“Prevenzione della rettocolite ulcerosa (rcu) e delle sue recidive”. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per l’81° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Abbiamo già detto, nella parte iniziale della trattazione sulla RCU, che il 10-20 % dei pazienti affetti da tale malattia ha almeno un membro della sua famiglia affetto dalla stessa, in particolare se la parentela è di primo grado, nelle parentele di secondo grado il rischio appare più ridotto. Si è anche constatato che alcune comunità come quella ebraica, hanno un rischio di sviluppare la malattia tra i parenti di primo grado più di tre volte superiore rispetto al resto della popolazione. Infine abbiamo già accennato alle mutazioni genetiche che sono state ritrovate nei soggetti affetti da RCU, mutazioni che si possono trasmettere alla prole. Detto ciò è intuitivo che già una prevenzione efficace sarebbe quella di evitare che un maschio e una femmina affetti entrambi da RCU, facciano dei figli perché la possibilità di sviluppare la malattia nei loro discendenti sarebbe elevata, inoltre sarebbe indicato, a scopo preventivo, che anche in alcune comunità a rischio, come quella ebraica, si seguissero le medesime indicazioni. Altro non c’è da aggiungere in quella che è la prevenzione primaria della RCU, che coinvolge i fattori genetici ed immunologici; invece è possibile effettuare una buona prevenzione delle recidive agendo sui fattori ambientali.
La RCU è nota essere una malattia che non guarisce, dura per tutta la vita, per fortuna con lunghi periodi di benessere interrotti da riaccensioni periodiche, per cui gli sforzi della comunità scientifica medica sono indirizzati nell’individuare le cause delle recidiveallo scopo di prevenirle. La durata dei periodi di benessere varia molto da paziente a paziente, almeno un 60% ha un decorso intermittente della malattia, un 10% ha un decorso continuo e cronico della malattia; circa il 90% dei pazienti che hanno una RCU che dura da più di 25 anni ha un andamento ricorrente.
Già dagli anni trenta del secolo scorso si osservò, da parte della comunità medica, che i fattori psicosomatici erano importanti stimoli nel risveglio della RCU, ma non c’era nessuna evidenza scientifica a sostegno di questa tesi. Da quando è stato introdotto il cortisone nella terapia della RCU e delle sue recidive l’interesse per i fattori psicosomatici è andato scemando. Negli ultimi decenni alcuni esperimenti sugli animali da laboratorio hanno dimostrato che alcune malattie infiammatorie del colon indotte artificialmente si aggravavano quando gli animali venivano esposti a stress psico-fisici. Si è quindi dimostrato che in tali condizioni negli animali da esperimento si veniva a determinare un aumento della permeabilità della parete intestinale, mediata da meccanismi neuro-vegetativi. Ci sono stati quindi studi clinici, eseguiti con la semplice anamnesi e osservazione di gruppi di pazienti affetti da RCU confrontati con gruppi di pazienti sani, che hanno confermato che gli stress psico-fisici, gli stati d’ansia e gli stimoli emotivi, sono spesso determinanti nelle riaccensioni della malattia. Ma la questione è ancora in fase di studio perché le prove scientifiche sul determinismo dei fattori psicosomatici nelle recidive di questa malattia nonhanno ancora validazione scientifica certa. Comunque, nonostante tutto, vista l’evidenza clinica del determinismo di questi fattori nella presentazione delle recidive è bene che i soggetti che soffrono di tale malattia cerchino, nei limiti delle possibilità, di evitare stress psico-fisici e ansie, vivendo una vita serena.
Altri fattori che sono stati provati che possono influenzare le recidive sono alcuni farmaci quali gli antinfiammatori (FANS) e alcuni antibiotici, per cui è sempre bene che gli affetti da RCU siano cauti nel loro uso e che chiedano prima consiglio al loro gastroenterologo di fiducia.
Un altro fattore determinante non solo nelle recidive, ma anche nella comparsa del primo episodio, è sicuramente il fumo per l’effetto che ha la nicotina sulla circolazione sanguigna dell’apparato digerente. E’ bene, quindi, che se un paziente è affetto da tale malattia, faccia di tutto per smettere di fumare.
Infine, a conforto di tutto quello che abbiamo detto in queste righe dedicate alla RCU, c’è da sottolineare che i dati scientifici mostrano che più di un 90% di pazienti osservati per più di 10 anni, mantengono inalterate le loro capacità lavorative, la loro qualità di vita non è compromessa significativamente e possono svolgere normalmente i loro ruoli sociali e familiari.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it