Il gastroenterologo materano Nicola D’Imperio si inserisce nel dibattito avviato per l’istituzione della facoltà di medicina all’Unibas e condivide la posizione di Antonio Papaleo, coordinatore del Movimento culturale “Lavoro e Sviluppo per la Basilicata” rispetto alla risposta inviata al Circolo Culturale La Scaletta, che aveva dichiarato in una nota la propria contrarietà per l’istituzione della facoltà di Medicina in Basilicata. Di seguito la nota integrale.
Sono d’accordo con Antonio Papaleo, Coordinatore del Movimento culturale “Lavoro e Sviluppo per la Basilicata” nella sua risposta al Circolo Culturale La Scaletta contrario all’istituzione di una facoltà di Medicina a Potenza, proposta e voluta dal suddetto Movimento culturale.
Chi scrive, materano, poi bolognese per 47 anni, poi recentemente di nuovo materano,è un medico che gli aspetti normativi relativi alla medicina li conosce bene: ha diretto alcuni reparti medici in Emilia Romagna (Bologna, Forlì), ha presieduto alcune società scientifiche nazionali, ha insegnato in alcune scuole di specialità mediche di università italiane. Chi scrive conosce bene anche il circolo culturale La Scaletta in quanto è stato, vicepresidente del circolo, ha scritto il libro sulla sua storia (pubblicato ad aprile del 2019) e, a dicembre 2019, si è dimesso dalla carica di Presidente che avrebbe dovuto sostenere per gli anni 2020 e 2021.
Io sono nettamente favorevole alla istituzione di una facoltà di medicina in Basilicata, fortemente voluta dal compianto Olivieri di cui io ero amico (come è noto anche lui, come me, proveniente dalla scuola medica di Bologna), non solo, ma la ritengo un’opportunità e ne spiego le ragioni.
-E’ vero, la Sanità di questa Regione non brilla; c’è ancora un forte indice di immigrazione sanitaria verso il Nord e la vicina Puglia; gli ospedali, in particolare quello di Matera, vivono una costante precarietà giornaliera; la medicina territoriale è fatiscente; la cultura medica è mediocre in quanto non esistono scuole di medicina locale e le uniche fonti di apprendimento per il personale sanitario sono su base volontaristica.
Io sono sicuro che l’istituzione di una Facoltà di Medicina, con tutte le strutture e gli istituti specialistici satelliti necessari al suo funzionamento, con le inevitabili scuole mediche che sorgerebbero, con la naturale crescita culturale di tutta la classe medica,sarebbero uno stimolo enorme per lo sviluppo sanitario di questa Regione. Nelle città in cui c’è una realtà sanitaria universitaria anche le strutture pubbliche ospedaliere subiscono lo stimolo di una sana competizione e a volte, come nella realtà che io ho vissuto a Bologna, in alcuni settori primeggiano.
E’ verissimo che le facoltà di medicina costano molto più degli altri corsi di laurea, ma dobbiamo considerare che il Governo ha in programma investimenti massici sulla Salute in quanto l’emergenza sanitaria in corso ha fatto capire che la politica di tagli perseguita in particolare negli ultimi decenni è stata perdente, i fondi sono già stati stanziati dalla CE. Gli investimenti dovrebbero farsi proprio là dove la sanità è più carente, oppure vogliamo, ancora una volta, non presentare alcun progetto e quindi rinunciare a migliorare la sanità regionale?
L’obiettivo deve essere quello di creare una facoltà di medicina che sia un polo d’eccellenza sanitaria nel sud d’Italia. Non è difficile fare un polo di eccellenza, basta averne la volontà, basta investire il denaro nella maniera giusta e trasparente, chiamare i medici bravi e capaci non solo professionalmente ma anche di insegnare e dirigere, ci sono altre realtà che l’hanno già fatto; l’ospedale Casa Sollievo dalla Sofferenza di San Giovanni Rotondo, che ha chiamato i migliori professionisti del Gemelli di Roma ma anche da Milano, Bologna, Verona, o l’ospedale Cotugno di Napoli che ha chiamato i migliori professionisti locali e dal territorio nazionale, o, senza andare molto lontano, basta guardare al centro d’eccellenza che stava diventando l’ospedale di Matera dal momento della sua apertura, nel 2003, al 2010, quando è iniziata la sua decadenza.
Non va dimenticata inoltre la grave carenza di medici e di facoltà mediche in tutto il territorio nazionale, la carenza dei posti messi a disposizione per iscriversi alle facoltà mediche esistenti, (tanto che molti ragazzi vanno ad iscriversi nei paesi dell’Est della CE) e la carenza dei posti per l’iscrizione alle scuole di specializzazione. Carenze che il Governo e il MIUR ha promesso di colmare. E allora perché l’Università di Basilicata deve perdere tale occasione, mentre l’Università di Bologna, ad esempio, deve usufruirne? E’ vero alcune facoltà dell’Unibasoggi fanno fatica ad avere iscritti perché non c’è richiesta, ma di medici e di posti nelle facoltà di medicina c’è una grande richiesta e sono sicuro che una facoltà di medicina in Basilicata non sarebbe una cattedrale nel deserto.
Infine, ritengo che la nuova facoltà di medicina debba essere spalmata sia su Potenza che su Matera, per l’attrattività che ha ormai Matera in campo nazionale ed internazionale, perchè Matera sarebbe un polo d’attrazione per i vicini paesi della Puglia, per i loro ragazzi che intendono iscriversi alla facoltà, per i professori della facoltà di medicina della vicina Bari, per i pazienti delle popolose cittadine pugliesi limitrofe con un bacino d’utenza di quasi 400.000 abitanti, come già avveniva quando l’ospedale di Matera stava diventando, solo qualche anno fa, un polo sanitario d’eccellenza. Tutto ciò ad una condizione: che sia salvaguardata la qualità, la professionalità e che si metta in disparte il clientelismo e il campanilismo che imperversano sia a Matera che a Potenza!
Questi sono i motivi per cui la proposta di una facoltà di medicina dell’Università di Basilicata sarebbe un’occasione da non perdere.
Nella fotogallery il gastroenterologo Nicola D’Imperio, Antonio Papaleo del Movimento culturale “Lavoro e Sviluppo per la Basilicata” e Paolo Emilio Stasi del Circolo La Scaletta