“Infezione da helicobacter pylori”. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 39° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Dati epidemiologici
E’ uno dei batteri più antichi tra quelli che possono infettare l’uomo e, dagli studi del suo patrimonio genetico, si è calcolato che l’Hp infetta l’uomo da quasi 56.000 anni, dal paleolitico inferiore. L’uomo è, tra gli esseri viventi, il più grande serbatoio di questo batterio che non solo trova il suo habitat naturale nello stomaco, ma necessita dell’acido cloridrico da questo prodotto; ha una forma a spirale, da cui il nome, e con i suoi flagelli si muove liberamente nella parete mucosa interna dello stomaco. E’ diffusissimo in tutto il mondo e si calcola che infetta più del 50%, in media, della popolazione mondiale, andando da un 20% nei paesi più progrediti dell’occidente all’80 % in alcuni paesi sottosviluppati, dove le condizioni socio-economiche, l’affollamento, la mancanza di acqua corrente nelle case, ne favoriscono lo sviluppo. Nei paesi progrediti la maggior parte dei bambini in tenera età è infettato, ma viene poi eliminato spontaneamente tanto che a 10 anni diventa raro, per crescere nuovamente nel corso degli anni tanto che tra i 18 e i 30 anni infetta il 10 % degli adulti ed aumenta progressivamente sino ad infettare il 50% della gente al di sopra dei 60 anni. Essendo eliminato con le feci la via più frequente di infezione è quella fecale-orale, Non è trasmesso per via orale-orale tanto che i dentisti non hanno una incidenza più alta, mentre viene trasmesso attraverso il contenuto gastrico, infatti i medici e gli infermieri gastroenterologi hanno una incidenza più elevata, come le madri che vengono in contatto col vomito dei bambini e il personale degli asili nido, questo spiega anche la grande diffusione tra i bambini in tenera età.
Meccanismi e patologie da Hp
Ma non in tutti i soggetti infettati da Hp si sviluppa una patologia; solo in circa il 10% il batterio determina un’infiammazione della parete interna dello stomaco, che, col tempo, in alcuni soggetti conduce ad un’alterazione delle cellule gastriche portando alla gastrite o all’ulcera gastro-duodenale;in alcuni casi le cellule possono cambiare lentamente i loro caratteri sino a costituire la base per lo sviluppo del cancro dello stomaco, o di alcuni linfomi. La scoperta, da parte di Barry Marshall’s e di Robin Warren, negli anni ottanta del secolo scorso, dell’Hp e delle terapie per sconfiggerlo, ha rivoluzionato il campo della medicina e perciò furono insigniti, nel 2005, del premio Nobel nel campo della ricerca medica. Infatti, prima della scoperta dell’HP, l’ulcera gastroduodenale era una patologia molto diffusa e le sue gravi complicazioni, l’emorragia e l’ulcera, erano tra i principali fattori di morte. Il batterio infetta solo le cellule della mucosa dello stomaco o di altri tratti vicini, come il duodeno o l’esofago, dove la mucosa può assumere i caratteri di quella gastrica (metaplasia) e questo spiega l’ulcera duodenale o lo sviluppo di un tumore dell’esofago con le caratteristiche di quello gastrico.
La diagnosi dell’infezione da Hp.
Sono ormai numerosi i metodi di laboratorio che permettono, in modo spesso molto semplice e rapido, di fare la diagnosi. Alcuni utilizzano la capacità dell’Hp di produrre un enzima, l’ureasi, e su questo si basa l’urea breath test, comunemente conosciuto come “test del respiro per l’Hp”, che è altamente specifico (95-100%) e sensibile (90-95%) per l’Hp. Tuttavia la sua sensibilità può essere alterata dalla presenza di sangue nello stomaco, antibiotici, sali di bismuto o da farmaci che inibiscono la secrezione di acido cloridrico, in particolare i PPI (Inibitori della Pompa Protonica). Per questo motivo tali farmaci vanno sospesi 7-30 giorni prima del test (meglio 30 giorni). Un altro test che utilizza l’ureasi prodotta dall’Hp è il test rapido all’ureasi direttamente su un piccolo campione di mucosa gastrica prelevata nel corso di una EGDS: si pone il frammento in un liquido contenente urea e, se è presente l’Hp e quindi l’ureasi da questo prodotto, il liquido assume un colore rossastro verso vari toni di rosso, e la sua intensità e velocità dipende dalla quantità di Hp presenti nel frustolo, anche questo metodo è sensibilissimo e specifico. Un altro metodo ancora è la ricerca dell’Hp direttamente al microscopio su un frustolo di mucosa prelevata nel corso di una EGDS: questo metodo ha la specificità e sensibilitàdei primi due, ma in più dà informazioni sul grado di infiammazione e di danno che l’Hp ha comportato sulle cellule dello stomaco. Un altro metodo è la ricerca dell’antigene fecale dell’Hp, che ha una buona specificità e sensibilità, anche se leggermente inferiore al breath test, infine c’è la ricerca nel sangue degli anticorpi, che ha la più bassa sensibilità e specificità e non può essere utilizzata per controllo dopo terapia eradicante. L’esame colturale dell’Hp con relativo antibiogramma (cioè la prova di sensibilità a vari antibiotici) è un metodo non routinario, difficile, perché l’Hp non cresce facilmente in modo artificiale, si esegue solo in pochi laboratori specializzati, è specifico ma poco sensibile, e, infine, dispendioso. Si potrebbe avanzare l’ipotesi di eseguire la ricerca colturale con antibiogramma solo se il paziente non risponde a ripetuti cicli di eradicazione e quando l’esame istologico della mucosa gastrica, eseguito su frustolo prelevato durante EGDS, mostra una displasia, nella speranza di individuare un antibiotico a cui l’Hp è sensibile. In Italia sono pochissimi i laboratori specializzati in questo tipo di ricerca.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it