Michele Cataldi e Giuseppe Demarzio di Sanità Futura Basilicata in una lettera chiedono le dimissioni dell’assessore alla sanità Flavia Franconi. Di seguito la lettera aperta.
Gentile Assessore,
abbiamo atteso per troppo tempo almeno un suo segnale di iniziativa per affrontare l’emergenza delle strutture della sanità ambulatoriale privata accreditata che si trascina dalla precedente legislatura regionale, ma di fronte al suo atteggiamento irresponsabile di continuo rinvio ad individuare soluzioni, per noi possibili e in tempi rapidi, non ci resta che chiederle di dimettersi dall’incarico istituzionale.
Non ci sono più margini di confronto – che pure abbiamo svolto in Quarta Commissione prima e in cosiddetti tavoli tecnici al Dipartimento Sanità successivamente – e tanto meno c’è ancora tempo per attendere.
Da parte nostra abbiamo dato ampiamente ogni prova di responsabilità continuando l’attività delle strutture, nonostante l’assemblea degli associati a Sanità Futura avesse deciso, già da mesi, la chiusura per l’impossibilità a far fronte ad ogni prestazione verso l’utenza (in primo luogo), come verso i dipendenti, i collaboratori, i fornitori di servizi.
Non possiamo accettare che il sistema della sanità privata accreditata, che ha un peso marginale sui conti del Servizio Sanitario Regionale, debba farsi carico di tagli e sacrifici mentre il sistema pubblico continua a godere dei ripiani di deficit accumulati negli anni soprattutto negli sprechi e negli sperperi.
Ci eravamo illusi che fosse chiara la condizione estrema nella quale si trovano a lavorare oltre 60 strutture sanitarie (poliambulatori, centri Fkt, laboratori di analisi, ecc.) con circa 600 dipendenti ai quali aggiungere alcune centinaia di liberi professionisti e che assolvono all’erogazione di prestazioni di servizi indispensabili ai cittadini, che spesso possono salvare loro la vita e possono contribuire ad una drastica riduzione delle liste di attesa. Ci eravamo illusi che con la nuova Giunta Regionale ci fossero i presupposti per una soluzione necessariamente rivoluzionaria, alla quale avremmo dato tutto il nostro contributo e sostegno di idee, che avrebbe potuto trasformare una crisi gravissima in una soluzione vera per il sistema della sanità lucana.
Dobbiamo constatare di esserci sbagliati e quindi senza avere più fiducia nel ritualismo degli incontri tecnici, vuoti nell’aspetto decisionale come nei tempi della politica, fortemente diversi da quelli di chi fa impresa, ancor di più se è rivolta alla salute dei cittadini, non abbiamo altra possibilità se non quella di chiederle un vero e finale gesto di responsabilità: le sue dimissioni.
Continuiamo a ritenere che il riposizionamento delle politiche sanitarie e del welfare rapido, incisivo, serio, fortemente orientato alla risoluzione veloce dei punti di maggiore criticità, abbia come presupposto la consapevolezza, purtroppo tutt’altro che scontata, che nella sanità operano imprese con le stesse problematiche che vive oggi l’imprenditoria nazionale e regionale e pertanto si debba esercitare fino in fondo quella responsabilità istituzionale che da parte sua è venuta meno.
Sia chiaro, non le addebitiamo la genesi, nè le mille assurdità burocratiche dell’attuale situazione. Ci limitiamo purtroppo a constatare la surrealità e la drammaticità di una verità non più sostenibile e non più accettabile: quella della sua assenza nell’ascolto e nell’individuare soluzioni.
Se il nostro comparto e le nostre attività, quindi il lavoro e le cure tempestive ai cittadini, sono giunte a questo livello di mancata considerazione, noi pensiamo che l’intero sistema sanitario regionale corra rischi serissimi e che la nostra crisi ne rappresenti la semplice ma purtroppo drammatica conseguenza.
Qualcuno deve pure assumerne la responsabilità. E se il concetto di responsabilità deve smettere di essere un generico scudo al riparo del quale continuare a tergiversare e prendere tempo quando non ce n’è più, allora riteniamo legittimo dirle in modo preciso, senza giri di parole, che questa responsabilità è sua. Le chiediamo quindi di dimettersi responsabilmente.