La spesa sanitaria italiana, considerando sia la componente pubblica che privata, è ormai tra le più basse d’Europa: quasi il 24% in meno rispetto alla media dell’Europa a 15. In Basilicata la spesa pubblica per prestazioni specialistiche è a quota 78% contro il 22% della spesa della sanità privata accreditata. Sono i dati più significativi del IX Rapporto Sanità realizzato dall’Università Tor Vergata-Roma e CEIS che – a parere di Sanità Futura – fotografano con nitidezza la situazione delicatissima che attraversa la sanità e, definitivamente, sfatano il “luogo comune” di una sanità privata lucana che “assorbe” dal Sistema Sanitario Regionale che pure registra una quota di spesa pro-capite di poco superiore a 1.800 euro a lucano (2011). Quale quota di spesa privata accreditata per prestazioni specialistiche solo l’Umbria ha una percentuale minore della Basilicata con Regioni attestate anche al 40-45%. Intanto, i dati più significativi che riguardano il Servizio Sanitario in Basilicata: la spesa sanitaria pro-capite nella nostra regione, al 2010, al netto della mobilità e a saldo della mobilità interregionale, è pari a 1.845 euro; il disavanzo sanitario regionale, al 2011, raggiunge i 36 milioni di euro (erano 29 milioni nel 2010), vale a dire 471 euro pro-capite; le strutture territoriali private in Basilicata, al 2009 (comprese le residenziali e le semi-residenziali) rappresentano il 34,3% del totale; solo gli ambulatori-laboratori raggiungono il 42,7%. Quanto alle prestazioni di attività clinica, di laboratorio, diagnostica erogate da strutture pubbliche e private accreditate , il 74,6% riguarda laboratori di analisi chimico-cliniche e il 17,7% medicina fisica e riabilitativa.
C’è di più – evidenzia l’Associazione delle strutture sanitarie private – l’unico che investe in tecnologia, formazione del personale, strutture è il privato. L’Italia – ribadisce il Rapporto – sembra essere propensa a effettuare investimenti strutturali in Sanità, ma a farlo è essenzialmente il settore privato (nel 2011 è a suo carico il 61,2% degli investimenti fissi in Sanità): lo scenario che si prospetta è quello di strutture pubbliche obsolete, e un settore privato sempre più “appealing”. Accade dunque che le strutture private oltre ad investimenti diretti fanno i salti mortali con il personale disponibile mentre gli esuberi potenziali di personale pubblico, secondo il Rapporto, da noi sono quantificati in 314 infermieri e 146 medici.
Come associazione di tutela delle imprese della sanità privata lucana accreditata al SSR non possiamo dunque che auspicare la più rapida riorganizzazione del sistema a livello nazionale e a livello regionale (sarà compito della nuova legislatura e nello specifico dei nuovi Consiglio e Giunta) con la composizione di un governo regionale, interlocutore istituzionale essenziale per affrontare le troppe questioni ancora appese.
Abbiamo già dato prova di responsabilità, accettando i tagli ai budget per le nostre strutture e continueremo a fare la nostra parte – evidenzia Sanità Futura – quale autentico contributo al contenimento della spesa sanitaria, ma altrettanto chiediamo che avvenga sul fronte pubblico. Se prima di battere cassa al nuovo Governo non si fa della lotta contro l’anti economicità, e quindi degli sprechi esistenti soprattutto nel sistema ospedalizzazione, una priorità strategica si rischia di rifinanziare sia la buona che la cattiva sanità. Serve cambiare pagina e smetterla di utilizzare in maniera strumentale la sanità se si vuole aprire un confronto vero tra tutti gli attori coinvolti nel sistema e rispondere meglio alle attese di salute di cittadini stremati da una crisi economica che sembra non avere fine.
Il Partenariato Pubblico Privato «light»: è invece la ricetta che ribadiamo.
Evitare gli sprechi è un conto, tagliare risorse a un sistema come quello sanitario, che, contrariamente a quanto si creda, fa una gestione tendenzialmente scrupolosa dei propri (limitati) fondi, è un’altra. Il Rapporto, con dati e analisi qualitative, solleva l’allarme: chiedere sacrifici a un sistema già parsimonioso rischia di aggravare la forbice, già ampia, tra le risorse in campo e quelle necessarie a garantire la soddisfazione dei bisogni di cura della popolazione.
Le strutture sanitarie private accreditate continueranno a fare la loro parte. I giudizi generalmente positivi degli utenti sono l’incoraggiamento migliore in attesa che anche la Regione e le Aziende Sanitarie acquisiscano maggiore consapevolezza del potenziale, ancora inespresso, rappresentato dalla sinergia pubblico-privata.
Set 26