Giovedì 30 maggio nell’Ateneo di Bari, Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica, il farmacista Nunzio Longo ha portato la civiltà dei Sassi nelle aule universitarie per approfondire gli snodi storici dell’evoluzione curativa adottata nei due Rioni millenari di una città proiettata verso nuovi orizzonti. Il tema affrontato non è una semplice ricostruzione storica ma un vissuto curativo che crea le propaggini della medicina di oggi.
L’uomo è come un prisma, le varie sfaccettature del suo essere corrispondono ad altrettanti bisogni. La cura della salute è il bisogno per eccellenza. Le patologie che colpiscono i vari organi sono l’espressione dell’uomo-prisma. Per venire incontro alle deficienze del suo organismo l’uomo si è rivolto all’ambiente naturale circostante. La ricca flora e fauna, patrimonio naturale di ogni ambiente, ha costituito la base primordiale per la cura della salute. I Sassi, con l’ambiente naturale dei valloni della Gravina, sono stati la vera farmacopea per far fronte alle molteplici patologie. Nel tempo, la conoscenza delle erbe ha portato, quasi per istinto, a decifrare la destinazione curativa delle erbe ed ha sfruttato il “fitocomplesso” per curarsi con i principi attivi. La differenza tra la cura delle erbe ed i farmaci sta proprio nella ricchezza del fitocomplesso che non può essere chimicamente parcellizzato in una pillola; la sua azione è più estesa e polivalente ed ha una bassa tossicità. La pianta non veniva considerata solamente nella sua intrinseca funzione curativa, ma assumeva anche le vesti di un simbolo apotropaico che dava alla psiche più certezze nella vittoria contro il male.