Con la riforma del Titolo V il Governo ha deciso di avocare allo Stato la competenza esclusiva delle “norme generali per la tutela della salute”, dando alle Regioni l’esclusività legislativa “solo” per l’organizzazione dei servizi sanitari, mantenendo in ogni caso la clausola di salvaguardia anche su quelle norme. Un cambiamento che divide nettamente le competenze in materia di sanità: allo Stato i Lea e le norme generali; mentre alle Regioni vanno in esclusiva gli ambiti organizzativi del servizio sanitario regionale. E’ questa l’occasione da cogliere per attuare quel progetto di reale trasparenza che come FeNASP Basilicata rivendichiamo da tempo al fine di realizzare un sistema moderno ed appropriato che preveda un percorso riabilitativo che superi le distinzioni tra servizi e strutture di riabilitazione e la disparità di trattamento tra erogatori, un modello, questo sì realmente virtuoso, che superi la classificazione delle strutture e che metta al centro la persona.
Sulla carta potrebbe sembrare una soluzione con una sua logica – lo Stato che finanzia mantiene le redini del gioco sul piano nazionale, mentre le Regioni che gestiscono diventano autonome sul come farlo – ma a ben vedere, se lo scopo primario della riforma è quello di farla finita col contenzioso sulle competenze legislative derivante dalla concorrenzialità, con questa soluzione persino costituzionalisti ed ex ministri alla Salute come Renato Balduzzi sono molto dubbiosi che tale risultato posa essere raggiunto.
Al contrario, il rischio che Regioni e Governo, ma anche il Parlamento, si ritrovino a litigare, quanto se non più di prima, sul “chi fa che cosa” in sanità è altissimo essendo molto labile il confine interpretativo tra “norma generale”, e quindi teoricamente nazionale, e norma “organizzativa”.
La FeNASP Basilicata, che rappresenta strutture ambulatoriali eroganti prestazioni di FKT a carico del SSR, nonché oltre settanta dipendenti assunti a tempo indeterminato e decine di liberi professionisti, continua a lamentare l’assenza totale di una progettualità territoriale e di una buona politica sanitaria che favorisca l’integrazione pubblico-privato, privato che opera correttamente, vale a dire nel rispetto dei contratti di lavoro e nell’attenzione alla qualità delle prestazioni erogate con efficienza ed appropriatezza. Una situazione aggravata dalla carenza di dialogo tra la nuova Giunta Regionale (in primo luogo l’Assessore alla Salute) e le associazioni di categoria della sanità privata.
Apr 03