I temi della sanità globale – a partire da come rendere più efficaci le risposte ai rischi pandemici – sono stati al centro delle discussioni nei due giorni del “G-7 della Salute” che si è concluso ieri a Kobe (Giappone). La delegazione italiana era guidata dal Sottosegretario Vito De Filippo, che ha “preso il testimone” in chiusura dei lavori in vista del 2017 (quando l’Italia avrà la presidenza del G-7). Tra i temi che andranno in primo piano l’anno prossimo, c’è quello della salute di migranti e rifugiati, come soggetti particolarmente vulnerabili ai quali è un chiaro interesse collettivo offrire tutele. Altri temi l’invecchiamento della popolazione, le emergenze sanitarie e la riforma dell’Oms.
Per la prima volta – riferisce il sottosegretario De Filippo – i responsabili della Salute del G-7 si sono focalizzati su un tema che sta diventando un’emergenza sociale in Giappone e che riguarderà sempre più non solo le società industrializzate ma ormai anche quelle di alcuni Paesi emergenti: la demenza senile. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, questa malattia riguarda almeno 47 milioni di persone: un numero che pare destinato a triplicare entro il 2050. A Kobe, nella dichiarazione congiunta finale, inoltre, i rappresentanti del gruppo dei Paesi industrializzati hanno anche promesso di rafforzare impegno e collaborazione contro pericolose malattie infettive (come Ebola) – a partire da un migliore coordinamento allo scoppio delle emergenze – e la crescente minaccia dei batteri resistenti agli antibiotici.
Ci sono poi – riferisce ancora De Filippo – le sfide rappresentate dal fenomeno migratorio. Si stima che nel 2015 vi siano stati 244 milioni di migranti nel mondo (pari al 3.3% della popolazione mondiale), di cui 20 milioni di rifugiati. I migranti lasciano i loro Paesi di origine alla ricerca di sicurezza ovvero di migliori servizi sociali ed economici, incluse le opportunità di lavoro, di istruzione e di salute. Al riguardo i processi migratori pongono molte sfide in ambito sanitario che, nonostante le consolidate convenzioni sulla protezione dei diritti dei migranti e dei rifugiati, incluso il diritto alla salute, sono correlate alla carenza di accesso ai servizi sanitari e di finanziamenti per la salute.
Quanto all’invecchiamento – aggiunge il sottosegretario – la popolazione mondiale invecchia rapidamente per cui si calcola che, nel periodo 2000-2050, la percentuale di individui di età superiore a 60 anni raddoppierà e in Europa raggiungerà il 34% percento della popolazione. L’allungamento della vita media fornisce un’opportunità per ripensare non soltanto a cosa potrebbe essere l’invecchiamento ma anche le implicazioni connesse all’l’intero ciclo della vita. Tuttavia, pur considerando l’incremento della longevità accompagnato ad uno stato di benessere, non vi è evidenza circa il fatto che gli anziani godano attualmente di migliore salute rispetto ai loro genitori. Nel contesto degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare l’Obiettivo è di “Assicurare una vita sana e promuovere il benessere per tutti e a tutte le età attraverso una copertura sanitaria universale” attraverso una strategia comprensiva globale ed un piano di azione sull’invecchiamento in salute, focalizzata sul rafforzamento delle azioni sensibili al genere, sulla condivisione delle politiche e delle buone pratiche, sull’inclusione di settori quali la demenza, sulla sicurezza alimentare, sulla tecnologia per l’assistenza, sullo sviluppo di indicatori per la misura dei progressi nel periodo 2016-2020.
Infine al “G7 Salute” è stata posta la necessità che l’OMS non affronti più le crisi senza adeguata formazione del personale e senza fondi. La riforma è indispensabile ed è la più importante in 63 anni della sua storia. I tempi sono cambiati da quando l’OMS trattava di germi, vaccini e servizi igienico-sanitari. Il lavoro di allora era più semplice. L’OMS deve poter perseguire l’eccellenza; deve essere un’organizzazione efficace, efficiente, proattiva, oggettiva, trasparente e responsabile. Milioni di donne ed adolescenti vivono ancora in situazioni di emergenza e hanno bisogno di servizi sanitari dedicati. Di qui l’indicazione all’aggiornamento e all’implementazione dei Piani nazionali degli Stati Membri. Questi piani devono essere rivolti ad affrontare le disparità di accesso e di qualità dei servizi per la salute riproduttiva, materna e neonatale; per combattere le cause di mortalità materna, morbilità riproduttiva, malattia e disabilità correlate; per rafforzare i sistemi sanitari al fine di rispondere alle esigenze ed alle priorità di donne e bambine; per rendere certe le responsabilità allo scopo di migliorare la qualità delle cure e l’equità.
Set 13