Ascoltati Amodio, Martorano e Delfino (Fondazione biomedica) sullo studio epidemiologico sulla Val d’Agri, Basentini e Bencivenga sui tetti di spesa e Bonomo e Salluce (Federsolidarietà) sui requisiti delle strutture sociosanitarie.
L’avvio delle attività per lo studio epidemiologico sulla popolazione della Val d’Agri, i problemi di una struttura privata accreditata che si occupa di emodialisi a Policoro e i requisiti minimi strutturali, tecnologici ed organizzativi delle strutture socio – sanitarie al centro delle audizioni svolte ieri sera nella quarta Commissione (Politica sociale) presieduta da Luigi Bradascio (Pp).
Francesca Antonella Amodio, Attilio Martorano e Carlo Delfino, rispettivamente presidente, presidente del comitato scientifico e direttore amministrativo della Fondazione “Basilicata ricerca biomedica”, istituita con la legge regionale n. 8/2014 “per promuovere, coordinare e realizzare programmi di ricerca preclinica e clinica in ambito socio-sanitario con particolare riguardo alla ricerca nel settore delle patologie emergenti”, hanno spiegato che la struttura, entrata nella fase operativa da circa tre mesi, cercherà di produrre ricerche su questioni ambientali, genetiche e sociali, relative agli stili di vita, per poter fornire modelli di cura adeguati e consentire alle strutture preposte di prendersi cura del cittadino nella sua specificità.
L’11 aprile il Comitato etico unico regionale dovrebbe esaminare il progetto dell’indagine epidemiologica sulla Val d’Agri, che prende le mosse da un’iniziativa del tavolo interistituzionale composto da Dipartimenti Politiche della Persona e Ambiente della Regione, Unibas, Istituto superiore di sanità, Fondazione osservatorio ambientale, Comuni e Anci, dove è emersa la necessità di recuperare lo stato dell’arte degli studi fatti in passato su ambiente e salute in Val d’Agri. Alla luce di questi dati, l’indagine epidemiologica studierà i casi di malattie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche su un campione significativo della popolazione per valutare innanzitutto, sulla base di schede di dimissione, se l’incidenza di queste patologie è maggiore di quella registrata in zone dove non ci sono attività petrolifere. Seguirà una seconda parte dell’indagine, di vera e propria valutazione, con esami ematici e spirometrie per verificare lo stato di salute del campione di popolazione. Ed è inoltre previsto un prelievo di campioni biologici, da conservare in una biobanca (probabilmente al Crob di Rionero), per poter condurre alcune indagini e recuperare informazioni successivamente. Il progetto è pienamente integrato nel sistema sanitario regionale e verrà gestito in stretto raccordo con l’Asp, per l’attività clinica che riguarda la popolazione, e con il Crob per l’utilizzo dei laboratori per le indagini genetiche. L’Istituto superiore di sanità dovrà preventivamente validare la ricerca, che sarà utilizzata come studio pilota che restituisca informazioni utili per organizzare il Centro di medicina ambientale, riferimento regionale che non si limiterà ad occuparsi della salute della popolazione della Val d’Agri ma di tutte le aree esposte alle attività produttive. Per la realizzazione del progetto sono in corso interlocuzioni con l’ordine dei medici, che saranno coinvolti anche nella fase di accompagnamento per il rapporto che hanno con i pazienti. Previsto inoltre un questionario per conosce gli elementi clinici e relativi allo stile di vita, alle abitudini, al tempo di permanenza nei luoghi delle persone interessate. Una piccola quota del finanziamento di 600 mila euro previsto dalla Regione sarà impiegato per la formazione del personale del Servizio sanitario regionale. Se non si riusciranno a reperire tutte le professionalità nell’ambito del Servizio sanitario ci si rivolgerà all’esterno.
Dopo l’illustrazione i consiglieri hanno rivolto alcune domande ai rappresentanti della Fondazione. Lacorazza ha ricordato di aver chiesto l’audizione perché non ha ricevuto risposta ad una interrogazione del 24 giugno 2016 ed ha sottolineato il ritardo con il quale la Giunta ha compiuto le scelte per rendere operativo il progetto. Napoli ha affermato che il modello illustrato dovrebbe essere replicabile in altre aree del territorio, come l’area di Bucaletto a Potenza, ed ha auspicato che in futuro la Fondazione possa un giorno camminare sulle sue gambe, con un approccio culturale diverso ed anche con l’apporto dei privati. Romaniello si è detto perplesso perché a suo parere la Fondazione non può sostituirsi ad altri soggetti istituzionali, evidenziando che ad esempio in Lombardia vengono svolte periodicamente le ricerche sulle malattie preminenti sulla base di banche dati delle aziende sanitarie,. Ha sostenuto inoltre che è utile fare il ‘punto zero’ ambientale, ma andava fatto anche per la salute.
Successivamente la Commissione ha ascoltato Enzo Basentini, imprenditore che lamenta di aver aperto dal 1 dicembre 2016 a Policoro un Centro dialisi regolarmente accreditato, al quale però non è stato assegnato nessun budget di spesa aggiuntivo rispetto alla quota (825 mila euro) interamente utilizzata per il Centro dialisi di Potenza. L’avvocato Carmine Bencivenga ha evidenziato inoltre che attraverso il decentramento è possibile un migliore perseguimento dell’interesse pubblico e allo stesso tempo un contenimento della spesa pubblica, mentre il provvedimento amministrativo che non riconosce un budget di spesa per la struttura di Policoro nega di fatto una efficiente organizzazione aziendale e produce un aumentano dei costi per il sistema pubblico. A suo parere i servizi di emodialisi andrebbero estrapolati dai tetti di spesa per le strutture sanitarie private. Questa proposta, ha chiarito subito dopo il presidente Bradascio, era stata già avanzata alcuni mesi fa dalla quarta Commissione, che aveva chiesto alla Giunta di tenere fuori dal computo del budget per i tetti di spesa la medicina socio – sanitaria e i servizi di dialisi. Sulla questione dei tetti di spesa Bradascio ha anche annunciato che il 3 aprile è prevista l’audizione in Commissione dell’assessore alle Politiche della Persona Franconi. Nei successivi interventi Spada ha stigmatizzato “l’atteggiamento culturalmente inaccettabile del sistema, che considera il privato accreditato come privato puro, in una continua confusione fra accreditamento e contrattualizzazione”. Per Lacorazza “questa discussione non ci porta da nessuna parte. Con i tetti di spesa c’è un gioco al massacro, ognuno ha le sue legittime aspettative e si procede con una consuetudine perché c’è un problema di programmazione. Il nodo è l’articolo 3 della legge 2/2017, che prevede il nuovo Piano sanitario per verificare fabbisogni e bisogni di salute dei cittadini. Entro febbraio si sarebbe dovuto istituire l’Osservatorio, e non mi risulta che sia stato fatto”. Perrino ha affermato che non si può fare impresa esclusivamente su un capitale messo dal pubblico, mentre Polese ha detto che sarà possibile dare un senso a questa discussione quando l’assessore avrà illustrato il crono programma per l’istituzione dell’Osservatorio e la definizione del Piano sanitario. Per Napoli “bisogna mettere mano nelle sacche di inefficienza del sistema pubblico per recuperare risorse e non penalizzare il cittadini e i soggetti privati. Il consiglio regionale si esprima in maniera compiuta su questo tema”.
La Commissione ha poi ascoltato Lina Bonomo e Giuseppe Salluce, di Federsolidarietà Confcooperative, in merito al manuale che definisce i requisiti minimi strutturali, tecnologici ed organizzativi delle strutture socio – sanitarie. A loro parere la Basilicata si è caratterizzata da sempre per l’innovazione, ma ora si vuole proporre un modello ormai superato. “Non troviamo alcune proposte da noi predisposte e avanzate, per cui questa audizione diventa l’occasione per ribadire l’esigenza che quanto da noi suggerito nell’ottica di giungere ad uno strumento che vigili e migliori i processi di erogazione dei servizi sanitari venga possibilmente recepito”, hanno aggiunto sottolineando di essere consapevoli del fatto “che occorre procedere celermente per dotarsi di un manuale autorizzativo in grado di mettere le strutture nella possibilità di meglio garantire l’accessibilità ai servizi ma le indicazioni degli operatori vanno tenute presenti affinché si possa costruire qualcosa di veramente solido”. Hanno inoltre ribadito quanto sia essenziale assicurare un più elevato standard nella erogazione dei servizi sanitari, ponendo l’accento sull’impiego del personale. “E’ giusto innovare, diversificare le offerte, il tutto però deve partire da un presupposto fondamentale: il rispetto delle risorse umane. Non possiamo correre il rischio – hanno concluso – di mandare a casa circa cento operatori”.
Alla riunione della Commissione, oltre al presidente Luigi Bradascio (Pp), hanno partecipato i consiglieri Miranda Castelgrande, Lacorazza, Polese e Spada (Pd), Romaniello (Gm), Perrino (M5s) e Napoli(Pdl-Fi).