“Non può che farci piacere aver esteso ai medici dell’Inail, anche in Basilicata, dopo che è in uso da tempo in gran parte delle regioni italiane, il ricettario regionale per la prescrizione di prestazioni erogabili a carico del SSN e di quello regionale. Ma al tempo stesso non possiamo non rilevare le incongruenze della politica sanitaria della Regione che invece nega la stessa possibilità ai medici delle strutture sanitarie accreditate con riflessi direttamente negativi soprattutto sull’utenza e sul triste fenomeno delle liste di attesa”. Ad affermarlo è Antonio Flovilla, vice presidente nazionale FederANISAP, evidenziando il ruolo svolto dalla Federazione nei confronti delle Regioni Italiane per favorire il più diffuso utilizzo del ricettario in ogni regione e quindi una più efficace e tempestiva erogazione delle prestazioni sanitarie ambulatoriali.
“In Basilicata – aggiunge Flovilla – proprio a seguito delle continue sollecitazioni da parte delle maggiori associazioni di categoria l’estensione del ricettario è entrata far parte delle disposizioni contenute all’articolo 30 della legge regionale n. 19/2017 (Collegato alla legge di stabilità regionale 2017); ciònonostante le Aziende Sanitarie e gli Uffici del Dipartimento Salute non procedendo a dare corso ai provvedimenti conseguenziali dovuti hanno continuato ad ignorarlo. Si è arrivati persino ad approvare in Consiglio Regionale nel mese di giugno scorso una mozione, proposta dal consigliere Paolo Galante, per raggiungere questo obiettivo. E’ il caso di ricordarne il contenuto:“al fine di ottimizzare la gestione delle liste di attesa per l’accesso dei cittadini alle prestazioni di specialistica ambulatoriale e ai percorsi assistenziali della medicina territoriale, le prescrizioni su ricettario del Servizio sanitario regionale e le prescrizioni su modulistica del Servizio sanitario regionale di piani terapeutici, di ausili e di presidi sanitari, comprese quelle connesse a particolari aree cliniche e patologie, sono operate da: medici di medicina generale e pediatri di libera scelta; medici di continuità assistenziale; medici delle strutture pubbliche; medici operanti presso le strutture accreditate con il Servizio sanitario regionale pubbliche e private”. La stessa mozione approvata all’unanimità prevede inoltre che “al fine di migliorare l’integrazione tra le strutture accreditate del Servizio sanitario regionale, le strutture sanitarie private accreditate con il Servizio sanitario nazionale possono altresì avvalersi: dell’opera di medici in rapporto esclusivo con il Servizio sanitario nazionale, sempre che questa rientri nell’ambito di accordi e/o protocolli di intesa stipulati con le Aziende del Servizio sanitario regionale di dipendenza; dell’opera di medici in rapporto con altre strutture private accreditate con il Servizio sanitario nazionale”. Purtroppo – dice Flovilla – dobbiamo registrare che anche questa iniziativa è rimasta solo nei buoni propositi perché è prevalsa la scelta “schizofrenica” di discriminare i medici delle strutture della specialistica ambulatoriale come se si trattassero di medici di “serie B” e disconoscendo che le strutture per convenzione forniscono le stesse prestazioni del pubblico”.