La geografia dei tagli alla sanità, tutti concentrati nelle aree di campagna e montagna rischia di marginalizzare ulteriormente quelle zone rurali, dove si inaspriscono le condizioni del disagio sociale, soprattutto per gli ultra65enni. Sono infatti specie i pensionati a scontare quotidianamente l’inadeguatezza dei servizi sociali, di assistenza sanitaria ed assistenziale e le difficoltà logistiche che ne derivano.
Lo sostengono, in una nota congiunta, la Cia, l’Anp (Associazione Nazionale Pensionati) e il Patronato Inac.
Gli agricoltori e i pensionati già agricoltori lucani sono ancora in attesa del provvedimento di rimodulazione del ticket per le prestazioni specialistiche ed ambulatoriali che è rimasto bloccato dopo le “osservazioni” del Governo in merito all’indicatore Isee prescelto per l’individuazione delle fasce di reddito esenti e quelle a tariffa agevolata. E’ un ritardo che pesa sul diritto alla salute: in oltre un anno di attuazione del ticket sanitario il numero di agricoltori e familiari di agricoltori che rinuncia alle prestazioni prescritte dai medici di famiglia è in aumento.
“La necessità nelle aree agricole e rurali lucane di avere tempestivi servizi socio-sanitari, secondo un’indagine che abbiamo condotto -sottolinea il direttore regionale dell’Inac-Cia Vito Pace- raggiunge picchi molto elevati (95 per cento), soprattutto tra gli anziani non autosufficienti. La tipologia di disabilità più diffusa è quella legata alle difficoltà di svolgimento delle attività quotidiane di cura della propria persona (3 per cento della popolazione totale). Segue la disabilità nel movimento (2,2 per cento), il “confinamento individuale a casa” (2,1 per cento) e, infine, la disabilità sensoriale (1 per cento)”.
“L’invecchiamento della popolazione che vive nelle aziende agricole e nelle contrade rurali –afferma Giovanni Bulfaro, presidente Anp – contribuisce ad una progressiva espansione del fenomeno della non autosufficienza. In pratica, è disabile un cittadino su cinque con 65 anni o più. E lo sono quasi la metà degli ottantenni. Da qui l’esigenza di validi servizi sociali, dall’assistenza alla sanità. Gli ultrasessantenni sono circa il 20 per cento della popolazione ed entro 15 anni raggiungeranno il 25 per cento. Attualmente oltre l’80 per cento (in pratica 8 su 10) degli anziani chiede servizi sociali, sanitari e assistenziali pronti ed efficienti. Per questa ragione riteniamo urgente accelerare la revisione del provvedimento dei ticket sulla specialistica ambulatoriale in quanto l’individuazione delle categorie esenti in voigore è estremamente riduttiva e non risolve la questione”.
“Si registra, di fatti, una situazione di negazione del diritto alla salute che – dice il presidente della Cia Donato Distefano – specie nelle aree rurali e più interne segnala, già da tempo veri e propri casi di emergenza, creando squilibri evidenti tra le varie zone territoriali, specie con i cittadini residenti nei capoluoghi. Da qui la necessità -continua di una riflessione allargata sulle conseguenze sociali legate alla legge sulla sanità, che coinvolga associazioni diverse, ma che hanno in comune la rappresentanza, l’organizzazione e la difesa dei diritti di cittadinanza individuali e collettivi.
Il decreto Balduzzi, diventato legge nello scorso autunno, ridisegna completamente la sanità nazionale. E proprio in un contesto di riorganizzazione del sistema così radicale -spiega Distefano- il cittadino ha particolarmente bisogno di essere informato correttamente, oltre che di essere supportato nell’espletare la burocrazia sanitaria. Esigenza ancor più sentita nelle realtà marginali e nei casi di disabilità.
Tanti gli elementi al centro dell’iniziativa della Cia: la nuova dimensione della medicina del territorio con un ruolo più diretto assunto dalla figura del medico di famiglia, la funzione e il ruolo delle “farmacie di servizio” (quelle rurali rischiano di chiudere , se non saranno previsti sgravi fiscali), lo stato di attuazione dei servizi socio-assistenziali attribuiti dai Piani di Zona alle Aree Programma.