Medicina Live con Nicola D’Imperio: cambiamento climatico e resilienza pandemica
Medicina Live con Nicola D’Imperio: la salvaguardia della salute umana dall’inquinamento della plastica. Di seguito il 2° intervento che inaugura un nuovo ciclo di appuntamenti con il dottor Nicola D’Imperio per “Medicina Live”, il nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Cambiamento climatico e resilienza pandemica (V. Kerry e P. Basu, editoriale del BMJ pubblicato il 6 gennaio 2025, interpretato e commentato da N. D’Imperio)
Nonostante la crescente necessità di trovare un approccio unitario che integri ed ottimizzi la salute della popolazione mondiale con l’ambiente e le sue modificazioni indotte dal cambiamento climatico, la comunità scientifica e politica internazionale continua a discutere senza arrivare a dei risultati e a non prepararsi ad altre pandemie, nonostante gli esperti predìcano che nei prossimi 25 anni ci sia il 50 % di possibilità che si verifichi un’altra pandemia mondiale simile a quella del Covid. I cambiamenti climatici stanno comportando un abbassamento del livello della salute e stanno in parte vanificando i progressi fatti dalla scienza; cambiamenti climatici e salute sono strettamente correlati tra di loro. I rischi collegati ai cambiamenti climatici si possono sintetizzare in 4 fattori. Primo fattore: i cambiamenti climatici e gli eventi estremi sempre più frequenti stanno accelerando i cambiamenti del nostro habitat con un conseguente aumento di vettori di malattia. I cambiamenti dell’habitat naturale comportano uno spostamento di animali tipici dei climi caldi verso quelli temperati, come ad esempio la comprovata presenza nel Mediterraneo di pesci tipici dei mari tropicali, il che significa un trampolino di lancio di virus nuovi che si mescolano con quelli autoctoni con risultati imprevedibili. I ricercatori prevedono che nel 2080 il 60% della popolazione mondiale sarà affetto dalla Dengue, malattia virale tropicale, trasmessa da alcune zanzare dell’Africa e del sud-est asiatico, chiamata anche “malattia spaccaossa” perché si manifesta con forti dolori muscolari e articolari, che, a volte, può comportare gravi emorragie. Dagli anni ’60 l’incidenza della Dengue sta crescendo rapidamente con circa 50-100 milioni di persone infettate ogni anno ed è già endemica in un centinaio di Paesi. Anche la cattiva qualità dell’aria, esacerbata dalla combustione di carburanti fossili, non solo comporta un suo surriscaldamento ma aumenta il rischio di malattie infettive. Uno studio molto affidabile del 2021 ha trovato una significativa associazione tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico, anche solo per brevi periodi, e l’incidenza dei casi giornalieri di Covid, inoltre i morti per Covid, durante la recente pandemia, furono più numerosi nelle aree con maggiore concentrazioni di PM ( 10, 2.5, 1 micron) nell’aria. Secondo fattore: i cambiamenti climatici sono un vettore di povertà in particolare per anziani, bambini, donne dei paesi già marginalizzati e compromettono ulteriormente la possibilità di usufruire di acqua pulita, cibo, mezzi di sussistenza e condizioni lavorative idonee. La Banca Mondiale stima che i cambiamenti climatici porteranno 132 milioni di persone verso una povertà estrema entro il 2030, un terzo di loro a causa del peggioramento delle condizioni di salute. La povertà è associata a cattive condizioni di salute per il sovraffollamento e l’impossibilità di accedere alle cure mediche e ciò promuove la trasmissione di malattie infettive. Alla povertà spesso sono associati altri eventi quali la malnutrizione, lo stress e l’inquinamento dell’aria e dell’acqua. Terzo fattore: i cambiamenti climatici alterano le condizioni di vita, l’accesso alle risorse, comportando conseguenze economiche e demografiche, e favoriscono le migrazioni e il rischio di pandemie. Oggi più di 3,6 miliardi della popolazione mondiale vive in aree vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici, teatro spesso di eventi estremi, e di questi si calcola che 1,2 miliardi emigreranno in aree a rischio più basso entro il 2050.01:12
I più colpiti da questo terzo fattore sono sempre i bambini, gli anziani e le donne che vivono nei Paesi a basso e medio sviluppo in quanto non hanno la possibilità di accedere ai servizi sanitari, comprese le vaccinazioni, che spesso soggiornano a lungo in campi profughi affollati, con pessimi servizi igienici in cui le malattie infettive e gli stress psico-fisici, riducono le capacità di difese da parte del sistema immunitario. Quarto fattore: i sistemi sanitari del mondo, in particolare quelli dei Paesi a basso o medio sviluppo, sono poco preparati a diagnosticare precocemente, a contenere e a rispondere alle malattie infettive favorite dai cambiamenti climatici, lo abbiamo visto nel corso dell’ultima pandemia da Covid 19, periodo infausto che abbiamo già cancellato dalla nostra memoria. Ma non dobbiamo dimenticare quello che è successo; la pandemia mondiale del 2020-2023, ci deve insegnare a prevenire altri eventi simili che, come dimostrato scientificamente, saranno inevitabili nel nostro futuro, non dobbiamo più trovarci impreparati e quindi dobbiamo costruire dei sistemi sanitari nazionali che abbiano la capacità di prevenire, diagnosticare precocemente e curare efficacemente. Ciò richiede investimenti in sistemi più efficaci di attenzione e di sorveglianza delle patologie, in particolare quelle infettive e virali, un miglioramento della rete di laboratori che possano essere pronti ad essere potenziati rapidamente in caso di crisi, una task force esperta di personale sanitario pronta ad affrontare immediatamente la crisi, delle istituzioni sanitarie pubbliche competenti ed efficienti che si muovano secondo protocolli approvati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, un management e una leadership competente e onesta e, infine, bisogna credere nella scienza. Per rispondere a queste esigenze sono necessari degli adeguati finanziamenti per la sanità pubblica, distribuiti in settori: cambiamenti climatici, preparazione alle pandemie, regole sanitarie univoche in tutto il mondo. Una analisi condotta dalla Banca Mondiale nel 2022 stima che per portare i paesi a basso o medio sviluppo ai livelli adeguati di preparazione ad una pandemia sono necessari 10 miliardi di dollari all’anno per i prossimi 5 anni. Altri 11 miliardi sono necessari annualmente per agire sulle patologie collegate direttamente ai cambiamenti climatici per aumentare la resilienza della popolazione. Cifre notevoli, ma modestissime se paragonate a quelle che in tutto il mondo si spendono per gli armamenti e per la ricostruzione dei danni arrecati dai numerosi focolai di guerra sparsi in tutto il mondo. Quando, cinque anni fa, insorse, proprio in questo periodo dell’anno, la pandemia da Covid 19, che poi si diffuse a macchia d’olio a tutto il mondo nel giro di due mesi, in Italia i medici e gli infermieri che si trovarono a combattere nei Pronto Soccorsi e nelle Rianimazioni ebbero l’appellativo di “eroi” e il nostro Governo si prefisse come primo obiettivo per il dopo pandemia, il miglioramento del Servizio Sanitario Nazionale per non lasciarsi più trovare impreparati dalle prossime possibili pandemie. L’euforia del superamento della pandemia da Covid ha portato a dimenticare quei giorni tragici, le promesse, gli “eroi”. La stoltezza umana attende impreparata la prossima.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it