Riorganizzazione del Dipartimento Emergenza Urgenza e ridistribuzione delle postazioni medicalizzate. È quanto la Fp Cgil chiede all’Azienda sanitaria di Potenza, che gestisce l’intera rete regionale dell’emergenza-urgenza, al fine di rendere il più omogeneo, rapido ed efficace possibile sull’intero territorio regionale – connotato da una difficile orografia e da gravi carenze infrastrutturali della rete viaria – l’immediato intervento di soccorso richiesto dai cittadini da parte delle postazioni medicalizzate del 118.
Il secondo laboratorio Fiaso sui servizi di Emergenza territoriale della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere appena pubblicato, mostra come il Deu lucano abbia all’interno delle proprie ambulanze un numero di medici superiore rispetto alla media nazionale, con il 45% degli interventi effettuati da ambulanze medicalizzate rispetto alle media del 15% delle aree regionali campione, tra le quali EmiliaRomagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano.
Seppur in una regione come la Lombardia solo l’8% degli interventi dell’Areu viene effettuato da mezzi con a bordo il medico, non bisogna perdere di vista le particolarità della Regione Basilicata, nella quale con spirito di abnegazione e grande professionalità si trovano a lavorare gli operatori del 118, spesso sotto accusa per tempi medio – lunghi di percorrenza e di intervento dei mezzi di soccorso.
La Fp Cgil vuole porre all’attenzione della direzione strategica dell’Azienda Sanitaria di Potenza la necessità di una rivisitazione complessiva delle postazioni 118 e delle aree in cui sono allocate e di una implementazione dell’organico sia medico che paramedico del Dipartimento, sempre in prima linea in situazioni complicate al fine di rispondere ai bisogni assistenziali dei cittadini/utenti in una regione geograficamente ampia e con tempi di percorrenza tra i territori spesso eccessivi in relazione alla reale distanza a causa di contingenze morfologiche del territorio e alle note carenze infrastrutturali. La distribuzione delle postazioni 118, che negli anni hanno risposto a logiche più politiche che di programmazione territoriale e esigenze dei cittadini, non è ripartita, infatti, in maniera uniforme su tutto il territorio regionale. Per di più, vi sono più postazioni medicalizzate, che prevedono la presenza sul mezzo di medico, infermiere e autista soccorritore in un raggio di pochi chilometri, e territori coperti dal servizio solamente di ambulanze non medicalizzate, che spesso fanno i loro interventi di stabilizzazione in attesa di essere raggiunte o di incontrarsi ne tragitto con le ambulanze con a bordo il medico. La presenza del medico sulle ambulanze non è un particolare di poco conto, soprattutto se si pensa che la possibilità di mantenere in vita fino all’arrivo in ospedale un paziente soccorso, secondo le statistiche, può essere di oltre il 30% superiore se lo stesso ha avuto le prime cure su un mezzo medicalizzato.
L’equa distribuzione di ambulanze medicalizzate, oltre a migliorare le condizioni di lavoro degli operatori e la sicurezza degli interventi, può permettere alle centrali operative, nei casi valutati più complessi, di far intervenire immediatamente il mezzo con a bordo il medico, rendendo il soccorso, nel più breve tempo possibile, appropriato, efficace, efficiente e capace di salvare vite.
Si chiede altresì una rimodulazione delle microaree in cui sono aggregate le postazioni, al fine di rispondere alle esigenze dei lavoratori, con tempi di percorrenza congrui alle esigenze lavorative e aziendali, conciliandole altresì con i tempi di vita privati, anche in conformità con la legge 114 del 2014, “Misure urgenti per l’efficienza della pubblica amministrazione e il sostegno all’assicurazione” che all’articolo 4, comma 2 prevede che i dipendenti pubblici possano essere trasferiti e utilizzati all’interno della stessa Amministrazione a una distanza non superiore ai 50 chilometri, limite spesso varcato.