Sul ruolo importante che svolgono medici e inferimieri ai tempi del coronavirus, riportiamo di seguito il nuovo intervento del gastroenterologo materano Nicola D’Imperio, già primario all’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2014. Di seguito la nota integrale.
Medici ed infermieri ai tempi del Coronavirus, Nicola D’Imperio: “Eroi o vittime?”
Da qualche settimana, da quando cioè le corsie delle rianimazioni e di alcuni reparti di terapia intensiva, sub intensiva e di malattie infettive, si sono riempiti di pazienti affetti da coronavirus, da quando è in evidenza il lavoro che viene eseguito da medici ed infermieri per salvare la vita alla gente, con sacrificio e abnegazione, da quando si assiste ad un’aggiornamento quotidiano dei medici morti per Covid, è comparsa una nuova categoria di eroi, quella sanitaria.
E così questa categoria, i medici e gli infermieri, indispensabileal funzionamento della sanità (per quanto ci siano alcuni che abbiano in passato affermato il contrario), da sempre maltrattata, ignorata, umiliata, sfruttata, malpagata, denunciata,è diventata una categoria di eroi!
E così ora, durante questa pandemia, si organizzano flash mob dai balconi per sostenere i nuovi eroi, il Presidente della Repubblica ringrazia per televisione medici ed infermieri per quello che fanno, il Papa li ha elogiati ed ha pregato per loro, ai telegiornali mostrano scene quotidiane di questi operatori sanitari che, in tutto il territorio nazionale ed in particolare nelle aree più colpite, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto assistono centinaia, migliaia, di pazienti critici.
Si vedono volti di infermieri tumefatti per il lungo uso dei mezzi di protezione individuale, segnati dalla stanchezza, o addormentati sulla tastiera del computer dopo un massacrante turno di lavoro, se ne vedono altri che controllano respiratori, pulsiossimetri, tracheostomie, sondini nasogastrici, aspiratori, flebo, terapie, altri ancora che si affannano a pronare i pazienti, cioè a metterli in posizione prona, con la pancia in basso, perché così respirano meglio, si vedono medici che si barcamenano tra i pazienti controllando parametri, prescrivendo farmaci e decidendo spesso tra la vita e la morte. E i turni sono superiori di molto al dovuto, spesso 12 ore o più e, in queste ore, medici ed infermieri non possono neppure prendere un bicchiere d’acqua o andare ad urinare perché significherebbe uscire dalla zona infetta, togliersi tutte le protezioni, eliminarle perché infette, per poi rimetterne delle altre, cosa praticamente impossibile sia per i tempi, sia per economizzare sul materiale che è prezioso.Questo lavoro è reso molto più impegnativo da un punto di vista fisico per l’uso delle tute che traspirano poco, dei copricapi, degli occhialoni, delle mascherine che debbono essere a tenuta e quindi incollate al volto, delle visiere protettive, dei doppi o tripli guanti, dell’ininterrotto stare in piedi. Ma ancora maggiore è lo stress psicologico determinato dalla consapevolezza della gravità dei pazienti e sapere che alcuni, forse molti, non ce la faranno. Al termine del loro turno, affaticati nel corpo e nella psiche, dopo la svestizione, che è una fase ancora più impegnativa della vestizione perchè deve assicurare che non esca un solo virus dall’ambiente infetto, finalmente possono tornare a casa dove debbono avere la massima cautela per non infettare le persone a loro care nel caso in ospedale abbiano contratto il virus e alcuni si sono addirittura autoisolate. E non possono neppure fare una passeggiata per respirare un pò d’aria, per rilassarsi un po’, per dimenticare il dolore, la morte, per guardare avanti, per sentirsi ancora vivi, perché c’è l’isolamento, perché tutti debbono restare a casa!
E’ solo una sintesi di quello che è il lavoro di questa gente; la riconoscenza nei confronti di questi “nuovi eroi” è il minimo che questa nostra società deve offrireloro, èdovuta e ben vengano i riconoscimenti della gente comune, della massima istituzione dello Stato, del Papa.
Viene spontaneo chiedersi: ma allora l’Italia è davvero un popolo di ”poeti, artisti, santi, pensatori, scienziati, navigatori, trasmigratori e, infine, di “eroi“ come recita l’epigrafe del Palazzo della Civiltà Italiana all’EUR di Roma? In questo caso la risposta è difficile perché:
1) questi “nuovi eroi” ritengo che siano eroi da tempo e solo ora che questa triste contingenza nazionale e globale, li ha posti in evidenza.
2) questi “nuovi eroi” oltre ad essere “eroi” sono anche vittime.
Spiego il significato di queste due affermazioni.
Questi medici ed infermieri non sono “nuovi eroi” ma “eroi da tempo” perché da quasi due decenni lavorano in condizioni difficili nelle Rianimazioni, nei Pronto Soccorso, nel 118, negli altri Reparti Ospedalieri, nella Medicina Territoriale, nella Medicina di base coi Medici di Famiglia e, nonostante le difficoltà determinate dalle gestioni incoerenti, dai tagli a pioggia o irrazionali della spesa sanitaria, dal mancato turn over del personale e chi più ne ha più ne metta, hanno dato il meglio di se stessi per fornire l’assistenza necessaria alla gente. Proprio oggi dall’attuale Ministro della Salute, si è sentito affermare, ancora una volta, che il Paese ha uno dei migliori sistemi sanitari del mondo. Forse sarà anche vero, ma se è così lo si deve solo al senso del dovere e alla passione per il proprio lavoro di medici, infermieri, operatori socio sanitari, farmacisti, tecnici, che hanno quotidianamente mitigato, col loro impegno, le storture che venivano loro imposte dai governi locali e nazionali; è il senso del dovere e la passione che muove questa gente anche oggi, in questo momento di emergenza!
Non è questo il tempo, né la sede, per fare della polemica o per accusare il sistema sanitario pregresso o attuale dei suoi errori, ma mi viene spontanea una considerazione: “ se oggi il ministro Speranza afferma che grazie al nostro eccellente sistema sanitario riusciremo a superare questa pandemia (che si sta affrontando in gran parte grazie ai “nuovi eroi”), quale sarebbe lo scenario attuale se, oltre all’impegno del personale sanitario avessimo avuto anche un sistema sanitario efficiente?Risposta: sicuramente non saremmo stati tra i paesi “leader” mondiali in questa triste vicenda del coronavirus, non avremmo avuto il record mondiale di morti e contagiati, dopo gli Stati Uniti che però conta 328 milioni di abitanti!“
Qualcuno, che si è accorto che qualcosa non va nonostante altri dicano che sia il migliore del mondo, già parla di correggere, quando e se ci sarà una ripresa, il sistema sanitario di questo Paese, ma tenga ben conto che non lo si farà aumentando i fondi per la sanità, si spendono già troppi soldi! Si potrà correggere solo se si eliminano le clientele, la corruzione, gli sprechi, gli individualismi, la gestione politica, la dequalificazione delle figure emergenti e, al contrario, se si valorizzano le professionalità, il merito, la gestione da parte di chi se ne intende di medicina e, soprattutto, se si rimette come elemento centrale l’uomo. Si provi ad immaginare come migliorerebbe la sanità locale e nazionale e lo stesso loro attuale oneroso bilancio, se a questi medici ed infermieri, da sempre maltrattati, ignorati, umiliati, sfruttati, malpagati, denunciati, che ora sono diventati i “nuovi eroi”, si riconoscessero i meriti, la professionalità, se venissero retribuiti non come ultimi in Europa, se ci fosse un rapporto democratico con i vertici, se tutto fosse fatto in funzione del paziente!
Non chiamateli allora eroi ma bravi cittadini che lavorano bene perché a loro piace il loro lavoro e hanno come obiettivo la salute del paziente.
Spiego ora la mia seconda affermazione: questi “nuovi eroi” oltre ad essere “eroi” sono anche vittime.
All’8 di aprile del 2020 si contano, a livello nazionale, più di 10.000 medici contagiati con 94 decessi e 6549 infermieri contagiati con 26 decessi, secondo l’Istituto Superiore di Sanità sarebbero in totale “solo” 12.681: nonostante il balletto dei numeri il personale sanitario conta circa il 10% dei Covid positivi di tutto il Paese! Il 7 aprile al telegiornale della sera il Presidente Mattarella ancora una volta si è soffermato a ricordare il sacrificio di questi operatori sanitari. E’ veramente triste considerare che tanti colleghi hanno perso la vita nel compiere quello che è sempre stato il loro lavoro! Ma non è un castigo divino che si esprime per mezzo del nemico invisibile, ubiquitario e subdolo. Mi spiace davvero affermare che buona parte di queste morti si potevano evitare: sì è proprio così, questi “eroi” sono anche vittime.
Il 3 aprile su Doctor 33, una rivista medica on line, è uscito un articolo, scritto da Mauro Miserendino, dal titolo:“Covid: medici mandati allo sbaraglio da norme sbagliate”. E’ un’accusa che viene fatta da alcuni sindacati medici come l’ANAAO Assomed, seguita dal Patto per la Professione Medica che mette insieme CIMO, ANPO, Fesmed, Fials, Cimop, che incolpano di scelte irresponsabili la Protezione Civile e l’Istituto Superiore di Sanità.
In questo documento, oltre a segnalare che i dati comunicati dalla Protezione Civile non corrispondono alla realtà perché al 2 aprile riferisce 2600 casi tra gli operatori sanitari mentre all’ANAAO ne risultano più di 10.000, si evidenziano quattro cause che hanno portato alla diffusione del contagio tra i medici e gli infermieri negli ospedali e nel territorio e a tutte queste morti.
a) Una volta censiti i primi casi si è provveduto a isolare questi ma non i medici e coloro che erano venuti a contatto con i pazienti, contravvenendo al Piano Pandemico Nazionale ultimo del 2006, a questi medici non sono stati eseguiti neppure i tamponi per accertare una eventuale positività e molti di loro, probabilmente contagiati, hanno continuato ad esercitare ed a visitare persone diffondendo l’epidemia. Contravvenendo al DL 81\2008 non si è neppure provveduto alle specifiche per il contenimento del contagio che prevedono percorsi e zone differenziate pulito\sporco, aree a pressione negativa, sistemi di sanificazione, docce per il personale, ecc.
b) Carenza o inadeguatezza dei sistemi di protezione previsti per livello 3, quelloaltamente pericoloso, sempre dal DL 81\2008. Cioè non erano state stoccate mascherine FFP2 o P3 (quelle professionali per il personale sanitario), occhiali, visiere, tute, ecc., inoltre, per coprire la carenza, dalla Protezione Civile sono state elevate, arbitrariamente, a livello di FFP2 o P3 le semplici mascherine chirurgiche. Ciò significa che, almeno nei primi tempi, il personale medico ed infermieristico ha affrontato il virus con mezzi di protezione inefficaci.
c) Col decreto 14\2020 non è stato previsto l’isolamento del personale sanitario che fosse venuto a contatto con un individuo Covid positivo e neppure il tampone, obbligo che però è previsto per tutti gli altri cittadini che hanno contatti. Tutto per paura di chiudere i servizi, molti sanitari si sono posti in quarantena spontanea non tornando a casa per non contagiare i familiari.
d) I tamponi faringei sono stati limitati ai sanitari con sintomi respiratori trascurando tutti gli altri che erano venuti a contatto con pazienti positivi che potevano essere asintomatici o paucisintomatici e quindi diventavano grandi diffusori del contagio.
C’è ora il rischio che, nonostante ci siano state molte nuove assunzioni negli ospedali queste vengano vanificate dalla crescita dei contagi tra i sanitari, inoltre i nuovi assunti nella maggior parte dei casi hanno una scarsa esperienza, con le relative conseguenze. Negli ospedali, almeno negli ultimi tempi, pur se in ritardo, si è cercato di correre ai ripari, ma il problema ancora più grave si è avuto tra i medici di famiglia che sono rimasti completamente soli e a mani nude a combattere contro la pandemia, nonostante fossero in prima linea: infatti più del 50 % dei medici deceduti sono Medici di Medicina Generale, cioè medici di famiglia.
Ecco perché affermo che questi “nuovi eroi” sono anche vittime, sì vittime di un sistema sanitario superficiale che alcuni hanno anche definito, senza pudore, “modello italiano a cui si stanno adeguando tutti gli altri stati occidentali”; molti Paesi, i più avveduti, non hanno seguito questo esempio.
Nel sud del nostro Paese il contagio si è diffuso dopo qualche tempo e questo ha comportato qualche ravvedimento e una correzione, pur se parziale, di questi errori, ma altrove i buoi erano già fuggiti!
Nei prossimi giorni l’ANAAO e il Patto per la Professione Medica hanno annunciato che esporranno denuncia all’Autorità giudiziaria nei confronti della Protezione Civile che ha fornito a medici ed infermieri mascherine non idonee ad uso sanitario e che chiederanno al ministro della Salute la sostituzione dei componenti del gruppo tecnico dell’Istituto Superiore di Sanita’. Anche la Federazione regionale degli Ordini dei Medici della Lombardia ha scritto una lettera indirizzata al governatore Fontana e all’assessore al welfare Gallera per sottolineare 7 errori da loro commessi e lo stesso da Bergamo.
Per tutto ciò i medici e gli infermieri, che combattono per tutti in prima linea questa battaglia contro il virus,sono da considerare sì eroi, ma anche vittime!