A pochi giorni dall’8 marzo, prima che si avviino iniziative “celebrative”, c’è un aspetto specifico (poco osservato) che riguarda le imprese rosa che operano nel comparto sanità-assistenza sociale nel Paese (14.174 su un stock totale di 34.844) e che segnano il maggiore dinamismo di crescita di imprese femminili (più 3,6% in un anno): è il duplice beneficio che riguarda, in parti uguali, imprenditoria rosa e benessere-salute della donna. A sottolinearlo è la FeNASP (Federazione Nazionale Aziende Sanitarie Private) Basilicata.
Almeno due gli elementi di partenza: a causa della crisi economica sempre più donne si trovano costrette a risparmiare sulle cure e la prevenzione in favore della famiglia e dei figli; la medicina, fin dalle sue origini, ha avuto un’impostazione androcentrica al punto che gli studi condotti in ambito clinico sono sempre stati compiuti considerando quasi esclusivamente soggetti maschi e adattando successivamente i risultati alla donna, senza tuttavia valutare che la biologia femminile può influenzare, talvolta in modo determinante, lo sviluppo e la progressione delle malattie.
Dunque, se nel comparto benessere-sanità le donne imprenditrici di attività di cura, prevenzione, ecc. si avvicinano a passi da gigante alla parità (46,57% delle donne contro il 53,43% degli uomini) – evidenzia FeNASP – le donne hanno tutto da guadagnare.
L’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) con la collaborazione di Farmindustria e dell’Osservatorio sulla Salute nelle Regioni Italiane dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, di recente ha fotografato la situazione clinica-epidemiologica attuale evidenziando le esigenze dell’universo femminile in ambito sanitario-assistenziale. Lo studio, corredato da proposte operative, punta a sensibilizzare gli esperti in materia e rappresenta – a parere di FeNASP – una premessa per il ripensamento del Servizio Sanitario Nazionale in un’ottica di genere, per migliorare l’equità, l’accessibilità e la fruizione dei servizi.
Del resto, i dati sullo stato di salute della popolazione femminile contenuti nell’ultima indagine campionaria Istat sembrano manifestare un certo miglioramento, l’aspettativa di vita femminile alla nascita risulta aumentata, tuttavia non mancano ombre visto che la maggiore longevità non è sempre accompagnata da un pari miglioramento della qualità delle condizioni di vita. Dallo studio dell’Onda emerge che nei momenti di crisi il ruolo sociale della donna e’ quello che ne risente di più” spesso con conseguenze sulla propria salute. Le donne nei momenti di difficoltà sottraggono attenzione a loro stesse per focalizzarsi sul proprio ruolo sociale, ecco perché va sempre più rafforzata e indirizzata la medicina di ‘genere’. E come ricorda Farmindustria, nel mondo si contano più di 850 farmaci in sviluppo per malattie che colpiscono la popolazione femminile, mentre tra il 2006 e il 2010 in Italia si sono registrati 341 studi clinici che hanno coinvolto solo le donne. Molto, ma bisogna fare di più.
Tra i casi di imprese rosa nella sanità c’è quello della Fisioelle di Lavello, centro di fisioterapia e riabilitazione che di recente ha aperto una nuova sede con servizi innovativi e strumenti d’avanguardia. Il “caso”, nello specifico, riguarda due generazioni di donne, madre-titolare (Antonia Losacco) e figlia-responsabile organizzazione servizi, personale (Katiana Di Marco), che rappresentano direttamente l’impegno imprenditoriale al femminile, oltre al personale dipendente composto interamente da donne tutte specializzate per le proprie mansioni. Nella loro mission è racchiuso l’incontro fra arte e scienza: l’arte nel vedere con le mani e la scienza nel tracciare il loro percorso, per donare al corpo il giusto equilibrio, in un benefico processo di rigenerazione. Da oltre 30 anni di esperienza a servizio del paziente e delle sue esigenze, il centro opera per offrire la migliore risposta a chi vuole migliorare la propria salute e la qualità della vita in modo naturale e con tecniche non invasive. Il rapporto operatore-paziente è un valore imprescindibile per assicurare la giusta riuscita dei trattamenti, in un clima di reciproca fiducia basato sull’ascolto e sulla continuità terapeutica.
Tutto ciò – sottolinea FeNASP – tenuto conto che essere donna e scegliere una vita alla guida di un’impresa molto spesso è ancora “un’impresa”, ma sempre più donne ci credono e riescono a realizzare il loro sogno. A dispetto di una burocrazia giudicata troppo pesante, di un rapporto problematico con il credito, di pregiudizi e scetticismo ancora diffusi. Il segreto del successo? La convinzione di potercela fare, il forte desiderio di autonomia, l’attitudine ad andare incontro al cliente e accettare le sfide del mercato. C’è uno stile differente che emerge ed avanza ma che ancora non è un “modello”. L’identikit dell’imprenditrice è quello di una donna in cui persistono elementi contraddittori che però riescono a coesistere. La donna imprenditrice è ad un tempo convenzionale e statica ma anche innovativa e dinamica, tradizionale e conservatrice ma anche moderna ed esploratrice. Insomma, rispetto alle sue aspettative, esprime l’ambivalenza di chi si raffigura un po’ sospesa tra sogno e realtà.
Per le imprenditrici il successo è costituito da un mix di caratteristiche personali, la principale delle quali è capacità di assumersi responsabilità. Lo stile diverso nella gestione dell’impresa emerge soprattutto nel rapporto con i collaboratori. Nelle imprese femminili si delega più a donne di quanto non avvenga nelle imprese non femminili anche se, in assoluto, la delega delle funzioni va ancora prevalentemente ai collaboratori maschi.