Registriamo con preoccupazione crescente l’escalation di infortuni che si stanno verificando presso il reparto Psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) di Potenza nei confronti del personale mentre presta le ordinarie cure ai pazienti. Dopo neppure 10 giorni dall’aggressione di un degente nella quale è rimasta coinvolta una psichiatra, con allarme segnaliamo un nuovo grave episodio di violenza che coinvolge un operatore medico del servizio psichiatrico.
Una situazione ormai insostenibile, nella quale queste aggressioni, considerate eventi sentinella, mostrano in tutta la loro drammatica realtà le carenze organizzative e logistiche dell’intero dipartimento di salute mentale. Il reparto ospedaliero, afferente al Dsm dell’Asp di Potenza, è ubicato all’interno dell’azienda ospedaliera San Carlo in spazi angusti e inadeguati, con un tasso di occupazione dei posti letto pari al 115% e con una grave carenza di personale medico, infermieristico e Oss e l’assenza di un qualunque protocollo di intesa tra Asp e San Carlo.
In analoga situazione versa d’altronde Spdc di Villa d’Agri. E in tutto ciò nel 2017 si è fatta la scelta di sopprimere i posti letto del servizio di diagnosi e cura dell’ospedale di Melfi convertendoli in day hospital; una scelta sbagliata che ha ulteriormente depotenziato il sistema dell’urgenza psichiatrica.
Come a più riprese denunciato da questa organizzazione sindacale, è evidente che sia esplosa una vera e propria emergenza, che ha necessità di essere affrontata in maniera decisa, incisiva e veloce. Non bisogna sottacere che, all’insufficienza dei posti letto, palesati dal cronico sovraffollamento dei reparti, con cui gli operatori giornalmente si scontrano, si aggiunge il dato che l’elevato tasso di ospedalizzazione è anche legato all’assoluta inadeguatezza dei servizi territoriali, che vivono dal canto loro situazioni emergenziali e drammatiche, con un numero di psichiatri palesemente insufficiente a coprire le reali necessità e i bisogni di salute di questa regione.
L’intero Dipartimento di salute mentale, cui afferiscono anche i Serd, ovvero i servizi contro le dipendenze, versa da tempo in una condizione di gravissima criticità, nella quale il personale medico, infermieristico e di supporto è costretto a lavorare in condizioni che mettono a rischio la loro stessa sicurezza, nonché i livelli minimi di assistenza e cura. Non si può sottovalutare un dato: le aggressioni fisiche non hanno conseguenze solamente materiali sulle vittime, ma lasciano sequele psicologiche importanti e perduranti. In questo delicato ed esplosivo contesto, appare chiaro che si debbano immediatamente rimuovere alla radice le principali cause che minano le condizioni di sicurezza, prime fra tutte le citate disfunzioni organizzative, cui si aggiungono la scarsità di risorse e personale, che stanno facendo collassare un servizio essenziale per i pazienti, per le famiglie, ma che continua ad essere bistrattato e messo ai margini. Seppur nella consapevolezza che la direzione generale Asp abbia avviato un percorso di ricognizione e “aggressione” delle criticità del Dsm, si chiede di accelerare in maniera decisa sulla risoluzione dei problemi del dipartimento, attraverso qualunque azione, anche temporanea in attesa di atti risolutivi che richiedono tempistiche relativamente più lunghe, che possa ridare fiato ad un sistema in affanno da troppo tempo.
Si invita inoltre l’Asp a porre in essere tutti gli interventi necessari a migliorare la sicurezza aziendale dei lavoratori e delle lavoratrici che operano presso il Dsm al fine di ridurre i rischi di infortuni degli operatori e migliorare i servizi prestati per rispondere adeguatamente ai bisogni di salute del nostro territorio.