Sanità Futura: “L’atteggiamento della giunta regionale ci porterà alla chiusura”. Di seguito la nota integrale.
Dal tavolo di incontro di ieri in Regione sulla riapertura delle attività sanitarie c’era un’assenza che avrebbe dovuto diventare subito evidente e che ancora una volta testimonia l’atteggiamento strabico dell’assessore Leone che assomiglia molto, anzi è in sostanza identico a quello di chi l’ha preceduto, Franconi. Ci sembra di rivivere la stessa situazione della scorsa legislatura con l’assessore Franconi. Non riusciamo a vedere alcun segno di discontinuità.
Non sono state invitate le associazioni delle strutture della specialistica ambulatoriale che sono in prima linea impegnate ad erogare prestazioni e servizi urgenti, dalla riapertura del 11 maggio, tra non poche problematicità e criticità, da risolvere solo ed esclusivamente con le proprie forze e i propri mezzi al punto che la ripartenza, per queste, è in realtà una resistenza. Ritenere sufficiente se non addirittura esaustivo il confronto con i sindacati che rappresentano i lavoratori senza la rappresentanza della sanità privata accreditata è segno di una profonda e grave sottovalutazione, oltre che di una ingiustificabile discriminazione ideologica. Così dopo l’esclusione da tutte le misure che la Regione ha sinora approvato per tentare di dare risposte all’emergenza economica a favore di ogni settore produttivo, adesso subiamo una nuova disparità di cui non si riesce a comprendere la motivazione, ancora più insensata se riferita all’attività svolta dalle stesse imprese in favore di pazienti no-Covid (la quasi totalità dell’utenza sanitaria) che necessitano di visite specialistiche, cure e prestazioni dopo il lungo periodo di sospensione delle attività. La Giunta Regionale ci dica con chiarezza qual è il ruolo che ha in mente per noi, perché non possiamo essere autorizzati a riaprire per sopperire alla disorganizzazione e poi essere ignorati. La situazione è diventata insostenibile: se siamo considerati “superflui” tanto vale che dicano a noi titolari, agli oltre 600 operatori dipendenti e collaboratori delle nostre strutture, alle decine di migliaia di utenti che si rivolgono a noi ogni giorno con fiducia di che morte dobbiamo morire.