Medicina Live con Nicola D’Imperio: “L’alimentazione nelle infiammazioni enteriche (enteriti ed enterocoliti)”
E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 94° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive
I consigli alimentari seguenti sono indicati per le enteriti comuni, che rappresentano quelle diarree che si trattano al domicilio del paziente, perché quelle con gravi sintomi vanno trattate in regime di ricovero ospedaliero a causa delle severe perdite di liquidi, elettroliti e sostanze nutritive. Sono regole che valgono per tutte le enteriti ed enterocoliti acute, anche per le MICI (Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali), cioè la Rettocolite ulcerosa e la malattia di Crohn nelle loro fasi acute.
Innanzitutto vanno reintegrati i liquidi che si perdono, il paziente deve bere almeno 2 o 3 litri di acqua al giorno, molto dipende dalla quantità di liquidi che si perdono, cioè dal numero delle scariche diarroiche, dalla costituzione del soggetto e, in particolare se il clima è caldo, queste quantità possono tranquillamente essere aumentate, anche raddoppiate o triplicate. Altri liquidi che si possono bere, oltre all’acqua, possono essere il the molto diluito e l’amido di riso, o altre bevande, i cosiddetti soft drink, purchè non gassate e non contenenti alcol o caffeina.
Le perdite dei sali minerali possono essere reintegrate dai tanti prodotti del commercio, in genere sotto forma di polvere che si sciolgono in acqua, che contengono sodio, potassio, magnesio. Si possono bere anche dei centrifugati di frutta o altre confezioni del commercio, necessariamente privi di scorie.
Le bevande vietate sono il caffè perché aumenta la perdita di liquidi e sostanze nutritive dall’intestino, il the concentrato, il cioccolato, alcuni soft drinks, come la Coca Cola, che possono aumentare i crampi addominali e la diarrea; in genere tutte le bevande gassate sono controindicate perché aumentano il meteorismo e possono stimolare la diarrea. Anche gli alcolici vanno evitati perché sono irritanti per l’intestino. Va evitato il latte e i latticini, in particolare freschi, perché spesso nelle enteriti si sviluppa una intolleranza al lattosio a causa della deficienza della lattasi (l’enzima che digerisce il latte), che può durare anche per un anno dopo la guarigione. L’importante è che il paziente riesca a bere, perché a volte non solo i cibi solidi, ma anche i liquidi possono stimolare vomito o dolori addominali, si deve allora provare con assunzioni piccole e frequenti e, se non è sufficiente, con l’ausilio di antiemetici o antidolorifici non FANS.
Per quanto concerne i cibi solidi, l’approccio tradizionale è l’astenersi dal mangiare, lo stesso paziente nota che l’ingestione di cibo gli scatena i dolori addominali e la diarrea e quindi si astiene volontariamente. Il digiuno in effetti mette a riposo l’intestino che non viene stimolato con l’apporto dei cibi, questo almeno nelle fasi acute; ma si corre il rischio di non assorbire sufficienti calorie ed elettroliti e quindi di aggravare ulteriormente una situazione già compromessa dalle perdite di liquidi. Le calorie e gli elettroliti possono essere introdotte sotto forma di liquidi o semiliquidi, come abbiamo già detto, ma, se i primi giorni sono stati di digiuno è necessario reintegrare progressivamente l’alimentazione solida: sono da evitare, finchè l’evento acuto non recede, i cibi ricchi di scorie, cioè le fibre che sono contenute nella frutta, in particolare nella buccia, nella trama e nei semi; ovviamente la mela sbucciata e priva di semi, o la banana, contengono meno scorie del Kiwi o dell’arancia o dell’uva, ma per questo tipo di frutta ci possono aiutare le moderne centrifughe che separano le scorie dal succo ricco di vitamine, zuccheri e sali minerali.
Anche le verdure sono da evitare perché, fermentando, possono aumentare il meteorismo, ed hanno, con le loro scorie, anche un’azione di stimolo della peristalsi e quindi possono potenziare la diarrea; ma successivamente, nelle fasi meno acute, possono essere gradualmente reintegrate scegliendo le verdure più povere di fibre; ad esempio gli spinaci, le bietole, le carote, hanno meno fibre del sedano, dei finocchi o dei carciofi. Ovviamente le verdure che saranno integrate progressivamente dopo la fase acuta debbono essere cotte in quanto la bollitura depolimerizza le fibre. Le insalate e, in genere, le verdure crude saranno integrate solo a guarigione completa. Consigliati invece i brodi di verdure, senza tracce di vegetali al loro interno, quindi filtrati, anche nelle fasi acute, a causa dell’apporto di vitamine e sali minerali.
Vanno evitati i grassi contenuti nella carne e nei formaggi per l’azione miorilassante che hanno sugli sfinteri e lo stimolo alla secrezione che danno sulla parete intestinale, in particolare quelli delle carni rosse (bovine, suine, ovine), le carni bianche invece (pollame, tacchino, coniglio) contengono meno grassi e possono essere utilizzate per ottenere un brodo nutriente nelle fasi acute, o intere o macinate nelle fasi di reintegro dell’alimentazione solida. Vanno evitate tutte le spezie e i vegetali utilizzati come condimenti quali l’aglio e la cipolla perché stimolano la peristalsi e quindi la diarrea e i dolori addominali.
Nel paziente trattato a domicilio nelle fasi acute, nei primi giorni dell’enterite (o della riacutizzazione di una forma cronica) si può adottare uno schema del genere: acqua o the molto diluito con poco zucchero integrati con sali ed elettroliti come sodio, potassio, magnesio, in media 3 litri al giorno regolandosi anche in base all’entità delle scariche e alla loro frequenza, a dosi piccole e frazionate; consigliato, inoltre, un brodino di pollo, o un brodino vegetale (filtrare le scorie!), centrifugati di arancia, o mela o banana. Le somministrazioni di cibo debbono essere, possibilmente, piccole e frequenti.
Quando le scariche diminuiscono e le feci non sono più acquose ma molli uno schema può essere il seguente: pastina o riso (senza scorie) in brodo condito con parmigiano, petto di pollo o tacchino bollito, centrifugato di frutta. Le somministrazioni debbono essere piccole e frequenti.
Nei 3-4 giorni successivi alla guarigione si consiglia: pasta condita con olio d’oliva extravergine o anche con un passato di pomodoro, carni bianche, o anche carne rossa macinata, frullati di frutta. Divisi per 5 somministrazioni al giorno (colazione, metà mattina, pranzo, metà pomeriggio, cena). Dopo la guarigione completa si può riprendere l’alimentazione normale.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it