalia, gli innumerevoli interventi a fondo perduto. Un altro aspetto del ritardo, decisamente più ufficiale, è quello della bollinatura e dell’espunzione delle norme senza copertura. Bisogna dire che queste motivazioni appaiono piuttosto surreali perché nel contesto di un provvedimento che prevede ben 55 mld di euro, in pratica inesistenti e tutti in debito, eliminare una norma in quanto priva di copertura non si sa se sia più pretestuoso o ridicolo. È quello che è successo ufficiosamente ai premi da destinare al personale sanitario. Si ricorderà come ogni giorno di fatto cambiava lo scenario passando da una cifra ad un’altra o sparendo del tutto la norma. A parere della scrivente, il Governo ha optato per il testo finale poiché molte Regioni avevano già sottoscritto accordi sindacali per erogare,in varie forme e condizioni premi al personale. Il Governo potrebbe aver inteso fornire un avallo normativo a quanto già avvenuto e ha costruito una norma cornice generale “aperta”, abbastanza indefinita che ratifica situazioni già consolidate. Nel Decreto Rilancio non vengono indicate cifre, non si delimita il personale destinatario, non si prevede alcun benefit fiscale ma, soprattutto, non risulta che l’eventuale raddoppio delle risorse da parte delle regioni sia esigibile obbligatoriamente. In termini tecnici, nel punto le modifiche consistono che i 250 mln di cui all’art. 1, comma 1, della legge, 27/2020 ,vengono aumentati di ulteriori 190 ml e non vengono più destinati soltanto a pagare il lavoro straordinario, ma sono ora da “destinare prioritariamente alla remunerazione delle prestazioni correlate alle particolari condizioni di lavoro del personale dipendente”.Soprattutto, in virtù di quell’avverbio “prioritariamente”, gli importi che eventualmente residuano possono andare nei fondi incentivanti sia del comparto che della dirigenza sanitaria. In tal modo, almeno, assume un senso logico la rubrica del citato art. 1 che parla di “incentivi”. Il dubbio attuale che ci viene è che dopo aver pagato tutto il dovuto come condizioni di lavoro potrebbero non avanzare soldi per i premi, ma, soprattutto, utilizzarli per altri scopi. Un’ulteriore modifica è quella che le Regioni possano aumentare con risorse proprie, fino al doppio gli importi a loro spettanti secondo la tabella ministeriale, fermo restando l’obbligo dell’equilibrio finanziario. La disposizione è piuttosto inconsistente perché nessuno mai in precedenza con il Cura Italia, impediva ad una Regione di utilizzare proprie risorse finanziarie, come effettivamente molte hanno già fatto tranne la nostra che ad oggi ha utilizzato solo risorse del Cura Italia.Pertanto, dopo tutte queste precisazioni, ci attendiamo che la Regione Basilicata non accumuli ulteriori ritardi e che, soprattutto,la Giunta Regionale faccia in fretta ad approvare la Delibera,inserendo queste ulteriori risorse che potrebbero essere indispensabili non solo per la ripartenza delle strutture sanitarie, in quanto si possono prevedere ulteriori assunzioni di personale, ma, soprattutto, utilizzarle per rimpinguare la quota degli incentivi al personale che attendono il beneficio da mesi.