Allarme sanità in Basilicata. Nessuno ne parla con la giusta attenzione ma la situazione è drammatica. Migliaia di lucani rinunciano a curarsi perché non hanno le risorse economiche per farlo e perché sono costretti a lunghe liste d’attesa, a code interminabili agli sportelli e a sopportare una mancanza di coordinamento tra strutture, servizi e personale sanitario.
In Basilicata e nelle regioni del Sud c’è una regressione della vita media che si è ad allineata a quella della Bulgaria. Per la prima volta, dal dopoguerra ad oggi, in Italia si è ridotta l’aspettativa di vita. Si sta assistendo a delle scelte che vedono la riduzione della qualità e della quantità dei servizi sanitari offerti, a favore della necessità di tenere in equilibrio i conti economici imposti dai tagli del governo nazionale e dall’Europa.
L’organizzazione della sanità lucana, impostata dalla giunta Pittella, ha numerose lacune e, negli ultimi anni, è stata strutturata su logiche molto discutibili. Migliaia di ammalati, in particolare gli anziani, non si curano più perché spesso non hanno neanche la possibilità di spostarsi per raggiungere i presidi sanitari specialistici, come ad esempio quelli di Policoro o Rionero.
L’ultimo rapporto Meridiano Sanità, elaborato da The European House–Ambrosetti, ha documentato che il sistema sanitario italiano si colloca tra gli ultimi posti in Europa, con forti diseguaglianze a livello regionale. Per la Basilicata, il rapporto ha reso una fotografia impietosa dell’efficacia/efficienza del suo sistema sanitario. La regione è ferma costantemente nelle ultime posizioni, con valori sensibilmente inferiori rispetto alla media nazionale. Non solo, la Basilicata è quintultima nel panorama nazionale ma, rispetto allo scorso anno, ha perso tre posizioni. Quindi, il sistema sanitario regionale è peggiorato sensibilmente. Nello specifico, il rapporto ha esaminato lo stato di salute della popolazione; la capacità di risposta del sistema sanitario ai bisogni di salute; l’efficienza e appropriatezza dell’offerta sanitaria e, infine, la qualità dell’offerta sanitaria e reattività del sistema.
Un altro esempio di disservizio e di malcontento diffuso, riguarda il pronto soccorso dell’ospedale San Carlo di Potenza. Dopo la chiusura dei servizi d’emergenza degli ospedali del Vulture, quello di Potenza è sempre più affollato. Sono centinaia i cittadini che segnalano lamentele per le ore di attesa che sono costretti a sopportare. Mediamente si va dalle sei alle dieci ore di attesa in ambienti freddi e mal organizzati. C’è poco personale nei reparti e i tempi di attesa per le visite specialistiche sono lunghissimi. Molti cittadini raccontano che la qualità del pronto soccorso del San Carlo è peggiorata notevolmente negli ultimi anni, prima era molto più efficiente e organizzato.
In altri termini il diritto alla salute non è più un diritto nazionale ugualmente garantito in tutto il Paese ma cambia da regione a regione.
Quindi, nonostante la propaganda di Renzi e Pittella, anche la nostra piccola Basilicata che subisce i danni delle estrazioni petrolifere, si trova nella morsa della riduzione delle risorse nazionali, della disorganizzazione, delle nomine clientelari dei manager e dei primari e della corruzione.
Il M5S propone che per migliorare le prestazioni e i servizi sanitari vengano allontanati dalla gestione della sanità i politici e i partiti e venga evitato di fare profitti speculando sulle malattie dei cittadini. Inoltre, vanno liberate le risorse economiche attraverso una seria lotta alle clientele e alla corruzione, agli sprechi e all’inefficienza. Per raggiungere questi risultati, anche in Basilicata, è necessaria una nuova classe dirigente che metta al centro gli interessi dei cittadini e non quelli dei potentati politici e delle lobby affaristiche.