Antonia Losacco, presidente ASPAT Basilicata (già FeNASP B.) su FKT-Riabilitazione minimale: Passare dal riconoscimento a “Parole ai fatti”.
Le parole usate dal Presidente Pittella in un incontro presso l’ospedale di Pescopagano, di riconoscimento delle funzioni strategiche del comparto della riabilitazione di alta specializzazione, anche per abbattere la mobilità passiva e quindi ridurre la spesa improduttiva della Regione a favore di strutture extraregionali, non possono che farci piacere perché danno dignità ad un settore sinora sottovalutato e penalizzato. Allo stesso modo, a prescindere dal programma di potenziamento del presidio di Pescopagano, ogni richiamo alla salute sul territorio conferma le nostre continue e pressanti sollecitazioni. Da anni auspichiamo una riorganizzazione della medicina territoriale, un riassetto necessario per evitare sacche di sprechi e di inappropriatezza, che preveda la presa in carico del paziente e valorizzi l’azione delle strutture ambulatoriali accreditate, deputate ad operare come fornitori di prestazioni e servizi. Così come si pensa ad una diversificazione della funzione degli ospedali si deve realizzare una diversificazione dell’attività del territorio. Il paziente ha bisogno di un riferimento unico, la realizzazione della cosiddetta presa in carico deve essere qualcosa di sistemico in una nuova logica di organizzazione moderna che non può più essere solo una sommatoria di prestazioni erogate.
La Regione Basilicata con l’adozione della LR n. 17/2011 prevedeva di rivedere le Linee Guida della Riabilitazione che risalgono al lontano 2004 e di conseguenza intendeva disciplinare l’attività di riabilitazione in linea con il nuovo “Piano di indirizzo per la riabilitazione 2011”così come previsto per legge.
Ma ad oggi abbiamo solo una presa d’atto.!
Da anni, assistiamo impotenti ad interventi e comportamenti che non solo non favoriscono l’integrazione pubblico-privato ma che continuano a mantenere in vita un modello vecchio e sciupone del comparto della riabilitazione.
La nostra parola d’ordine è: “spendere poco e curare meglio, non spendere poco e curare male”.
Riteniamo che tutto ovviamente deve funzionare con la garanzia dell’Istituzione Regionale in un rapporto improntato alla Correttezza, Legalità e Trasparenza.
Vogliamo una politica sanitaria degna di queste norme, che amministri con rigore i soldi nostri e di tutti i cittadini, per cui basta agli sprechi e alle inappropriatezze. Riprendiamo il richiamo dell’ AGENAS a non abbassare la guardia sulla moralizzazione, per garantire i LEA e di conseguenza il diritto alla salute sancito dalla Costituzione.
Per fare questo bisogna adeguare il budget al volume delle prestazioni, le prestazioni appropriate vanno pagate tutte in un sistema alla cui base vi sia vigilanza e giusto controllo.
Purtroppo i nostri politici hanno perso la capacità di ascoltare, requisito essenziale per migliorare un sistema complesso come quello della sanità.
Perché per ascoltare davvero è necessario uno sforzo reale al confronto vero!