“Non vorrei che mentre in Regione, dopo l’approvazione del cosiddetto ddl “salvasalari”, stiamo lavorando per superare la gestione privata del Don Uva, a Matera l’ASM continuasse a perseguire per i servizi di riabilitazione dell’ospedale di Tinchi il progetto Don Gnocchi, dopo aver accantonato quello della Stella Maris”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale di IdV Nicola Benedetto sottolineando di “condividere le preoccupazioni del Comitato civico di difesa dell’ospedale sull’arrivo di privati che, pur essendo onlus, sfuggono ai controlli formali e di merito, realizzano profitti e non garantiscono i servizi chiesti dai cittadini. Persino la cosiddetta riconversione viene modellata sulle esigenze del privato e non tiene conto di professionalità ed esperienze dell’attuale personale. La sanità sta attraversando una fase difficilissima per effetto dei tagli del Governo Monti e del Ministro Balduzzi e ciò avvalora la posizione del Comitato di vederci chiaro prima di procedere ad affidamenti a privati.
L’ennesima e clamorosa iniziativa di protesta messa in atto oggi – continua Benedetto – con la forte richiesta ad attivare la riabililitazione-fisioterapia, rendendo operativa la piscina mai entrata in funzione, ha anche risvolti di natura economica: la riabilitazione e fisioterapia se avviata nell’Ospedale di Tinchi permette di risparmiare diversi milioni di euro, tenuto conto che gran parte dell’utenza dal Materano è costretta a rivolgersi a strutture fuori regione. Non può essere sottovalutato – aggiunge il consigliere di IdV – che la degenza in un istituto privato di riabilitazione costa 250 euro al giorno per ciascun paziente mentre in una struttura pubblica almeno un terzo in meno e proprio di questi tempi non è poco.
Non vorrei che Tinchi diventasse il primo dei piccoli ospedali lucani che invece di diventare strategico nell’erogazione dell’offerta assistenziale nei percorsi della fragilità, della cronicità, della prevenzione, della continuità assistenziale, dell’integrazione ospedale-territorio e del sistema dell’emergenza-urgenza, come è scritto nel Piano Regionale Salute, paghi la genericità delle enunciazioni contenute nello stesso Piano perché non seguite da “direttive operative”. Per questa ragione è necessario – conclude – dare segnali concreti nella direzione opposta al piano strisciante di progressivo smantellamento dei servizi ospedalieri come avvenuto nei giorni scorsi quando abbiamo assistito alla chiusura dei servizi e delle prestazioni del laboratorio di analisi e alle polemiche riferite al Centro Dialisi”.
A Tinchi nuove azioni di lotta per la difesa dell’ospedale di Tinchi: nella mattinata di giovedì 15 novembre i manifestanti si incatenano all’ingresso dell’ospedale. Nella mattinata di venerdì 16 novembre i manifestanti si trasferiscono a Policoro in piazza Eraclea per chiedere alla Regione la revoca della delibera 792 che chiude il Laboratorio di Analisi. Riportiamo di seguito l’annuncio del Comitato Difesa Ospedale di Tinchi.
Dopo la manifestazione davanti all’ASM di Matera il 5 ottobre rappresentanti del Comitato (e di due associazioni presenti alla manifestazione) furono ricevuti dal direttore amministrativo Dr Pierino Quinto. La settimana successiva furono ricevuti da Maglietta il quale comunicò che soluzioni diverse per Tinchi dipendevano dalla Regione, non certo dal direttore generale. Noi lo sappiamo e glielo abbiamo detto ai consiglieri regionali del PD che sono venuti a Pisticci a parlare di turismo.
Ma, a parte la nostra protesta per la mancata attuazione degli impegni assunti dalla regione per Tinchi e poi disattesi e per la chiusura del Laboratorio di Analisi, mettemmo in evidenza l’abbandono della struttura di Tinchi e la vergogna per alcune situazioni scandalose.
La mancata istituzionalizzazione dell’ambulatorio chirurgico per il trattamento del piede diabetico, lo stato dell’ambulatorio per la terapia del dolore, la mancanza di attrezzature per l’ambulatorio di medicina, la soppressione degli esami baropodometrici, dell’elettromiografia e via aumentando la vergogna. Denunciammo il fatto che i pazienti per farsi curare e medicare nell’ambulatorio di chirurgia sono costretti a portarsi da casa garze, bende e farmaci. Che prima di andare a Tinchi devono passare dalla farmacia. Che tutto questo è inaccettabile. Maglietta sembrava cadere dalle nuvole, chiedeva ai suoi collaboratori se fosse vero.
ERA ED E’ TUTTO DRAMMATICAMENTE VERO E REALE.
Maglietta si impegnò a risolvere i problemi segnalati. Ha mandato a Tinchi per tre settimane (un giorno a settimana) il direttore ASM degli ambulatori. Sembrava che in pochi giorni si sarebbero risolti tutti i problemi, che sarebbe arrivato in pochi giorni l’holter pressorio, che in pochi giorni sarebbe stata fatta la delibera che istituzionalizza l’ambulatorio chirurgico, che la fornitura di farmaci sarebbe stata ripristinata, che sarebbe stato organizzato l’ambulatorio per la terapia del dolore. Nulla di nulla. Tutto come prima, anzi sempre peggio.
Dimostrammo che la chiusura del laboratorio di analisi era un vulnus letale per la dialisi e l’endocrinologia. Abbiamo costretto Maglietta a mettere una pezza. Certo non ci accontentavamo, ma anche su questo Maglietta si mostrò disponibile a trovare una soluzione. Una recente delibera, invece, “assicura” gli esami di laboratorio per i dializzati solo nelle sedute mensili come se i dializzati non avessero bisogno tutti i giorni delle prestazioni.
Ecco perché i manifestanti di Tinchi hanno deciso di incatenarsi giovedì mattina. Sono stanchi e stufi delle promesse e degli impegni. Neanche la manifestazione di lunedì 5 novembre a Pisticci ha prodotto risultati se non l’impegno dei consiglieri regionali a ritornare a Pisticci dopo due settimane. Ne è già passata una e la seconda sta passando. Ci aspettavamo che a Pisticci la classe politica tutta si schierasse chiaramente dalla parte dei cittadini e difendesse con le unghia e con i denti l’ospedale e una delle ultime attività rimaste, chiedendo la revoca della delibera 792 che chiude il Laboratorio di Analisi. Ci aspettavamo che si mobilitassero tutti, partiti e istituzioni. Abbiamo l’impressione che, al contrario, la distanza tra questa classe dirigente e i cittadini stia aumentando paurosamente. Abbiamo l’impressione che qualcuno ancora pensa di poter portare sulle proprie posizioni, accomodanti verso il potere e i loro dirigenti regionali, prima le associazioni e poi man mano i cittadini tentando di isolare chi lotta e si batte veramente per il territorio accusandolo di “cercare la visibilità”, di essere antipolitico, di essere estremista. Qualcuno pensa di convincere che la battaglia per il Laboratorio è inutile, tanto non serve ai pazienti sapere DOVE si fanno le analisi, serve avere le prestazioni. Che è importante riuscire ad ottenere “almeno” la riabilitazione, senza dire e precisare che la riabilitazione la vogliono affidare ai privati a ai loro lauti profitti.
Sono mesi che sappiamo che il progetto di regione e ASM è la Don Gnocchi. Ci avevano provato prima con la Stella Maris.
I manifestanti di Tinchi adesso dicono che il Laboratorio di Analisi di Tinchi è UNA QUESTIONE DI PRINCIPIO!!!!!! La delibera 792 va revocata. Il piano per la Don Gnocchi è una truffa e pretendono chiarezza. Giovedì si incateneranno davanti all’ingresso dell’ospedale senza rinunciare a nuove ed eclatanti iniziative.
Il Comitato Difesa Ospedale di Tinchi