Sul tema della “fecondazione eterologa” ecco la dichiarazione del presidente Pittella.
Per la mia storia politica, ma anche per profonda convinzione personale, avvalorata dalla mia esperienza di medico, sono schierato dalla parte delle coppie – e ve ne sono molte anche lucane – che aspirano a poter usufruire della fecondazione eterologa senza sottoporsi, come avviene oggi, ai costosi viaggi della speranza all’estero. Una societa’ come la nostra, democraticamente fondata sulla libertà di coscienza, non può imporre scelte etiche che contrastino con una sacrosanta aspirazione alla genitorialita’ entro i confini consentiti dalla scienza moderna.
Naturalmente, sarebbe sbagliato, per le Regioni italiane, muoversi in ordine sparso. Per cui condivido pienamente la posizione espressa in queste ore dal presidente della Conferenza, Sergio Chiamparino: bisogna evitare un Paese a macchia di leopardo. E’ necessario invece che sulla questione vi sia prima un confronto tra tutte le Regioni. La fecondazione eterologa deve essere assolutamente garantita, ma occorre ampliarne l’accesso , sia economico che normativo, al servizio sanitario nazionale. Di qui la necessita di un confronto urgente con il Minìstero della Salute che, a quanto mi consta, e’ già stato messo in calendario per i primi giorni di settembre.
“La dichiarazione su facebook del Presidente Pittella perché la fecondazione eterologa sia assolutamente garantita, ampliandone l’accesso , sia economico che normativo, al servizio sanitario nazionale, trova la piena condivisione e l’incoraggiamento di Italia dei Valori perché non accada che le coppie lucane che intendono usufruire della fecondazione eterologa siano costrette a rivolgersi ai centri della Toscana (gli unici oggi disponibili) o all’estero” . E’ quanto sostiene il segretario regionale di Idv della Basilicata Maria Luisa Cantisani sottolineando che “l’impegno di Pittella annunciato con un confronto urgente con il Ministero della Salute già nei primi giorni di settembre consente alla Basilicata di uscire dalla lista delle regioni cosiddette “attendiste” rispetto ad altre che si sono dette già pronte a partire con norme transitorie. Non sfugga che la Basilicata è nel gruppo di Regioni con i conti sanitari in regola e può quindi fare in proprio senza attendere le decisioni del Ministero”.
Nel sottolineare che “la Corte Costituzionale ha demolito completamente la legge 40 e ha dato ragione a chi, come noi dell’Italia dei Valori, aveva più volte ripetuto che era una norma ideologica, illiberale e oscurantista”, Cantisani afferma che “compito dello Stato, a nostro avviso, non è quello di decidere al posto della coppia, ma vigilare attraverso attivi controlli, che tutto avvenga nella massima trasparenza, a tutela della salute fisica e psichica di chi decide di ricorrere alla fecondazione eterologa. Si tratta di questioni troppo “intime” per potere essere oggetto di una legge che si è dimostrata repressiva ed anche illogica, poiché contrasta con un’altra legge dello Stato, la 194, che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza e che da noi in Basilicata, purtroppo trova ancora troppi ostacoli di applicazione con tantissime donne costrette a rivolgersi a strutture extraregionali. Ma attenzione ad un altro aspetto: con l’alibi di questioni etiche-legislative si vorrebbe far quadrare i bilanci. Già ora, solo per l’omologa (senza cioè donatori esterni) i rimborsi si differenziano enormemente da regione a regione . In Toscana, ad esempio, fino a metà 2012 la Fivet era erogabile con un ticket di 36,15 euro (attualmente 500), in Lombardia si paga un ticket anche in questo caso minimo (36 euro circa), in Emilia Romagna il costo varia a seconda della fascia di reddito ma comunque rimane contenuto. In Puglia arriviamo anche a 1800 euro. Per questo è necessario che la fecondazione eterologa si faccia in tutt’ Italia, ma occorrono linee guida che evitino la “giungla dei ticket”.