Grande successo e partecipazione per la prima delle tre giornate di formazione, promossa dall’Ordine degli Psicologi della Basilicata e organizzata questa mattina nella sede di Potenza, su “La relazione che cura nella malattia oncologica”. I lavori hanno visto la partecipazione di illustri relatori; Francesco Scarito, psicologo, psicoterapeuta, responsabile del Servizio di psico-oncologia dell’ospedale La Maddalena a Palermo; Maria Chiara Lasala, psicologa, psicoterapeuta, esperta in cure palliative e assistenza domiciliare oncologica a Palermo; Letizia Raucci, psicologa, psicoterapeuta del San Carlo di Potenza.
Due i momenti principali; dopo la fase di studio, una intensa tavola rotonda presieduta dalla presidente dell’ordine degli Psicologi, Luisa Langone, da Marcello Ricciuti, Responsabile dell’Hospice dell’AOR San Carlo del capoluogo lucano, da Veronica Tancredi, psicologa, psicoterapeuta, esperta in psico-oncologia (LILT) e dai soci “Amici dell’Hospice”, associazione nata nel 2008, a supporto delle attività dell’Hospice del nosocomio potentino, che hanno portato una serie di importanti testimonianze, su un’azione di particolare delicatezza che porta a cogliere e a raccogliere i bisogni del paziente e dell’intero nucleo sofferente e su come si possa creare e istituire una relazione d’aiuto, attraverso le diverse strategie della comunicazione, trasformando le esigenze in attenzioni dedicate. La presidente Langone, accogliendo i numerosi convenuti ha sottolineato: «Quella odierna è un’occasione davvero preziosa per l’Ordine che mi onoro di rappresentare, non solo perché è costante l’impegno in favore dei colleghi, con particolare riguardo alla formazione e al poter garantire loro strumenti su discipline trasversali, ma anche perché proviamo a favorire il confronto tra due realtà diverse. Ospitiamo esperti in psico-oncologia lucani e siciliani e per noi è un valore assoluto; ritengo che tale dialogo favorisca e valorizzi la riflessione e la trattazione e arricchisca il bagaglio di strumenti e di tecniche. Il focus sulle cure palliative, infine, non vuole guardare solo al fine vita, ma prevalentemente alla presa in carico sistemica dell’intera famiglia che affronta l’esperienza della malattia oncologica». Il consigliere dell’Ordine,
Antonello Chiacchio, responsabile della commissione Formazione ha aggiunto: «Ho tenuto molto a questo incontro, perché ci consente di discutere di una specializzazione nella grande varietà di discipline psicologiche. Riteniamo che siano fondamentali non solo la conoscenza ma anche le competenze di chi opera sul campo, per lavorare e comprendere sempre meglio il dolore altrui. Ammalarsi di cancro coinvolge diverse dimensioni: la psiche, la biografia, il momento storico, il cambiamento possibile e gli affetti e, soprattutto, la presa in carico è di tutta la famiglia».
Francesco Scarito ha spiegato: «Parliamo di una disciplina ampia; discutere di cancro, infatti, significa tenere in considerazione tante malattie, essendo multifattoriale a predominante base epigenetica. È una malattia complessa perché affonda le radici nell’enigma stesso della vita e della morte ed è un processo di occupazione dello spazio intimo di ogni individuo che incontra la patologia oncologica. Prendersi “cura” significa accogliere la persona, i suoi progetti, le sue paure».
Il dr. Riccuti ha concluso: «Il tempo riservato al controllo dei sintomi è, spesso paradossalmente, più semplice di quello che ci permette di entrare in relazione con i pazienti. Non si potrebbe lavorare in cure palliative senza la presenza dello psicologo, sarebbe un processo monco. Ognuno di noi deve essere in grado di sostenere una comunicazione ideale ed efficace nel percorso di cura per arrivare al meglio alla persona e alla famiglia, perché possano scoprire quanto sia indispensabile la ricerca di un significato anche nella sofferenza che attraversano».