Dichiarazione di voto sulla leggina, incostituzionale, in Sanità di Gianni Rosa, Consigliere regionale Fratelli d’Italia.
Presidente e Colleghi,
vorrei ricapitolare la situazione per spiegare ai Lucani cosa accade e cosa si vuole approvare oggi, 25 Novembre 2015.
Tutto nasce da una direttiva europea la n. 34 del 2000. Questa direttiva prevede un periodo minimo di riposo giornaliero di undici ore consecutive per un periodo di ventiquattro ore e la durata settimanale del lavoro limitata in media a 48 ore, comprese le ore di lavoro straordinario, per ogni periodo di 7 giorni, sia per i lavoratori privati che per quelli pubblici.
Cosa ha fatto l’Italia? Si adegua solo tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 e solo parzialmente, perché esclude dall’applicazione il comparto sanitario. Ovviamente, nel 2012 parte l’ammonimento dell’Unione Europea e, nell’estate del 2014, scatta la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia.
A tutto ciò si aggiungono già due sentenze della Corte di Giustizia europea che sanciscono il diritto al risarcimento per la mancata attuazione del turno minimo di riposo e per la mancata osservanza della Direttiva da parte dello Stato (Fuss 1 e 2). Il Sindacato dei Medici ha già, ad oggi, avviato 5.000 ricorsi contro lo Stato per la violazione della direttiva europea 88 del 2003.
Il nostro Paese emana, quindi, la legge 161 del 2014 che estende anche al personale delle aree dirigenziali e del ruolo sanitario la normativa europea. Ma, poiché in Italia c’è sempre un ma, procrastina l’entrata in vigore della norma al 25 Novembre 2015, ovvero oggi.
Oggi, quindi, viene meno la norma nazionale che prevedeva la deroga all’applicazione della direttiva comunitaria alla disciplina sui riposi e sui turni di lavoro per il comparto sanitario, già di per sé, fonte, come detto, di procedura di infrazione. Se fino a ieri c’era una qualche copertura nazionale, oggi non c’è più. Se fino a ieri, i Direttori Generali, i Direttori Amministrativi, i Direttori del personale, i Direttori di UO, ciascuno per le proprie competenze, non avevano responsabilità per il mancato adeguamento della turnistica alla normativa europea, oggi, sì. Ovviamente questo è un problema che investe tutte le Regioni italiane.
Non ci sfugge che la politica del vostro Premier Renzi, con il blocco del turnover e la riduzione del “Fondo sanitario nazionale”, quello che finanzia tutti i fabbisogni regionali, di altri 4 miliardi (da 115 mld 444 milioni a 111 mld), non fa altro che produrre altri danni ad un settore che era il vanto dell’Italia, il nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Ma tant’è. Le Regioni sono obbligate ad adeguarsi. Cosa accade in Basilicata? In Basilicata accade che i Direttori generali, in carica dal Dicembre scorso, si ricordano, solo due giorni fa, di deliberare l’attuazione di “appositi processi di riorganizzazione e razionalizzazione delle strutture e dei servizi dei propri enti sanitari”, adeguamento previsto dalla legge 161 del 2014.
La domanda è: se ci sono già i provvedimenti per la riorganizzazione a cosa serve questa legge? A cosa serve procrastinare di 6 mesi l’applicazione della norma nazionale? Serve perché questi adeguamenti sono solo teorici.Serve a coprire le responsabilità di chi, ai vertici del Dipartimento regionale, dovendo dare impulso e dovendo vigilare sulla attuazione della prescrizione normativa, non lo ha fatto. Serve a coprire le responsabilità di chi, Assessore e Direttore, in 12 mesi, non si è posto il problema di come fare per evitare il collasso del Sistema Sanitario Regionale.
Serve a coprire le responsabilità di chi, in 11 mesi dalla nomina, si ricorda, solo 2 giorni prima della scadenza di applicare la legge. Serve a coprire le responsabilità di chi, da oggi, per la violazione delle norme sui riposi e sui turni settimanali risponderà in prima persona.
Per tali violazioni, infatti, sono previste sanzioni amministrative a carico del dirigente responsabile (Direttore di UO, Direttore del personale o Direttore Amministrativo in base all’organigramma aziendale e ai profili di responsabilità) fino a un massimo di 780 euro e 630 euro (violazione art. 4 e 7 del DLgs 66/2003) da moltiplicare per ogni evento lesivo del diritto dei medici e degli infermieri e per il numero dei dipendenti coinvolti. E anche il rischio di denunce penali.
Ecco a cosa serve il disegno di legge che volete approvare. Ecco qualcosa a cui noi non vogliamo partecipare: la copertura delle responsabilità di chi riveste quei ruoli perché amico degli amici. I vostri amici.
Inoltre, la Regione Basilicata, approvando questo disegno di legge, andrebbe a violare, non solo la norma nazionale ma anche quella comunitaria con un solo atto. Ci sono in questo disegno di legge, responsabilità amministrativa, legislativa e politica.
C’è illegittimità costituzionale? Sicuramente. E questa sarà solo l’ultima dichiarazione di illegittimità a carico della legislazione regionale di questi ultimi due anni. Stiamo battendo un record. Sempre declianato in senso negativo.
Se la legge nazionale ti impone di “attuare appositi processi di riorganizzazione e razionalizzazione delle strutture e dei servizi dei propri enti sanitari” entro oggi e la Regione risponde che “entro il 31 Luglio 2016, adotta provvedimenti di riorganizzazione e razionalizzazione delle strutture e dei servizi dei propri enti sanitari”, non ci sfugge che la razionalizzazione e la riorganizzazione non avverranno neanche per la prossima scadenza che state fissando.
Entro oggi, noi avremmo dovuto attuare già i processi imposti dalla legge 161. Emanare solo i provvedimenti, senza attuarli concretamente non è lontanamente paragonabile all’adempimento chiesto dalla normativa nazionale e europea.
Arriverà una sanatoria dal Governo nazionale? No. E questo il Governo regionale dovrebbe saperlo, visto che è stato comunicato nell’ambito della Conferenza delle Regioni. La proroga di 60 giorni richiesta in ambito della predetta Conferenza, 60 giorni, non 6 mesi come previsto dal disegno di legge che si vuole approvare, non ci sarà. Le altre Regioni, che pure speravano in un provvedimento che spostasse di due mesi l’ingresso del turno lavorativo europeo, si sono già mosse nel senso della riorganizzazione. La Basilicata, invece, non ha fatto nulla.
E ora? Ora è emergenza. Questa è la mentalità imposta da 40 anni di gestione della vostra classe dirigente: la cultura dell’emergenza. Sì. Voi avete instillato la cultura dell’emergenza. Proroghe, deroghe, soluzioni all’ultimo minuto. Soluzioni che sono solo palliativi al problema che si ripresenta, dopo poco, più complesso e più grave.
E la classe politica? Non ha vigilato su tutto ciò. E oggi è pronta a ribaltare sul Consiglio regionale responsabilità politiche che sono tutte del Governo regionale. Troppo semplice pensare di stilare un disegno di legge, convocare con urgenza le commissioni consiliari e anche il consiglio per poter dire: “abbiamo fatto”. Quindi se da un lato c’è stata l’inerzia dell’apparato c’è, dall’altro, quella della politica che è rappresentato dal duo Pittella / Franconi, la quale anche oggi si dimostra ‘invisibile’.
Ritengo inutile dilungarmi sulla questione. Oggi, rispetto al solito vizio di coprire le responsabilità, perché questo sta accadendo, noi richiediamo con forza le immediate dimissioni dell’Assessore Franconi, del Direttore generale Pafundi e di tutti e quattro i Direttori generali della Aziende sanitarie regionali.
Ora sarebbe il caso di conoscere le intenzioni del Presidente Pittella in merito alle singole responsabilità. Farà, come al solito, finta che nulla sia accaduto o inizierà ad adottare gli idonei provvedimenti nei confronti dei responsabili affinchè i Lucani comincino a percepire che, anche in Regione Basilicata, chi sbaglia paga?
“Prendendo “alla lettera” l’invito del Presidente Pittella a guardare “il bicchiere mezzo pieno” la vicenda della normativa europea sull’orario di lavoro del personale del Servizio sanitario nazionalee quindi regionale è l’occasione irripetibile e ravvicinata per procedere alla riorganizzazione della rete ospedaliera, senza intaccare i diritti alla salute dei lucani, e per nuove assunzioni necessarie a prescindere dalla normativa”. Lo afferma il segretario regionale della DC-Libertas Giuseppe Potenza che aggiunge: “è ovvio che quest’operazione non è né semplice né indolore e presuppone il ritorno alla programmazione per far bastare le risorse finanziarie disponibili. Il punto di partenza è capire le motivazioni che hanno impedito la piena attuazione dei Piani Sanitari Regionale e di riordino degli ospedali che si sono succeduti negli ultimi vent’anni e che avrebbero favorito più efficienza nei servizi e nelle prestazioni insieme a tagli della spesa inutile e quindi una situazione di partenza oggi migliore. E’ evidente che la Giunta regionale con la deliberazione – continua la nota – è corsa ai ripari solo per guadagnare tempo (difficile recuperare vent’anni e più) ma il problema degli sprechi prodotti dal nostro sistema sanitario è innegabile e va affrontato proprio in questa situazione. Non si sottovaluti che ogni anno in occasione della Legge Finanziaria Regionale diventa necessario ripianare i deficit accumulati negli anni dalle due Aziende Sanitarie lucane e dall’A.O. San Carlo per decine di milioni di euro complessivi. Gli ospedali della Basilicata sono da tempo al collasso tra liste di attesa lunghissime, organici sottodimensionati ed emigrazione verso altri ospedali. A lamentare le liste di attesa – ricorda Potenza – sono sei lucani su dieci, quasi ugualmente ripartiti fra esami diagnostici (34,1%), visite specialistiche (31,4%) e interventi chirurgici (27,1%); per una mammografia si può aspettare fino a 14 mesi. Ma non va meglio per Moc o Tac, le cui attese arrivano ad un anno. 11 mesi sono invece i mesi per una Colonscopia, 10 per l’Ecodoppler, 9 mesi per Risonanza magnetica, Ecocardiogramma/Elettrocardiogramma e otto mesi per un’Ecografia. C’è poi l’altra faccia della medaglia: almeno un migliaio di giovani lucani laureati, specializzati, “masterizzati” per diventare medici, psicologi, personale sanitario non riescono a trovare posto. Per questo la strada è una sola: trovare risorse (ovviamente nazionali) per effettuare le nuove assunzioni necessarie in vista dell’entrata in vigore della legge sul rispetto degli orari di lavoro in sanità. Come sostengono fonti autorevoli del Governo, che sta lavorando a questa ipotesi, con risparmi per circa 300-350 mln si può procedere all’assunzione di circa 3-4mila unità di personale”.
SANITA’: ANISAP, ANCORA UNA LEGGINA PER AFFRONTARE EMERGENZA E RINVIARE LA SOLUZIONE DEI PROBLEMI
“Proprio come è accaduto per la “leggina pro-Luccioni” anche l’ultima in ordine di tempo che riguarda la norma europea sui turni di lavoro negli ospedali interviene solo ed esclusivamente per tamponare l’emergenza e rinviare la soluzione di ogni problema. Non è certo questo il modo di risolvere le questioni della sanità tanto più che, nel caso del personale ospedaliero, la norma europea era nota da un anno”.
E’ il commento del presidente di ANISAP Basilicata Antonio Flovilla per il quale “siamo alla conferma che la sanità regionale da tempo non ha più una guida politica e che le questioni che toccano da vicino i cittadini-utenti si lasciano incancrenire anche per l’atteggiamento assunto dalla dirigenza che al dialogo preferisce gli atti di forza. Sarebbe ora – continua Flovilla – che il Governatore Pittella assumesse piena consapevolezza della sempre più delicata situazione del comparto e prendesse direttamente e personalmente in mano la guida della politica sanitaria. Accade infatti, come abbiamo denunciato in occasione dell’audizione in Quarta Commissione solo qualche giorno fa, che quello che dovrebbe essere un vantaggio, vale a dire i conti in ordine della sanità regionale diventano invece uno svantaggio con scelte che colpiscono la specialistica ambulatoriale e che non vengono fatte nemmeno nelle Regioni che hanno i conti in rosso per spesa sanitaria e quindi i commissari. Le nostre proposte – precisa il presidente dell’ANISAP – vanno in direzione innanzitutto del risparmio di risorse – come abbiamo ampiamente dimostrato denunciando il forte spreco per l’esternalizzazione nella gestione delle prestazioni da erogare nell’istituendo Centro di Radioterapia dell’ospedale di Potenza – e di personale del servizio sanitario che possono essere impiegati in maniera decisamente più appropriata. In sintesi, alcune nostre idee note da anni al Dipartimento Salute: siamo in grado di accrescere l’attività sul territorio e di affiancare le strutture pubbliche con Centri esterni accreditati, sotto la programmazione strategica del pubblico, per la definizione di criteri di erogazione delle prestazioni e dei controlli di congruità e per l’istituzione di protocolli terapeutici necessari alla definizione dei P.A.C. (Percorsi Assistenziali Complessi), oltre che per il diabete, anche per altre patologie quali ipertensione arteriosa, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, partecipazione attiva ai programmi di prevenzione e di screening e ogni altra attività per rispondere alla domanda di salute dei cittadini. Ciò è possibile per la qualità organizzativa e professionale dei centri privati accreditati, che insieme alla snellezza decisionale, costituisce uno dei punti di forza degli stessi. Anche per i Centri Prelievi si può fare di più e meglio affidando ai centri privati accreditati compiti e funzioni che garantirebbero di impiegare il personale dei Centri pubblici in altri servizi specie ospedalieri. Infine per il superamento delle liste di attesa abbiamo ampiamente dimostrato che senza il nostro lavoro i tempi di attesa si allungherebbero ulteriormente. A proposito di tempo – dice Flovilla – non possiamo non registrare quello sprecato da alcuni dirigenti in astrusi calcoli sui tetti di spesa delle strutture sanitarie private accreditate che nella migliore delle ipotesi confermano quelli esistenti e che dunque potrebbe essere utilizzato per evitare le continue emergenze. In definitiva, la nostra proposta di integrazione pubblico-privato si muove su binari precisi: pur in presenza di vincoli di spesa molto stringenti, come riconosce il Governo Renzi senza trovare sintonia con quello Regionale, appare come una delle poche strade percorribili per rispettare il principio di garantire a tutti il diritto di cure appropriate in modo efficace, nel contempo alimentando un sistema, quello della white economy, che può rappresentare un driver per lo sviluppo e l’occupazione del sistema Paese. Solo da una virtuosa integrazione pubblico-privata, unita alla valorizzazione dell’economia della salute, dell’assistenza e del benessere della persona, può scaturire un forte cambiamento di tipo produttivo e occupazionale utile al rilancio economico e sociale della nostra regione e del Paese.
DDL SANITA’: NAPOLI (FI), PROVVEDIMENTO RAFFAZZONATO CHE SI LIMITA ALL’EMERGENZA
“Il ddl della Giunta dettato dalla normativa europea sull’orario di lavoro del personale del Servizio sanitario nazionale, che risale al 2003 e solo lo scorso anno è stato recepito dallo Stato Italiano, è un provvedimento “raffazzonato” in linea con la strategia, risultataampiamente fallimentare, della stessa Giunta che è orientata esclusivamente a tamponare l’emergenza rinviando continuamente le soluzioni per assicurare una tutela effettiva e non solo dichiarata del diritto alla salute”. E’ il parere del capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale Michele Napoli che ha espresso un giudizio fortemente critico sul provvedimento. “Si continua ad assistere a decisioni di progressivo depauperamento di servizi e prestazioni che, complice il Governo nazionale, vedono il Governo Regionale in grande difficoltà sino a pensare – afferma Napoli – di approvare un ddl che, senza far ricorso ad esperti costituzionalisti, è facilmente prevedibile sarà impugnato dal Consiglio dei Ministri e costringerà la Regione a pensare ad altro”.
Nell’evidenziare che “è in atto un tentativo strisciante di sottrarre comunità locali e territori a prestazioni sanitarie essenziali come dimostrano le vicende degli ospedali di Villa d’Agri e Pescopagano”, il capogruppo di Forza Italia afferma che “si continua a sottovalutare che la vera emergenza è rappresentata dalle difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie che più volte abbiamo segnalato, in ultimo con la mozione “la sanità lucana by night”. Tra le tante difficoltà i lunghissimi tempi di attesa continuano a rimanere in vetta alle preoccupazioni dei cittadini.
La nostra visione del servizio sanitario regionale è diametralmente opposta a quella della Giunta, una sanità al passo coi tempi, che mira alla qualità, che fa propri modelli organizzativi funzionali ed efficienti, in grado di garantire vantaggi di ordine pratico come il non dover chiedere un permesso in azienda, un giorno di ferie per potersi sottoporre a visite nelle ore di lavoro. Spesso i disservizi – sottolinea ancora Napoli – sono causati solo in parte dalla mancanza di risorse umane e strumentali; il più delle volte, invece, da un inefficiente utilizzo delle stesse”.
Per il capogruppo di Fi “la soluzione alle probabili ulteriori restrizioni nell’erogazione delle prestazioni sanitarie per effetto dell’applicazione della normativa europea sull’orario di lavoro del personale sanitario non può che essere un investimento nelle risorse umane del sistema sanitario, mediante l’assunzione di nuovi medici ed infermieri e la stabilizzazione di quanti prestano attività lavorativa nel settore sanitario in virtù di contratti a termine e a tempo parziale.Una soluzione questa già praticata da altre regioni come la Campania che,benchè sottoposta a piano di rientro per deficit sanitario, ha derogato alla regola del blocco del turn over ed ha assunto nuovo personale medico ed infermieristico per venire incontro alle esigenze dei cittadini.
La stessa soluzione che del resto si appresta ad approntare il Ministro Lorenzin, che intende presentare un emendamento alla legge di stabilità che consenta di superare i disagi per gli utenti del servizio sanitario conseguenti ai turni di lavoro più umani previsti dalla normativa europea per i medici, attraverso uno sblocco parziale del turn over che consenta l’assunzione di 3000-4000 nuovi operatori sanitari.
“Compito della politica – conclude – è tentare di migliorare l’esistente con idee e proposte concrete, nella consapevolezza di poter contare nella piena disponibilità, nella dedizione e nella passione di tutti gli operatori sanitari, medici, infermieri, amministrativi, che sono in prima linea nel garantire, quotidianamente, la tutela della salute”.