Una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità. Per ricordare simbolicamente il sangue dei migranti che continuano a perdere la vita nel Mediterraneo. Centinaia e migliaia di magliette per rappresentare un’Italia diversa, un’altra idea di politica e società
fondata sul mutualismo, sulla cultura e sull’accoglienza. Una dimostrazione che non è indirizzata soltanto all’uomo, al Ministro che incita pubblicamente al disprezzo dei richiedenti asilo, ma è una testimonianza attiva nel clima attuale dei luoghi comuni delle
banalità contro gli stranieri, i poveri, gli immigrati. Un clima scalfito non solo dai torti subiti attraverso le offese verbali pubblicate sui social e sui giornali, ma soprattutto da incancellabili omicidi dettati dalla follia di persone qualunque: il senegalese Idy Diene a
Firenze e il maliano Soumayla Sacko a San Calogero, nel vibonese, sono le ultime vittime della furia individuale e patologica covata nella banalità del razzismo dei giorni nostri. A ciò si aggiunga l’ordine di chiusura propagandistica dei porti per impedire gli sbarchi delle
Organizzazioni non Governative impegnate nelle ricerche e nei salvataggi in mare e gli inviti del vicepremier Matteo Salvini rivolti alle Commissioni Territoriali per l’applicazione di dinieghi ai casi pur meritevoli di protezione umanitaria. Per noi queste sono continue
dimostrazioni della necessità di difendere la storia dell’accoglienza italiana e della sua Costituzione democratica e repubblicana, di quella parte di società aperta, interculturale, da sempre impegnata a costruire quotidianamente un mondo più giusto dove ci sia spazio
per chi è povero, straniero, immigrato. Per questo il 7 luglio insieme a tanti di Anpi, Libera, Legambiente, anche noi di ARCI Basilicata, insieme ai nostri ospiti, agli operatori, ai soci ed altri, manifestiamo la nostra presenza sul campo, per una regione aperta e accogliente.