Il “caso di Melfi” (visita prenotata da sei mesi e rinviata per un guasto al macchinario), sollevato dal consigliere regionale Gianni Leggieri (M5S), che fa seguito ad un altro, anch’esso recente, avvenuto all’ospedale di Matera, non va archiviato come “episodio di ordinaria casualità”, se non altro perché nel corso del tempo di episodi del genere è, purtroppo, ricca la cronaca dei giornali.
E’ il commento di Sanità Futura che dando seguito alle iniziative di mobilitazione di operatori sanitari e cittadini promosse nelle scorse settimane ha interessato degli ultimi casi lo Sportello di Protesta del Malato attivato di recente allo scopo di fornire ogni tipo di assistenza agli utenti del SSR. Intanto – sottolinea Sanità Futura – ci sono dei tempi massimi di attesa per alcune prestazioni (ben 58 tra visite specialistiche, esami diagnostici e ricoveri). Non è una novità ma si tratta di un diritto a molti sconosciuto. In Italia esiste uno specifico Piano nazionale di governo delle liste d’attesa (PNGLA), emanato nel lontano 2010: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_277_listaFile_itemName_0_file.pdf . In base a questo piano, le ASL devono “prevedere le misure da adottare in caso di superamento dei tempi massimi stabiliti, senza oneri aggiuntivi a carico degli assistiti, se non quelli dovuti come eventuale quota per la partecipazione alla spesa (ticket)”. Un diritto che può essere esercitato per tante tipologie di esami e visite specialistiche perché lo stesso piano fissa priorità e tempi garantiti. E’ proprio il Piano nazionale di governo delle liste di attesa – continua la nota di Sanità Futura – che dà maggiore forza alle nostre proposte che abbiamo illustrato nei giorni scorsi in Quarta Commissione in riferimento ai tetti di spesa per le strutture sanitarie private accreditate. I tetti non appartengono alle strutture ma sono strettamente riferiti ai fabbisogni dei cittadini soprattutto nei casi di esami e prestazioni salva vita perché essenziali alla prevenzione e cura della salute. Accade da noi l’esatto contrario attraverso la riproposizione di un sistema ingessato che, come denuncia il consigliere regionale Leggieri, nella nostra Regione, di fatto, non consente il rispetto del principio sancito dall’art. 32 della Costituzione che prevede appunto la tutela della salute.
Infine sorge spontaneo un interrogativo che non ha nulla di formale: le strutture sanitarie pubbliche dispongono di contratti di manutenzione delle attrezzature di diagnostica? Da noi, nel caso di un guasto, la ditta che ha in convenzione la manutenzione garantisce il più rapido intervento e comunque entro le 24 ore dalla segnalazione del guasto. I casi dei guasti nel pubblico invece producono una situazione di doppia penalizzazione agli utenti lucani: il rinvio dell’esame a data da destinarsi e nel caso di ricorso a struttura privata accreditata l’impossibilità a svolgere lo stesso esame se la struttura ha superato il tetto imposto. Ribadiamo, in sintesi, la nostra posizione: più tutele per i pazienti e più garanzie per le strutture più piccole ma con maggiore potenziale di distribuzione territoriale; sana competizione che garantisce il diritto di libera scelta del luogo di cura e che premia quelle strutture che assicurano un’offerta di prestazioni ampia e di qualità; più controlli sull’appropriatezza e sugli sprechi; lotta alla malaburocrazia.
Mag 28