Sulla morte della giovane donna di Paterno e del bambino che avrebbe dovuto partorire, al dolore, alla commozione che tutta la comunità della Val d’Agri esprimono, bisogna far seguire la denuncia che non riguarda solo i familiari che hanno diritto di sapere cosa si sarebbe potuto fare (e non è stato fatto) per salvare madre e bambino. A sostenerlo è il Csail in una nota a firma del portavoce Filippo Massaro. Saranno le indagini ad accertare cause ed eventuali responsabilità. A noi interessa invece sollevare riflessioni autocritiche che possano servire, in primo luogo a chi ha responsabilità istituzionali, a fare in modo che non si ripeta più, almeno dopo aver attuato tutto quanto è possibile ed è necessario assicurare per la tutela della donna in gravidanza e del nascituro. Con la chiusura a Villa d’Agri del Punto Nascita e il conseguente depotenziamento dei reparti Ginecologia e Pediatria, in attuazione di una normativa basata su “parametri statistici-burocratici (il “famigerato” parametro di 500 bimbi nati l’anno) – è scritto nella nota – è proprio il diritto alla maternità, alla nascita, alla salute che sono messi in discussione. In un comprensorio come il nostro segnato dal fenomeno della de-natalità, come conferma il rapporto Svimez, oltre che dall’emigrazione dei giovani, non sarà più possibile raggiungere i 500 nati l’anno. Se ne prenda atto senza penalizzare le donne e le famiglie. Chi è stata più fortunata della madre di Paterno ha partorito in autoambulanza diretta al San Carlo di Potenza dopo che la precedente assessore alla Sanità, Franconi, aveva assicurato che per le partorienti della Val d’Agri era a disposizione l’eliambulanza. La prima considerazione è che la burocrazia e con essa la politica dei tagli – come se ridurre un servizio fondamentale per la salute sia la stessa cosa di tagliare un ufficio della Pubblica Amministrazione – sono intollerabili perchè incidono sulla vita delle persone. E’ questo in fondo il significato della battaglia che abbiamo intrapreso da anni con l’obiettivo di estendere (e non ridurre) servizi e prestazioni per i cittadini del comprensorio petrolifero con un nemico evidente e dichiarato che è l’apparato burocratico. Siamo mobilitati – è scritto nella nota – perchè le donne in maternità, gli anziani con necessità di visite ed esami continui, le prestazioni salva-vita si debbano garantire non come fatto straordinario che sfugge alle liste di attesa ma come ordinarietà proprio come accade in buona parte delle regioni italiane .
Nov 05