“L’alimentazione mediterranea: la storia”. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 14° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Le prime osservazioni sui benefici per la salute dell’Alimentazione Mediterranea risalgono alla seconda metà dell’ottocento quando alcuni studiosi inglesi misero in evidenza che nei Paesi del bacino del Mediterraneo c’erano pochi casi di malattie cardiovascolari, se si ponevano comeelemento di confronto i paesi del nord dell’Europa.
Elisabeth David, scrittrice di libri di gastronomia, negli anni trenta del secolo scorso girò il mar Mediterraneo in lungo ed in largo, insieme col marito che le faceva da skipper su un piccolo yacth, studiando le cucine dei Paesi che si affacciavano su questo mare ed ebbe una intuizione, che poi per lei si trasformò in certezza: l’alimentazione della gente, in particolare di coloro che abitavano il sud dell’Italia, era una delle più sane al mondo. Così la David, nel 1952, scrisse un libro, “Italian foods”, illustrato dai disegni di Renato Guttuso, in cui non solo descriveva il modo di preparare i cibi del nostro meridione, ma azzardava, non essendo né medico, né nutrizionista, nell’affermare che questi cibi semplici, oltre ad essere gustosi, arrecavano un beneficio alla salute dell’uomo.
Ma la vera svolta e la vera prova scientifica dei benefici dell’Alimentazione Mediterranea si ebbe con uno studioso americano del Minnesota, un ricercatore, Ancel Keis. Costui era un medico che insegnava fisiologia presso l’università di Minneapolis ed aveva già inventato, un decennio prima, la celeberrima “razione K “ che permetteva ai soldati americani, durante la seconda guerra mondiale, di assumere, in poco volume, una quantità di calorie tale da essere sufficiente per le loro attività giornaliere, pur se pesanti e molto impegnative. Il dottor Keis aveva, inoltre, elaborato la sua teoria sul ruolo dei lipidi (i grassi) sulla etiopatogenesi delle malattie cardio-vascolari. Nei primi degli anni cinquanta del secolo scorso erano in corso nel suo istituto gli studi su questa teoria e, casualmente, nell’equipe del dr Keis, si ritrovava un ricercatore americano che aveva i genitori di Nicotera, paese della Calabria in provincia di Vibo Valentia, e costui riferì al suo direttore che i suoi genitori gli avevano riferito che al loro paese era molto raro che la gente morisse per infarti cardiaci o ictus celebrali (che sono determinati dall’arteriosclerosi). Keis si incuriosì, prese alcune informazioni più approfondite, ebbe la conferma che era vero e partì, con la moglie, ricercatrice anch’ella, alla volta di Napoli su una nave su cui caricò la sua auto, a bordo della quale aveva installato un apparecchio per la misurazione del colesterolo nel sangue.
Le sue prime esperienze le fece negli antichi quartieri popolari della città partenopea che percorse, capillarmente, facendo prelievi del sangue ai volontari per il dosaggio del colesterolo e, in effetti, venivano confermati valori molto bassi. Nel suo soggiorno napoletano ebbe modo di conoscere anche la “gente bene” della città e incominciò a frequentare lo Yacth Club, adiacente al borgo marinaro di Castel dell’Ovo, divenendone socio lui stesso, e propose di fare il dosaggio del colesterolo a tutti i soci, che accettarono volentieri, ma i risultati furono deludenti: il livello medio del colesterolo era ben più alto del livello medio del colesterolo degli abitanti dei Quartieri Spagnoli e di Forcella! A Keis bastò partecipare ad una cena allo Yacth Club per svelare l’arcano: fu servito un antipasto di frutti di mare, due primi (paccheri alla pescatora e spaghetti allo scoglio), due secondi ( spigole all’ischitana e ostriche, con relativi contorni), come dolce degli enormi babà al rum e alla crema, frutta di stagione, limoncello, il tutto accompagnato da una falanghina della penisola sorrentina. Il dottor Keis gradì moltissimo quella cena, ma soprattutto gli servì a capire il perché della grande differenza dei valori medi di colesterolo tra la “gente bene” che frequentava lo Yacth Club e la gente dei quartieri popolari.
Da Napoli Ancel Keis, in compagnia della sua assistente-moglie, alla guida della sua auto-laboratorio, si recò in Calabria, a Nicotera, dove, per prima cosa si recò dal sindaco, gli illustrò gli scopi della sua visita e gli chiese di consultare i registri comunali dove erano registrati gli atti e le cause di morte: dopo alcuni giorni trascorsi a consultare i documenti, si accorse che la popolazione era molto longeva e che la causa più frequente di morte era quella naturale in persone molto anziane, seguiva l’”intossicazione da piombo”, mentre le patologie cardio-vascolari risultavano agli ultimi posti. Chiese al sindaco il perché di tutti quei casi di intossicazione da piombo: il sindaco gli rispose, imbarazzato, che era un eufemismo per indicare le morti per armi da fuoco. Parcheggiata la sua auto-laboratorio nella piazza principale del paese, offrì ai volontari abitanti di Nicotera la possibilità di dosare il colesterolo nel sangue: il valore medio era ancora più basso di quello dei Quartieri Spagnoli e di Forcella a Napoli. Inoltre, in alcuni volontari oltre i sessant’anni, riuscì anche ad eseguire delle biopsie delle arterie, anche qui il risultato fu strabiliante: non c’era traccia di arteriosclerosi.
– Keis si innamorò del nostro paese, lasciò l’università di Minneapolis e si stabilì nel Cilento, a Pioppi, un villaggio di pescatori nel comune di Pollica, dove rimase sino al 2004, quando tornò a Minneapolis all’età di cento anni e dopo qualche mese morì prima di compiere i 101 anni. A Pioppi continuò i suoi studi e, alla fine degli anni cinquanta,per provare la sua teoria che gli alti livelli di lipidi nel sangue (il colesterolo) erano la causa principale di infarti ed ictus ideò il “Seven countries study”. In questo studio furono reclutati 12.000 persone, tra i 40 e i 60 anni, provenienti da sette paesi: gli USA, la Finlandia, l’Olanda, l’Italia, la Grecia, la ex Yugoslavia, il Giappone, divisi in 16 sottogruppi di cui 1 in USA, 2 in Finlandia ed Olanda, 3 in Italia, 2 in Grecia, ex Yugoslavia e Giappone. Questi gruppi, ormai da più di 60 anni, eseguono, ogni 5 anni, controlli che consistono in dosaggio del colesterolo, analisi delle nuove abitudini alimentari, analisi delle patologie e cause di morte. Ormai lo studio è alla fine per l’esaurimento naturale delle persone arruolate, ma il risultato ha dato ragione ad Ancel Keis.
– Sin dal primo rapporto dei primi anni novanta ha dimostrato: a) la alimentazione preferibile, che è associata alla più bassa incidenza di malattie cardiovascolari, più alta longevità e meno tumori del colon retto è l’alimentazione del sud d’Italia, di Creta e Corfùdei primi anni 60. b) gli alimenti caratterizzanti sono i prodotti cerealicoli raffinati a non più del 30-50%, l’olio di oliva extravergine, frutta, verdura, vino. c) le calorie medie necessarie sono 2500 per l’uomo e 2000 per la donna e sono fornite per il 50-60 % dai cereali, vegetali e frutta 8-10 %, olio extravergine di oliva 15%, pesce 2%, carne 3-5 %, grassi saturi 1-2%.
– Nel corso degli anni si sono mostrati effetti benefici della AM anche su tumori dello stomaco, dell’esofago, della mammella, sull’obesità, sul diabete, sull’ipertensione, sull’ Alzeimer, sul Parkinson, e, infine, un aumento della durata di vita in media di 5 anni.
Nel prossimo articolo parlerò dei caratteri peculiari dell’Alimentazione Mediterranea.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it