In una dichiarazione congiunta i farmacisti e i medici di famiglia, attraverso le loro rappresentanze sindacali (Federfarma e FIMMG) esprimono la loro netta contrarietà alla rimodulazione dei tickets
sui farmaci decisa dalla Regione Basilicata e che sarà in vigore da lunedì 1 luglio 2013. La delibera sulla rimodulazione, secondo le organizzazioni di categoria, è sbagliata nel metodo e nella sostanza.
L’introduzione di un cambiamento della normativa sui tickets farmaceutici avrebbe avuto bisogno di un maggior coinvolgimento (del tutto assente) delle categorie professionali su cui vengono scaricate dall’oggi al domani il peso di dover fronteggiare cittadini del tutto disorientati dall’introduzione delle nuove norme. Infatti lunedì mattina (notoriamente giorno di pieno caos negli studi medici e nelle farmacie) il medico di famiglia e il farmacista dovranno spiegare al cittadino di
turno che l’esenzione ISEE, valida fino al giorno prima, ha perso la sua validità dopo che per due volte nel corso di questi anni essa è stata prorogata automaticamente dalla regione. Ma la cosa più grave e foriera di vere e proprie conflittualità fra medico, farmacista e cittadino sarà spiegare all’incauto cittadino che è compito suo dichiarare se il suo reddito familiare è inferiore o superiore alla fatidica soglia di € 8.263,31 incrementato poi a seconda della composizione del proprio nucleo familiare.
Ma i decisori politici hanno cognizione del grado di alfabetizzazione fiscale dei nostri concittadini?
Se una buona fetta di popolazione ha ad esempio smarrito completamente le vecchie esenzioni ISEE (e finora siamo andati avanti perché registrate sui computer dei medici), se la maggior parte dei cittadini non presentano più la dichiarazione dei redditi (in quanto la loro unica fonte di reddito
è la pensione), se anche i modelli 201 rilasciati dall’INPS vengono accantonati e dimenticati dai cittadini, come si può pretendere che da lunedì tutti i cittadini siano in grado di autocertificare il
proprio reddito?
Ma la lettura più meditata dei provvedimenti induce altre e più gravi riflessioni.
Con la rimodulazione dei tickets sparisce infatti la categoria ISA, quella che fino ad oggi includeva i cittadini con un’ISEE inferiore a 14.000 euro, che non pagava alcun ticket. Da domani tutti i
cittadini (eccetto quelli con patologia cronica, con malattie rare, invalidi civili, invalidi per cause di servizio o per infortuni su lavoro, le donne in gravidanza, le vittime di guerra) dovranno pagare un
ticket che sarà di € 1,00 a ricetta fino a 8.263,31 e di € 2,0 0 a ricetta sopra gli 8.263,31
compresi i disoccupati, i cassa-integrati e persino i cittadini che rientrano nel progetto COPES (cioè il programma regionale di contrasto delle condizioni di povertà e di esclusione sociale) !!!!!
Questo provvedimento regionale, non condiviso, è stato indotto dalla necessità da parte regionale di giustificare l’abolizione del superticket sulla specialistica
ambulatoriale. In pratica l’abolizione del ticket sulla specialistica (visite specialistiche, esami di laboratorio, radiografie, ecografie, tac, risonanze magnetiche ect) doveva necessariamente essere
compensato da altre entrate. La Regione ha pensato bene di beneficiare una fetta di popolazione che sia pur vasta è sicuramente inferiore alla platea di cittadini che da
lunedì dovranno sborsare minimo 1 euro per ricetta. In pratica per tutelare un diritto alla salute, cioè quello di ricorrere agli accertamenti specialistici(senza aggravi eccessivi)
, che sia pur importante rimane una necessità di pochi, si è scelto di penalizzare il ricorso ad un bene fondamentale quale è il farmaco, che sicuramente è una necessità di molti.
Ai cittadini e alle loro rappresentanze di tutela il compito di far sentire la propria voce, noi (farmacisti e medici) purtroppo finora non siamo riusciti a far comprendere la gravità di
misure inefficaci, inappropriate e pericolose (queste sì) per il loro bene più prezioso: la salute.
“Non credo proprio che la risposta burocratica dell’assessore Martorano, in stretto stile tecnocrate che lo ha contraddistinto in tutti questi anni nella direzione politica alla Sanità, domani primo luglio possa evitare disagi ai cittadini che dovranno munirsi di ricetta dal medico di famiglia e poi andare in farmacia a comprare le medicine prescritte”. A sostenerlo è il capogruppo del Pdl in Consiglio Regionale Michele Napoli che aggiunge: “avevo messo in guardia l’Assessore e il suo Dipartimento a non sottovalutare la volontà manifestata dalla Federazione Italiana Medici di Famiglia di sottrarsi all’adempimento imposto dalla Giunta, con deliberazione dell’11 giugno scorso (in vigore appunto da domani), che vorrebbe far diventare i medici esattori-funzionari del fisco. All’organizzazione sindacale dei medici si è aggiunta quella dei farmacisti (Federfarma) anch’essa sulla stessa posizione. E così, dopo aver impiegato ben 19 mesi dall’impegno assunto solennemente in Consiglio Regionale dall’ assessore alla Sanità e dalla maggioranza di centrosinistra di rimodulazione dei ticket più cari d’Italia (al pari di Lombardia e Piemonte), si è voluto compiere l’ennesimo pasticcio senza consultare i diretti interessati del provvedimento, vale a dire medici e farmacisti e senza tener conto della loro posizione contraria. Per l’Assessore – aggiunge Napoli – è sufficiente predisporre deliberazioni da far approvare in Giunta, come è accaduto per il secondo “fronte caldo” della sanità lucana, quello delle strutture sanitarie private accreditate, associate ad Anisap e Federbiologi, costrette a proclamare lo stato di agitazione contro un altro provvedimento assunto senza alcuna consultazione (il nuovo tariffario sulla specialistica ambulatoriale) e che potrebbe sfociare nella chiusura dei laboratori di analisi. Siamo di fronte ad atti che continuano, purtroppo, a colpire il diritto alla salute dei cittadini, specie delle fasce più deboli e a complicare non di poco l’attività degli operatori del nostro sistema sanitario, pubblico e privato. Mentre tutte le Regioni italiane sia quelle costrette a mantenere in vigore i ticket perché hanno i conti della sanità in rosso che quelle che invece, come la Basilicata, hanno ripianato con proprie risorse finanziarie i deficit del sistema sanitario regionale (da noi circa 40 milioni di euro solo per il 2011), hanno definito, da tempo, un regolamento chiaro e semplice in materia di esenzione e di fasce di reddito sulle quali è stata determinata la compartecipazione dei cittadini alle spesa, la nostra Regione continua a “pasticciare”. Come se non bastasse il braccio di ferro con il Ministero all’Economia sul criterio prescelto dalla Giunta Regionale, l’ISEE invece dell’Irpef, che ha causato un ritardo di mesi, pagato dai cittadini attraverso 5 milioni di euro in più di quanto richiesto dal Governo nazionale per la farmaceutica e 7 milioni di euro in più per la specialistica ambulatoriale, secondo il report del Sole 24 Ore, adesso – dice Napoli – si continua con un sistema che è destinato a produrre disagi ai medici di famiglia, ai farmacisti, ai titolari di laboratori diagnostici e direttamente agli assistiti. Se l’Assessore e la Giunta non hanno voluto sentirci, almeno ascoltino la sollecitazione (identica alla nostra) dei pensionati della Cisl: abolire del tutto il ticket non è un’impresa impossibile, basta tagliare sprechi e spese inutili che si annidano nelle Aziende Sanitarie e negli ospedali”.
2013 ha stabilito che per l’acquisto dei farmaci con prescrizione medica, non si terrà più conto dell’Isee ma del modello unico di reddito. Per cui chi dichiara fino a 8.263,31 pagherà un euro su ogni ricetta, per chi invece ha un reddito che supera tale soglia scatta il pagamento di 2 euro a ricetta. Nessuna differenza, dunque tra chi dichiara un reddito di poco più di 8mila euro e chi invece dichiara 100mila euro. Ci chiediamo quale principio ispiri il De Filippo & co quando si prendono decisioni che vanno ad incidere sulla vita dei cittadini in modo così netto. Di sicuro i principi ispiratori non sono né intelligenti, né equi, ma totalmente penalizzanti per chi a fine mese ci arriva a stento. Questo assunto dalla Giunta regionale ci sembra un provvedimento diretto a tutelare pochi fortunati. I redditi alti si sa da noi sono rari. Per il resto si pensa ancora una volta di fare business mettendo le mani in tasca ai cittadini, in un settore, la salute, che in Basilicata da diritto costituzionalmente garantito diviene un modo per far quadrare i conti sgangherati delle casse regionali.
se dovessi trovare un politico davanti a me in farmacia che non paghi le sue medicine lo sputtanerò davanti a tutti
I consiglieri regionali summenzionati dovrebbero indignarsi di ciò che gli viene pagato dalla Regione a fine mese che è la vera causa di questa “caccia ai soldi dei cittadini” da parte di uno stato non più in grado di garantire nemmeno i servizi essenziali come l’Assistenza SANITARIA.
P.S. MICHELE NAPOLI, ossia l’assessore che si indigna, è tra i 38 indagati nell’inchiesta “LARGHE SPESE” detta anche RIMBORSOPOLI.
Che schifo!!!!!!
http://www.ilquotidianoweb.it/news/cronache/712539/Regione-Basilicata–i-nomi-dei.html
https://www.sassilive.it/cronaca/politica/rimborsopoli-regione-basilicata-interrogati-otto-consiglieri-raggiunti-dal-divieto-di-dimora-interrogati-viti-mastrosimone-e-pagliuca-report-e-fotogallery-mastrosimone-risponde-a-volte-in-modo-co/