“Smalattie epatiche da farmaci”. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 125° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Sono ormai rari casi in cui i farmaci provocano danni al fegato perché oggi c’è una stretta vigilanza da parte di organi ufficiali a questo deputati a cui i medici sono tenuti a comunicare i casi sospetti di epatopatie da farmaci (come anche sospetti danni da farmaci di altri organi) e perché, prima di mettere un farmaco in commercio, oggi si procede a complicate e numerose sperimentazioni in laboratorio, poi su volontari, quindi si monitorizzano strettamente i primi pazienti trattati con un nuovo farmaco e, qualora si sospetti che un farmaco possa essere stato responsabile di un problema al fegato, esso viene immediatamente tolto dal commercio.
La più frequente causa per cui un farmaco viene sospeso dal commercio è proprio il danno epatico. Secondo alcuni studi statistici da 1\10000 a 1\100000 persone che assumono farmaci possono sviluppare delle epatopatie che vengono genericamente definite reazioni avverse. Esistono reti regionali e nazionali di farmaco vigilanza che in Italia sono gestite dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) che regola la raccolta, la gestione , l’analisi di reazioni avverse ai farmaci, e, se necessario, sospende il farmaco dal commercio.
Esistono almeno 300 molecole farmacologiche che sono implicate nell’indurre danni al fegato, ma nella maggior parte di casi si tratta di segnalazioni isolate o di piccole casistiche, quindi non valide scientificamente. Per molti agenti coinvolti i dati sono incompleti o episodici. In realtà i farmaci in causa realmente sono meno di 50.
Gli agenti più comunemente usati nella pratica medica che possono essere epatotossici includono i farmaci antimicrobici, gli antineoplastici e i farmaci antinfiammatori (FANS). Tuttavia anche per questi il rischio che possano indurre un danno al fegato è bassissimo, e spesso dipende dalla dose; per esempio per alcuni antibiotici molto usati nella pratica clinica,come la amoxicillina e l’acido clavulamico, è di 1-2 persone ogni 100.000 che ne hanno fatto uso, per le tetracicline è meno di 1 caso ogni milione; per i FANSil rischio è ancora più basso. Per altri farmaci, come gli antivirali o gli antitumorali il rischio di epatotossicità è più elevato, ma i rigidi protocolli e la stretta sorveglianza da parte dei medici, che ben conoscono tale rischio, lo riducono al minimo.
Le reazioni avverse sono più comuni negli adulti che nei bambini e, tra gli adulti, sono più frequenti nelle donne che negli uomini, negli anziani sono più elevate sia per il maggior uso di farmaci nell’età avanzata che per difficoltà maggiori nella metabolizzazione; ovviamente, se il soggetto assume altri farmaci potenzialmente epatotossici, oppure fa uso eccessivo di bevande alcoliche, oppure è obeso, il rischio aumenta.
Perché il fegato è l’organo che più di frequente è soggetto a danni da farmaci rispetto agli altri organi? Perché è direttamente più esposto ai farmaci e ad altri tossici che vengono assorbiti dall’intestino e veicolati verso di esso attraverso il sangue del piccolo circolo. Ma il fegato è anche ben equipaggiato a maneggiare tutte le sostanze che gli arrivano, coniugandole, ad esempio, ad altre molecole da esso prodotte per cui diventano solubili nell’acqua e quindi possono essere eliminate coi reni, oppure con le vie biliari, oppure le trasforma in molecole o metaboliti innocui. A volte, ma molto raramente, tali meccanismi sono inefficienti, o per il dosaggio elevato del farmaco, o permotivi genetici, o per reazioni allergiche, o per concomitanti malattie epatiche, o per l’aggressività della molecola; e così il fegato va in sofferenza. Il più delle volte il danno si evidenzia solo laboratoristicamente con l’aumento delle transaminasi, in particolare le ALT, altre volte con una affezione lieve come la steatosi epatica, altre volte, fortunatamente molto di rado, con epatiti fulminanti che possono essere anche mortali se non è possibile un trapianto urgente di fegato. In alcuni casi, nell’esposizione prolungata a certi farmaci, questi possono provocare delle epatopatie croniche che possono sfociare in una cirrosi epatica o in un epatocarcinoma.
Non è questa la sede per parlare dei singoli farmaci che possono essere tossici per il fegato, bisognerebbe dedicare loro un corposo volume, ma voglio fare solo un cenno ad un farmaco efficacissimo ed usatissimo in tutte le famiglie in caso di febbre, raffreddamenti, influenza e dolori di qualsiasi tipo: il paracetamolo (o acetaminofene), da cui si risale con facilità al nome commerciale che non posso scrivere, e che èampiamente distribuito senza prescrizione medica ed è conosciuto da tutti.
Ebbene (questa notizia sconvolgerà molti), il paracetamolo è tossico per il fegato ed è la più frequente causa di malattia epatica da farmaci. Ma, attenzione, non alle dosi terapeutiche usuali!
Il paracetamolo è sicuro e non provoca alcun danno epatico se usato alle dosi terapeutiche abitualmente consigliate dai medici che vanno, per l’adulto, da 1 a 4 grammi al giorno, cioè da 1 a 4 compresse di paracetamolo 1000 al giorno. Tra i 4 e i 7 grammi al giorno si è a rischio. Con dosaggi tra i 7 e i 10 grammi al giorno si può avere problemi al fegato, e con dosaggi ancora più alti, dai 15 ai 25 grammi al giorno si possono avere severi danni al fegato e anche casi fatali (con una mortalità che è del 20%). Tuttavia questi numeri variano enormemente, sono solo una media elaborata dagli studi scientifici, perché c’è una grande variabilità individuale in quanto molto dipende dalle capacità del fegato dell’individuo a metabolizzare il paracetamolo.
Si ricordi che l’alcol e l’assunzione a digiuno abbassa queste soglie!
I bambini sono più resistenti degli adulti alla epatossicità del paracetamolo; la dose consigliata per i bambini non deve eccedere i 140 mg per kilogrammo di peso corporeo al giorno, vale a dire che per un bambino di 10 kili non si possono superare i 1400 mg al giorno, un po’ meno di 3 compresse al giorno di paracetamolo 500.
Queste sono informazioni che la gente deve conoscere, visto l’ampio uso del paracetamolo e sottolineo che sino a 4 compresse di paracetamolo da1000, per l’adulto, si può stare tranquilli.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it