“Chapeau alla Conferenza delle regioni presieduta da Sergio Chiamparino e al Governatore della Basilicata Marcello Pittella che hanno tenuto fede all’impegno assunto in tema di fecondazione eterogamica, nota col termine di “eterologa”. Da entrambi un esempio di tempismo, efficienza, civiltà, laicità e libertà in un settore in cui dal 2004 ha fatto da padrone il fanatismo religioso e un’etica di parte”. E’ quanto sostengono, in una dichiarazione congiunta, Antonio Palagiano, responsabile nazionale Laboratorio Sanità Italia dei Valori e Maria Luisa Cantisani, segretaria regionale IdV.
“Finalmente – aggiungono – l’Italia è ritornata ad essere un Paese normale nel campo dei diritti umani e in particolare nel diritto ad una riproduzione responsabile e consapevole. I nostri ragazzi e le nostre ragazze non dovranno più andare all’estero per poter avere un bambino che tarda ad arrivare. Avere un figlio non è solo un desiderio, come sostiene qualcuno, ma è un diritto individuale che nessuno può pensare di scalfire e quando madre natura non basta, ben venga la scienza. Le linee guida approvate dalla Conferenza delle regioni rappresentano un bell’esempio da seguire e un monito al Parlamento Italiano, pigro, lento e farraginoso. Adesso, di fatto, è chiaro che aspettare una legge serviva solo a prolungare i tempi di attuazione di quanto stabilito dalla Consulta. Dopo la Toscana, che ha fatto da apripista, si allarga dunque il fronte delle regioni che si stanno attrezzando per fornire ai propri residenti la possibilità di diventare genitori grazie anche al ricorso della fecondazione eterologa. Sarà la Basilicata, infatti, a predisporre uno schema affinché “la fecondazione eterologa sia inserita nei Livelli essenziali di assistenza e che per le donne fino a 43 anni il costo sia sostenuto dal sistema sanitario nazionale”. Un bel segnale che la sanità lucana non è fatta solo della vicenda Cardiochirurgia San Carlo di cui attendiamo con i risultati delle inchieste conseguenziali atti politici.
Palagiano e Cantisani evidenziano che Italia dei Valori ha da sempre lottato per l’abolizione della legge 40/2004, una legge oscurantista e crudele che regolamentava – a modo suo – la PMA in Italia. Compito dello Stato, a nostro avviso, non è quello di decidere al posto della coppia, ma vigilare attraverso attivi controlli, che tutto avvenga nella massima trasparenza, a tutela della salute fisica e psichica di chi decide di ricorrere alla fecondazione eterologa. Si tratta di questioni troppo “intime” per potere essere oggetto di una legge che si è dimostrata repressiva ed anche illogica, poiché contrasta con un’altra legge dello Stato, la 194, che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza e che da noi in Basilicata, purtroppo trova ancora troppi ostacoli di applicazione con tantissime donne costrette a rivolgersi a strutture extraregionali. Ma attenzione ad un altro aspetto: con l’alibi di questioni etiche-legislative si vorrebbe far quadrare i bilanci. Già ora, solo per l’omologa (senza cioè donatori esterni) i rimborsi si differenziano enormemente da regione a regione. In Toscana, ad esempio, fino a metà 2012 la Fivet era erogabile con un ticket di 36,15 euro (attualmente 500), in Lombardia si paga un ticket anche in questo caso minimo (36 euro circa), in Emilia Romagna il costo varia a seconda della fascia di reddito ma comunque rimane contenuto. In Puglia arriviamo anche a 1800 euro. Per questo è necessario che la fecondazione eterologa si faccia in tutt’ Italia, ma occorrono linee guida che evitino la “giungla dei ticket”.
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Set 06