Il Progetto “Villaggio Salute” – che attraverso la riconversione di un centro commerciale in disuso in contrada Bicocca a Melfi, aveva l’aspirazione di creare un polo della salute in grado di servire un bacino di oltre 250.000 persone, ampliando l’offerta di servizi a comunità oltre che del Vulture-Alto Bradano e dell’intera regione, anche delle province di Foggia e Avellino – è prossimo al naufragio. Di conseguenza anche l’obiettivo di invertire la tendenza ad “emigrare” per ragioni di salute e quello di attirare perfino pazienti non lucani.
“Saremo costretti a portare i libri contabili della società in Tribunale per il fallimento”: è l’annuncio shock dell’amministratore Michele Cataldi, nonché presidente di Sanità Futura, che è soprattutto l’ideatore del progetto fortemente innovativo, con pochi esempi in Europa.
Un passo sofferto per un imprenditore che dirige da un trentennio la Polimedica di Melfi, struttura della specialistica ambulatoriale accreditata, che è riuscita a trasferirsi in contrada Bicocca proprio per dare “prima vita” al Villaggio, dopo una lunghissima mobilitazione contro la burocrazia, superando un autentico campo di “mine” disseminate da Uffici del Dipartimento Salute e dell’Asp. Adesso lo attende una scelta dolorosa mai fatta prima e che naturalmente non avrebbe mai voluto compiere.
Un passo indietro per spiegare il Progetto del Villaggio Salute che, in una struttura di circa 4.500 metri quadrati, avrebbe dovuto realizzare numerosi servizi tra cui attività motorie; ristorazione e alimentazione; attività sanitarie; servizi per il tempo libero; servizi e attività ludiche e di assistenza sociale; servizi per la cura e il benessere delle persone; servizi per la cura e il benessere degli animali.
Un’idea fondata sul partenariato forte, per dare effettiva attuazione alla complementarità tra sistema sanitario pubblico ed erogatori privati accreditati, e per sviluppare una sinergia capace di dotare il territorio di quei servizi di prossimità di cui è carente, con un’offerta qualificata.
Non è stato certo casuale il metodo perseguito per costruire il progetto, innanzitutto insieme alla comunità del quartiere Bicocca e all’intera città di Melfi, con la prima presentazione nel 2016 nel Palazzo Comunale di Melfi e successivamente nelle Giornate “Bicocca per la Salute” (7-8 ottobre 2017), un evento che ha visto la Parrocchia Santa Gianna trasformata in “mini-villaggio salute” per sperimentare le prime azioni di cura, prevenzione e solidarietà sociale.
Si tratta, in buona sostanza, di un’attività calibrata esclusivamente secondo criteri che avrebbero trovato il proprio fulcro nella gestione unitaria delle aree comuni del centro Brunelleschi, basato sulla pedonalità e sulla valorizzazione dell’incontro sociale. Criteri non più compatibili con il contesto determinato dall’emergenza Coronavirus, anzi controindicati, sia a causa delle misure di distanziamento sia per la crisi economica delle specifiche attività. Non c’è via di salvezza?
Forse sì. La metafora di un incidente stradale può aiutare a comprendere la vicenda. Se una persona viene investita da un camion e resta per ore e ore agonizzante sull’asfalto in attesa dell’ambulanza e poi muore, il suo triste destino è determinato dal camion o dal mancato soccorso? È chiara la metafora?
Il Villaggio Salute poteva salvarsi. Come nel caso dell’incidente stradale, si sono subito attivate le chiamate di intervento, si sono cercate soluzioni alternative alla morte. Si poteva compiere una rapida riconfigurazione, con attività a supporto dell’emergenza Covid-19, con l’apertura di un punto prelievi, anche drive in, con l’inserimento di attività di sanificazione, di fornitura di DPI, di software sanitario. Si poteva mettere in funzione nuove attività sanitarie per lo “smaltimento” delle liste di attesa, insomma, si poteva tentare di salvare la vita del Villaggio Salute con una riconversione tempestiva. il Villaggio Salute non era ancora defunto, come nel caso dell’incidente stradale la rapidità delle azioni era decisiva.
Ma dagli uffici pubblici dicono che per l’apertura di un punto prelievi passa almeno un anno, e per il rinforzo di attività sanitarie per le liste di attesa? Semplicemente il silenzio più assordante. I giorni del lock-down passano, le settimane passano e passano pure i mesi. Sanità Futura, associazione di strutture sanitarie e pazienti, chiede e richiede, richiama le istituzioni regionali, l’assessore Leone, il dirigente del Dipartimento Salute e oggi anche i Prefetti di Potenza e Matera. Chiede ascolto, promuove webinar e conferenze stampa, chiede tempestività per interventi urgenti a costo zero e ad effetto immediato. Chiede un’”ambulanza” che non arriva.
Il tutto è tristemente surreale: mentre i drammi aumentano ogni giorno che passa, e il Villaggio Salute è “agonizzante sull’asfalto”, l’assessore alla sanità Rocco Leone parla di Sanità Lucana modello per l’Italia e di riforme epocali. Servirebbero medici e infermieri per prestare tempestivo soccorso al moribondo che giace sul selciato, non deliranti discorsi in un convegno sulla sanità. Se il Villaggio Salute morirà non sarà stato per l’incidente Coronavirus, ma per omissione di soccorso. Di questo l’Assessore Leone dovrà subirne le responsabilità, prima o poi.