” La piramide alimentare mediterranea”. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 16° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
La validità dell’Alimentazione Mediteranea (AM) fu dimostrata, come detto nei precedenti articoli, da Ancel Keys, che, dopo aver notato, negli anni ’50 del secolo scorso, una minore incidenza di malattie cardiovascolari nel sud dell’Italia, rispetto agli USA e ai Paesi dell’Europa del nord, promosse il “Seven Country Study”, uno studio epidemiologico che raccoglieva i dati di 12.000 soggetti, tra i 40 e i 60 anni, divisi in 7 gruppi e 16 sottogruppi: USA, Finlandia, Olanda, Italia, Grecia, Croazia, Giappone. In Italia i sottogruppi furono 3: Crevalcore vicino a Bologna, Montegiorgio nelle Marche, Nicotera in Calabria. Questi soggetti vennero seguiti ogni 5 anni per 50 anni con esami di laboratorio e valutazioni cliniche.
Lo scopo era di valutare il rapporto tra il tipo di alimentazione, il colesterolo e l’incidenza di malattie cardiovascolari. I primi dati furono raccolti agli inizi degli anni ’90 e lo studio dimostrò che: le alimentazioni americana, finlandese ed olandese erano particolarmente ricche di grassi saturi e proteine di origine animali e in tali paesi furono registrati in numero superiore le malattie cardiovascolari. Nel sud d’Italia, a Nicotera, (ma non a Crevalcore, in provincia di Bologna, con alimentazione ricca di grassi saturi, simile a quella del nord Europa), a Creta, in Grecia, in Dalmazia e Giappone, dove la dieta era basata su prodotti cerealicoli grezzi, frutta verdura e grassi mono-insaturi provenienti dall’olio extravergine di oliva, i livelli di colesterolo erano più bassi e conseguentemente poco frequenti erano le malattie cardio-vascolari. Lo studio è ancora in corso, ma i suoi risultati preliminari furono pubblicati, ai primi degli anni ’90 del secolo scorso, sul libro “Eatwell and stay well, the mediterranean way”.
Lo studio dimostrò, altresì, che la crescente incidenza di malattie croniche, degenerative e tumori, in particolare del colon, nelle società occidentali avanzate, è in relazione all’alimentazione basata su alti consumi di grassi animali, carni rosse, latticini e alimenti ricchi di zuccheri semplici o eccessivamente salati. La AM faceva riferimento a quello che, fino agli anni ‘60 del secolo scorso, mangiava la gente semplice ed il contadino del sud dell’Italia, della Grecia e della Croazia; ma ormai, negli anni ’90, era troppo tardi perché, con la globalizzazione alimentare, quelle abitudini si erano perse e anche in questi Paesi erano in progressivo aumento le malattie cardiovascolari, degenerative e i tumori.
Negli stessi anni altri studiosi di tutto il mondo confermavano i dati del “Seven country study” di Ancel Keys e concludevano che i cibi consumati nel bacino del Mediterraneo permettevano la preservazione di un buono stato di salute e riduzione delle malattie.
I concetti di base sono stati divulgati in rappresentazioni grafiche a forma di piramide in cui alla base venivano indicati gli alimenti che possono essere consumati con maggiore sicurezza e, nei livelli soprastanti, quelli che dovrebbero essere consumati con cautela. Furono sviluppati dalle università americane numerosi modelli di piramide, ma mal si adattavano alle varianti alimentari dei paesi mediterranei. Perciò la comunità scientifica europea, nel 2009, ha elaborato una nuova piramide che ben si adatta alle nostre esigenze e ai nostri costumi. Essa è rivolta alla popolazione tra i 18 e i 65 anni e, per non lasciare condizionare la gente dall’uso quotidiano della bilancia, che può diventare a volte ossessivo, non indica i consumi, le quantità, ma le porzioni (che corrispondono a quelle in media fornite dai ristoranti), ed educa a comporre i cibi nel modo giusto.
Proviamo ora a descrivere la piramide dell’Alimentazione Mediterranea del 2009.
Alla base c’è l’attività fisica, la convivialità, la stagionalità, i prodotti locali;l’attività fisica costante, attiva e personalizzata, come quella del contadino del sud negli anni ‘50 e ’60 del secolo scorso; la convivialità, che significa vivere il cibo come occasione di piacere e d’incontro; gli alimenti di stagione e i prodotti locali, perché indubbiamente più freschi, sani, ricchi di sostanze nutritive ed esenti da conservanti. Inoltre, sempre alla base, c’è l’invito a bere acqua e non bevande edulcorate, che, invece sono poste all’apice della piramide, insieme ai dolci.
Al primo livello sono indicati gli alimenti che si dovrebbero preferire giornalmente; i prodotti cerealicoli grezzi, che contengono polifenoli e sostanze antiossidanti, oltre alle scorie che stimolano i movimenti intestinali; qui bisogna stare ben in guardia che siano prodotti cereali grezzi e non raffinati,in quanto questi ultimi balzano al vertice della piramide, cioè sono sconsigliati nell’uso quotidiano; ancora da preferire giornalmente sono la verdura 1-2 porzioni ( una porzione è di circa 100 g.), frutta 2-3 porzioni, possibilmente variandone i colori, latticini 1 porzione (una porzione è di circa 30-40 g.), olio extravergine d’oliva circa 20-40 ml al giorno, frutta a guscio, semi, olive, preferendo come condimento le spezie al posto del sale.
Al secondo livello sono indicati i cibi, e le relative porzioni, da distribuire nel corso della settimana ad integrazione di quelli giornalieri del primo livello, variandone la composizione: uova 2-4 porzioni, pesce 2 porzioni, legumi 2 porzioni, carne bianca 1-2 porzioni.
Al terzo livello della piramide sono indicati i cibimeno sani e che dovrebbero essere assunti, nel corso della settimana, con minore frequenza, sempre ad integrazione di quelli del primo e del secondo livello: salumi massimo 1 porzione alla settimana, carni rosse massimo 1 porzione alla settimana, dolci massimo 1 porzione per settimana.
Sommando tutte le porzioni si arriva ai 14 pasti settimanali (pranzo e cena).
Ovviamente laquantità delle porzioni deve essere proporzionata alla costituzione dell’individuo, all’età e al suo fabbisogno di energia nel corso della giornata.
Infine un cenno all’unica bevanda alcolica prevista nella AM, il vino: sono concessi 2-3 bicchieri di vino al giorno (preferibilmente rosso perché ha azione protettiva cardiovascolare) per l’uomo, e 1 bicchiere per la donna, perché la donna lo metabolizza l’alcool meno dell’uomo, ma, si aggiunge, con moderazione, nel rispetto delle tradizioni sociali e religiose.
Nel 2010 l’Alimentazione Mediterranea ebbe dall’Unesco il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it