Il cancro del colon-retto. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per l’86° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
il cancro del colon-retto (ccr)
E’ uno tra i più frequenti, infatti nell’uomo lo precedono solo quello del polmone e della prostata, nella donna viene dopo il cancro del seno e del polmone. L’incidenza tra uomo e donna è uguale. Quando viene diagnosticato in fasi precoci la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è quasi del 90%, però, purtroppo, ancora oggi meno del 40% dei casi viene diagnosticato in fase precoce. Questo tumore si sviluppa molto lentamente negli anni, quando ai fattori genetici si sommano quelli ambientali, per cui, contrariamente agli altri tumori, in questo lungo lasso di tempo è possibile diagnosticare le lesioni preneoplastiche, di cui il principale è il polipo adenomatoso e quindi asportarlo, il più delle volte in corso di colonscopia e quindi di effettuare una prevenzione secondaria.
Epidemiologia.
La frequenza del CCR varia molto tra le diverse popolazioni. Il tasso d’incidenza è più alto nei paesi sviluppati, in Nord America, in Australia e in Nuova Zelanda, intermedio in Europa e basso in Asia, Sud America e specialmente nell’Africa sub-sahariana. In uno stesso Paese il tasso d’incidenza può variare da regione a regione, infatti negli USA è più basso nel Sud e nel West (eccetto l’area della baia di San Francisco); in Italia sino a qualche decennio fa il CCR era più frequente al Nord rispetto al Sude questo per le differenti abitudini alimentari che al Nord vedeva un più alto consumo di carne e grassi con poca verdura e frutta e al Sud un più elevato consumo di frutta e verduracon scarso consumo di carne e grassi. Negli ultimi anni si è assistito ad una tendenza all’omogeneizzazione delle abitudini alimentari per cui il tasso d’incidenza del CCR al Sud dell’Italia è in salita e, nei centri urbani maggiori, è pari a quello del Nord. Inoltre, in tutto il mondo, gli abitanti delle aree rurali hanno un tasso d’incidenza più basso rispetto alle grandi città. Sono stati eseguiti studi epidemiologici in USA confrontando il tasso d’incidenza negli immigrati da aree a basso rischio, come l’Asia, ma soprattutto l’Africa;questi hanno dimostrato che gli immigrati, dopo almeno dieci anni di permanenza nel loro nuovo paese, dove si erano inseriti e avevano assimilato anche usi, costumi e abitudini alimentari, presentavano lo stesso tasso d’incidenza degli americani. Sono state proprio queste osservazioni epidemiologiche che hanno fortemente suggerito che sicuramente nel determinismo del CCR i fattori ambientali ed alimentari arrecano un contributo determinante.
La genetica
I disordini genetici sono gli stessi del polipo adenomatoso, da cui il 90% dei CCR proviene; essi consistono essenzialmente in tre categorie: a) le alterazioni dei proto-onco-geni (l’onco-gene è il gene da cui deriva la potenziale cellula neoplastica), b) la perdita dei geni che sopprimono la cellula neoplastica, c) le alterazioni dei geni che controllano la riparazione delle cellule neoplastiche.Tra questi ultimi i più studiati sono i geni K,N,H-RAS la cui mutazione è presente nel 47 % dei carcinomi e nel 58 % degli adenomi più grandi di 1 cm. Ma non basta solo questa mutazione genetica a determinare il cancro del colon; qualche anno fa si scoprì, ad esempio, che i pazienti con poliposi familiare (FAP), presentavano un “vuoto” all’interno del cromosoma 5 (i cromosomi sono costituiti da un insieme di geni)che era il posto occupato da una proteina costituita da 2843 aminoacidi, che fu chiamata APC ed eraun gene soppressore che era situato nelle cellule della parete del colon col compito di ostacolare la migrazione delle cellule neoplastiche. Bene, dal 60 all’80 % dei casi di poliposi e di CCR il gene APC è mutato. Così come si è scoperto che la graduale progressione del CCR è associata in più del 75% dei casi, alla perdita dell’attività dei geni soppressori ostacolanti la migrazione delle cellule neoplastiche, collocati nel cromosoma 18q. E ci fermiamo qui, ribadendo che non una ma decine di mutazioni genetiche, come quelle che abbiamo citato solo a mò di esempio, tutte insieme comportano lo sviluppo, l’accrescimento e la diffusione, o metastatizzazione, del CCR.
Questa predisposizione all’instabilità genomica, diffusa in tutte le latitudini, crea le condizioni favorenti lo sviluppo dell’adenocarcinoma del colon-retto; ha però bisogno di altri fattori affinchè la sua azione si concretizzi: i fattori ambientali, gli stili di vita, l’alimentazione.
L’alimentazione
Molti studi evidenziano che le diete che contengono alte percentuali di grassi predispongono al CCR, in particolare del sigma e del colon discendente. In media nei paesi occidentali, con un alto tasso di CCR, i grassi costituiscono il 40-45% di tutte le calorie introdotte, mentre nei paesi con bassa percentuale di CCR i grassi ne costituiscono solo il 10-15 %. Inoltre i grassi stimolano la secrezione di acidi biliari che non sono carcinogeni principali, ma possono favorire altri carcinogeni. Studi epidemiologi, ma clinici e su modelli animali hanno dimostrato che le fibre proteggono dal CCR e anche questo è il motivo per cui in africa, Asia, America latina, dove si mangia molta verdura e frutta, questa malattia è molto più rara. Lo stesso avviene in Italia dove nel Sud c’è una minore incidenza del CCR rispetto al Nord a causa dell’elevato consumo di verdura e frutta, ma la forbice negli ultimi anni sta diventando più stretta a causa di una certa omogeneizzazione delle abitudini alimentari.
Proteggono dal CCR alcuni cibi ricchi di sostanze antiossidanti, quali la vitamina A, contenuta nel fegato, latte intero, formaggi, tuorlo d’uovo; le carote, le verdure a foglia verde, la frutta di colore arancione, come il melone e le albicocche contengono carotenoidi che favoriscono la produzione di vitamina A e quindi anch’essi hanno azione protettiva. Anche la vitamina C, che è un ottimo antiossidante, ha un’azione preventiva nei confronti del CCR, oltre che in numerose altre patologie, essa è contenuta negli agrumi, pomodori, peperoni, frutti di bosco, Kiwi, verdura verde, cavoli. Lo stesso vale per il calcio, contenuto in grande quantità nel latte e nei latticini. Anche il modo di cuocere carne e pesce è importante perché si è dimostrato che la loro cottura intensa alla brace o grigliatapuò sviluppare sostanze ad azione mutagena; quindi quando si ordina in un ristorante una bistecca ai ferri ben cotta, ricordiamo che è sbagliato.I farmaci antinfiammatori, invece, ne riducono l’incidenza, si è inoltre dimostrato che l’attività fisica la riducono, mentre l’obesità è un fattore favorente.
Un cenno va fatto sulla chemioprevenzione che è l’uso abituale di agenti naturali o anche sintetici che invertono, sopprimono o prevengono la progressione o la recidiva di un cancro.
Per concludere, possiamo senza dubbio affermare che, specie nei soggetti predisposti per familiarità, una dieta povera di grassi, ricca di fibre e frutta che contengono vitamina A e C, i latticini col Calcio, associata all’assunzione quotidiana di 100 mg di aspirina al giorno, ha un effetto di chemioprevenzione, cioè salvaguarda dallo sviluppo di CCR.Ovviamente se ciò avviene in tempi lunghi, decenni.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it