Dopo l’attacco ai virologi e al sindaco di Arzachena per la stretta sulle discoteche all’aperto, il Coronavirus colpisce proprio il diretto interessato. Parliamo di Flavio Briatore e qualcuno potrebbe pensare ad una punizione “divina”: In realtà quando ci si trova di fronte ad eventi di questo genere c’è solo una cosa da fare: augurare una buona guarigione, al di là delle polemiche innescate sul tema. Una cosa è certa. Se Il virus non guarda in faccia a nessuno, belli e brutti, buoni o cattivi, poveri o ricchi e così anche Flavio Briatore è stato contagiato dal Covid-19. La buona notizia è che “Flavio Briatore è stabile e in buone condizioni”. Lo fa sapere lo staff dell’imprenditore ricoverato al San Raffaele di Milano per coronavirus. Briatore è arrivato nell’istituto di via Olgettina ieri con sintomi di polmonite ed è stato sottoposto ad accertamenti nel reparto solventi. Il tampone rapido a cui è stato sottoposto ha confermato l’infezione da Sars-Cov2.
Dalla Sardegna arriva la conferma di altri 52 casi di positività al Covid-19 accertati tra i dipendenti del Billionaire, il locale di Porto Cervo di proprietà dell’imprenditore. L’esito dei tamponi effettuati nei giorni scorsi dall’Ats è arrivato nella tarda sera di ieri, confermando la presenza di un focolaio nella discoteca-ristorante chiusa dal 17 agosto.
Sempre a Porto Cervo, da ieri ha chiuso anche un altro storico locale, il Sottovento, una delle discoteche più frequentate della Costa Smeralda. Il gestore è ricoverato da ieri nel reparto Malattie infettive dell’Aou di Sassari dopo essere risultato positivo al Covid-19. L’uomo accusa gravi sintomi della malattia, è sotto osservazione dei vari specialisti ed è sottoposto ad alti flussi di ossigeno. Ieri lo staff del locale ha annunciato la chiusura in via precauzionale, proprio a causa del Covid, era rimasto aperto, dopo l’ordinanza di chiusura delle discoteche, perché svolge anche il servizio di ristorante e pianobar. Negli ultimi giorni sono passati al Sottovento star del calcio e dello spettacolo come Zlatan Ibrahimovic, l’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic (anche lui positivo al coronavirus), Diletta Leotta e Paolo Bonolis.
Per il Billionaire di Flavio Briatore, a Porto Cervo, la stagione era già finita il 17 agosto. A suon di video polemici scambiati con il sindaco di Arzachena che aveva imposto lo stop anticipato alla musica “Così non si può lavorare, chiudo”, aveva detto il patron. E ancora, con disprezzo che ha generato continui meme sui social: “Arzachena la conoscono due pecore”. La movida della costa gallurese, e le serate nel suo locale, tornano ora in primo piano perché sono stati accertati 52 positivi al Covid nel suo staff, a cui vanno aggiuti i 5 di qualche giorno fa. il totale è quindi di 57. Inoltre anche altre 6 persone, non dipendenti del locale, entare in contatto con persone dello staff sono poi risultate positive. Da qui l’isolamento e il tracciamento.
E dopo il Sottovento, stesso copione al Country club, uno dei locali frequentati dai ragazzi romani poi rivelativisi contagiati, alcuni di loro avevano fatto prima tappa a Ibiza. Resta invece aperto – con le precauzioni – un simbolo della Costa Smeralda: lo Yacht club, tre i dipendenti positivi isolati, un controllo necessario dopo l’allerta lanciata da alcuni clienti. E da stasera in via precauzionale, ci saranno controlli su tutti i lavoratori dei maggiori locali, fra cui il disco club Phi Beach, il disco club di Baja Sardinia. “Il quadro sanitario non è allarmante – assicura Marcello Acciaro, responsabile dell’Unità di crisi regionale – perché a fronte di molti positivi ci sono pochi ammalati e pochi ricoveri, ma non bisogna abbassare la guardia”. Nelle prime settimane di agosto con la stessa procedura si era riusciti a individuare e contenere un focolaio a Carloforte, nell’isola di San Pietro, nel Sulcis, legato ad alcune serate.
E dopo il resort Santo Stefano, isola dell’arcipelago della Maddalena, con un blitz di tamponi a tappeto sui 470 (tra ospiti e turisti) che ha rivelato 26 casi, tutti stagionali tranne uno, ora c’è un’altra struttura sotto osservazione . È il camping-centro vacanze Isuledda (a Cannigione di Arzachena, ancora nel nord est) dove in giornata si eseguiranno i tamponi su 150 dipendenti perché quattro vacanzieri di rientro erano stati riscontrati positivi. Fino a ieri l’Unità di crisi regionale, la Prefettura di Sassari e la Regione lavoravano all’ipotesi di un maxi controllo sui 1600 ospiti, ma si procederà per gruppi. Intanto, nel primo giorno di tamponi drive al Mater Olbia (ospedale privato del Qatar, in convenzione pubblica) code di auto in fila: uno strappo del sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, che ha aggirato le disposizioni regionali. Basta l’impegnativa del medico e pagare 65 euro.
Restano comunque contenuti i numeri sardi, con una collocazione in coda alla classifica nazionale: fino a ieri 429 in tutto, 18 in ospedale, nessuno in terapia intensiva. Dopo aver avuto praticamente contagi zero a luglio, da metà agosto si è registrato un netto aumento. Ieri sfiorato il record con 91 nuovi casi, 68 nella vecchia provincia di Sassari che include appunto la Gallura. Sui social i sindaci diffondono i singoli aggiornamenti e chiedono cautela. Ma ci sono ancora polemiche sull’attenzione mediatica: un pressing ritenuto ingiustificato nel contesto nazionale: “Siamo vittime, non untori”, con danni di immagine ed economici su cui è stata richiesta pure una convocazione straordinaria del Consiglio regionale.
A maggio il presidente della Regione, Christian Solinas, a capo di una giunta di centrodestra aveva chiesto il passaporto sanitario per gli arrivi. Una soluzione bocciata, tra le polemiche, dal governo centrale. Da giugno, quindi, chi sbarca o atterra deve semplicemente registrarsi, anche via app. E mentre al porto di Civitavecchia, già dallo scorso venerdì, c’è la possibilità anche per gli arrivi da Olbia e Cagliari di eseguire il tampone, tra le due regioni è ancora in corso la trattativa sulla reciprocità. A mediare il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia. Tre le condizioni poste dalla giunta sarda: test in uscita a spese pubbliche, test in entrata per tutti da qualsiasi provenienza, eventuale quarantena dei positivi sempre a carico dello Stato, o – rientro a casa – in sicurezza.