E’ ufficiale: Umbria, Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Veneto, tra queste cinque Regioni saranno scelte in Conferenza Stato-Regioni le tre Regioni ‘benchmark’, cioè di riferimento, per la definizione dei criteri di qualità dei servizi erogati, appropriatezza ed efficienza ai fini della determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario. Adesso i sogni di gloria della Regione Basilicata e nello specifico dell’Assessore alla Sanità sono definitivamente tramontati. E’ stato il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a comunicare l’elenco delle cinque Regioni alla Conferenza Stato-Regioni. Dopo aver individuato sulla base di questi criteri le Regioni ”eligibili” si è proceduto a calcolare l’Indicatore di qualita’ e di efficienza (IQE) per ciascuna delle Regioni individuate, utilizzando i seguenti indicatori relativi all’anno 2011: punteggio della ”Griglia Lea (livelli essenziali di assistenza)”; incidenza percentuale avanzo/disavanzo sul finanziamento ordinario, risultante dai dati CE (Conti economici) consolidati regionali consuntivo 2011; degenza media pre-operatoria; percentuale interventi per fratture di femore operati entro due giorni; percentuale dimessi da reparti chirurgici con DRG (Diagnosis Related Groups- Raggruppamenti omogenei di diagnosi) medici; percentuale di ricoveri con DRG chirurgico sul totale dei ricoveri; percentuale di ricoveri ordinari con DRG ad alto rischio di in appropriatezza; percentuale di ricoveri diurni di tipo diagnostico sul totale dei ricoveri diurni con DRG medico; percentuale di casi medici con degenza oltre soglia per pazienti con eta’ superiore a 65 anni sul totale dei ricoveri medici con eta’ superiore a 65 anni. Gli altri indicatori considerati, sempre relativi all’anno 2011, sono lo scostamento dallo standard previsto per l’incidenza della spesa per assistenza collettiva sul totale della spesa (5%); scostamento dallo standard previsto per l’incidenza della spesa per assistenza distrettuale sul totale della spesa (51%); scostamento dallo standard previsto per l’incidenza della spesa per assistenza ospedaliera sul totale della spesa (44%); spesa procapite per assistenza sanitaria di base; spesa farmaceutica pro capite; costo medio per ricoverato acuto; spesa per prestazione per assistenza specialistica-attivita’ clinica; spesa per prestazione per assistenza specialistica-laboratorio; spesa per prestazione per assistenza specialistica-diagnostica strumentale.
A questo punto, di fronte a fattori oggettivi che non si fermano ai conti ripianati grazie alle royalties del petrolio, le affermazioni dell’assessore Martorano in Quarta Commissione sul nuovo tariffario per la remunerazione delle prestazioni di assistenza specialistica e ambulatoriale non hanno alcun senso e non meritano alcun commento perché il fallimento è su tutta la linea.
Per sintetizzare sono tre le macro-questioni che poniamo in un confronto che continuiamo a rivendicare:
• l’importanza di lasciare campo libero alla autodeterminazione per garantire l’innovazione, in un ambito tanto cruciale come quello delle cure mediche e della salute delle persone. Il potenziale dell’innovazione non deve e non può essere frenato dalle ingerenze della politica e delle amministrazioni;
• la necessità di superare i problemi indotti da un sistema che si basa sul pagamento a piè di lista è che è gravemente sperequato al proprio interno (in cui quindi una “domanda sussidiata” non necessariamente corrisponde ai bisogni effettivi);
• la necessità di ottenere il massimo dell’efficienza e della trasparenza nei fondi pubblici impiegati, utilizzando anche in quest’ambito strumenti partecipativi ed innovativi.
Dunque, più che sviluppare gli approfondimenti per la definizione dei “costi standard” potrebbe risultare di fondamentale importanza definire anche “la risposta standard” ai bisogni della gente, possibilmente in maniera uniformata rispetto al territorio nazionale (pur nel rispetto delle autonomie regionali, si devono superare le forti diversità e, di conseguenza, il diverso diritto dei cittadini).
Ancora, l’attenzione alla garanzia dei diritti a tutti i cittadini (pari livelli di servizi e pari possibilità di accesso) richiede un’azione programmatoria completamente diversa rispetto a quella in essere (con partenza dall’analisi dei bisogni della gente e di come è misurata l’efficienza costi/benefici di questi ultimi e non di certo un cieco e spietato approccio contabilistico).
NAPOLI (PDL), SANITA’ LUCANA NON E’ PIU’ UN MODELLO VIRTUOSO
“La sanità lucana non rappresenta più un modello di riferimento per i sistemi sanitari delle Regioni italiane. Come avevo già paventato, nella selezione individuata dal Ministro alla Salute Beatrice Lorenzin non c’è la Basilicata tra le magnifiche “cinque” dalle quali dovranno essere selezionate d’intesa con le Regioni le tre “benchmark” che saranno di riferimento per l’individuazione dei costi e del fabbisogni sanitari standard”. E’ quanto sottolinea il capogruppo del Pdl in Consiglio Regionale Michele Napoli, evidenziando che “non si tratta certo di una “gara” tra Regioni ma piuttosto di un passaggio fondamentale per il prossimo riparto del Fondo sanitario e anche per il nuovo Patto per la salute. Quindi dobbiamo attenderci come prima conseguenza un minore trasferimento di fondi statali. Per la Giunta De Filippo e l’Assessore Martorano che hanno puntato al titolo di “benchmark” come riconoscimento nazionale è una sonora sconfitta innanzitutto politica. Uno smacco fortissimo perché si mette fine, una volta per tutte, alla velleità di essere un esempio da imitare. E non ci sono attenuanti perché i parametri adottati dal Governo (Ministero Salute, di concerto con l’Economia e con il parere degli Affari Regionali) non sono discutibili: valori registrati di una serie di indicatori che vanno dall’incidenza percentuale dell’avanzo/disavanzo sul finanziamento ordinario risultante dai dati Ce consolidati del consuntivo 2011 alla degenza media pre operatoria; dalla percentuale di interventi per frattura di femore operati entro le 48 ore a quella di ricoveri con Drg chirurgici. Ma anche dallo scostamento dallo standard previsto per l’incidenza della spesa per l’assistenza collettiva, distrettuale e ospedaliera sul totale della spesa. Sono state considerate inoltre la spesa pro-capite per farmaceutica e quella per l’assistenza sanitaria di base”.
Napoli infine sottolinea che “l’imminente manovra di assestamento di bilancio è l’ennesima dimostrazione che gli sprechi della sanità lucana sono a carico del bilancio regionale (o contributi per le gestioni liquidatorie della Aziende Sanitarie da erogarsi in svariate annualità hanno una spesa di € 7.000.000,00 per ciascuno dei tre esercizi 2013/2014/2015). oltre che dei cittadini che hanno pagato il ticket più alto di Italia (insieme a poche Regioni del Nord) e a carico di strutture della sanità privata accreditata che hanno subito pesanti tagli di budget aggravati dal nuovo tariffario regionale sulle prestazioni ambulatoriali”.