“I tumori dell’esofago: epidemiologia e prevenzione”. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 50° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Ripeto quanto già detto all’inizio di questa nuova serie di argomenti di gastroenterologia che trattano le patologie più gravi, come, in questo caso i tumori dell’esofago: la gente deve sapere come queste malattie si prevengono alla base, per far sì che non insorgano, o almeno per diminuire il rischio che insorgano (prevenzione primaria) e come si possanoriconoscere in tempo utile, prima che diventino incurabili o difficilmente curabili (prevenzione secondaria). Le fasi diagnostico-terapeutiche sono, volutamente, in questa mia trattazione, solo sfiorate perché riservate agli addetti ai lavori, cioè ai medici gastroenterologi, ai chirurghi, agli oncologi e ai medici di famiglia.
Poiché ci sono due tipi di tumore dell’esofago, uno derivante dalle cellule tipiche della parete interna dell’esofago (detto carcinoma squamocellulare) e un altro da cellule che sono tipiche dello stomaco, infatti si sviluppano nella parte più bassa dell’esofago (detto adenocarcinoma); poiché le loro cause, le origini, l’epidemiologia, sono molto diverse, pur mantenendo identici aspetti diagnostico-terapeutici, li tratterò separatamente.
Il tumore maligno esofageo, propriamente detto carcinoma squamo-cellulare, prende origine dalle cellule che costituiscono la parete più interna dell’esofago, quella che viene a contatto con tutte le sostanze ingerite. Nella incidenza globale dei tumori di tutti gli organi, per entrambi i sessi, occupa il sesto posto e lo stesso vale anche per la mortalità (ricordo che il primo e il secondo posto per la donna sono occupati, rispettivamente, dai tumori della mammella e dell’utero e per l’uomo da quelli del polmone e del colon). L’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età, infatti, tra tutti i casi diagnosticati, si ritrova, tra tutti i tumori esofagei, solo un 4% prima dei 45 anni, che diventa il 60% dopo i 65 anni. E’ più frequente negli uomini che nelle donne, più nella razza bianca che nella nera.
Ci sono alcune aree, nel mondo, in cui questa varietà di tumore è più frequente, dove supera i 100 casi ogni 100.000 abitanti, è la cosiddetta “cintura asiatica del carcinoma esofageo” che si estende dal nord dell’Iran, attraversa il Turkmenistan e Kazakistan sino alle provincie di Shanxi ed Henan del nord della Cina. Ciò non deve però illudere i paesi occidentali che il problema sia per noi trascurabile, perché abbiamo pur sempre 30-40 casi per 100.000 abitanti ogni anno.
Per effettuare una adeguata e necessaria prevenzione primaria è indispensabile considerare le cause e i fattori di rischio del carcinoma esofageo squamo-cellulare: fattori nutrizionali, ambientali, alcol, fumo e fattori genetici.
L’utilizzo di acqua da bere proveniente da pozzi e non da una rete idrica controllata sembra essere al primo posto, questo è stato dimostrato nelle zone di Shanxi e Henan; seguono gli idrocarburi aromatici presenti nella combustione delle stufe a carbone e nelle cucine poco ventilate, di qui l’alta incidenza del tumore anche tra le donne della “cintura asiatica”. Anche l’utilizzo comune di cibi conservati o di pane secco, è incriminato come causa, o almeno concausa, del carcinoma esofageo, spesso insieme ad alcuni funghi, che favoriscono la produzione di nitrosamine cancerogene.
Un’altra causa è l’uso di bevande molto calde (diffuso è, in queste aree ad alto rischio, l’abitudine a bere del the quasi bollente), con conseguenti traumi termici che inducono una infiammazione cronica della parete dell’esofago che predispone, insieme agli altri fattori, alla deviazione anomala delle cellule.
Anche l’alcol ed il fumo hanno una grande responsabilità come causa del carcinoma esofageo, non ha importanza il tipo di fumo o alcol, ma la quantità, e questo è evidente nei paesi occidentali in cui i forti fumatori e bevitori sono maggiormente colpiti.
Anche alcune patologie preesistenti, quali l’acalasia (difetto motorio del transito del cibo dall’esofago allo stomaco), i restringimenti causati da pregresse esofagiti da caustici, alcune infezioni croniche da funghi come la candida, o da virus quali il papilloma virus (HPV) o alcune esofagiti croniche secondarie a radioterapie in sede toracica per tumori della mammella, possono essere se non cause, almeno concause, del carcinoma esofageo, per il ristagno del cibo in esofago che, col tempo, comporta una infiammazione della parete che predispone alla mutazione cellulare.
Infine, è molto probabile che influiscano anche alcuni fattori genetici, familiari, ancora in fase di studio, che, verosimilmente, almeno in alcune regioni, come la “cintura asiatica” e, in occidente in alcune famiglie, rende più frequente questo tumore.
Come si può notare la causa del carcinoma squamocellulare esofageo non è una sola ma è costituita da un insieme di fattori che, se si ritrovano ad agire insieme, possono diventare pericolosi.
Anche in Italia, dove l’incidenza di questo tumore è relativamente bassa, si deve e si può fare una prevenzione primaria. Faccio un solo esempio: un soggetto di 50 anni, con un parente consanguineo che ha avuto un carcinoma esofageo, che è un fumatore e bevitore, che è solito ingerire bevande molto calde, che trascura la sua alimentazione nutrendosi di cibi non freschi, che ha qualche ostacolo allo svuotamento dell’esofago per uno dei motivi su accennati, è sicuramente un soggetto a rischio di sviluppare un carcinoma esofageo, per cui l’eliminazione almeno delle concause eliminabili è la migliore prevenzione fattibile.
Fortunatamente abbiamo anche alcune sostanze che, presenti in natura, hanno la facoltà di ostacolare lo sviluppo di questo tumore, come di altri, e ne cito solo alcuni: il selenio, che è contenuto nel tonno a pinna gialla, sardine, gamberi, nel tacchino, pollo, uova; lo zinco contenuto nelle ostriche, nei granchi, nei frutti di mare, funghi, fagioli, pistacchi, mandorle, noci, semi di sesamo, di grano, di zucca, d’anguria, cioccolato fondente concentrato; i folati, cioè l’acido folico, o vitamina B9 , contenuto in verdure a foglia verde (lattuga, broccoli, spinaci, asparagi), nel fegato, nel latte, arance, kiwi e limoni.In parole povere un aumento dell’introduzione (compatibilmente con altri problemi collaterali di salute) di frutta, pesce, carne bianca con diminuzione di carne rossa, carne conservata ed essiccata o salata, carne bollita ad alta temperatura, insieme all’eliminazione di bevande molto calde, aiutano, da un punto di vista alimentare, a prevenire il tumore dell’esofago.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it