In Basilicata non c’è solo “malasanità” come sembrerebbe dalle cronache dei giornali di questi giorni ma anche una buona sanità garantita, senza riflettori, da piccole e medie strutture e da personale che svolge in silenzio il proprio lavoro. Lo sottolinea Sanità Futura aggiungendo che esistono in Basilicata, come del resto in tutta Italia, delle strutture sanitarie private (laboratori di analisi, centri di riabilitazione, diagnostica, medicina specialistica ecc.) che sono accreditate al Sistema Sanitario Nazionale. Ciò significa che i cittadini possono usufruire dei servizi di queste strutture come se fossero dei presidi pubblici: non pagando nulla se un paziente è esente, oppure pagando un ticket in base al reddito e alla condizione sociale. Grazie a queste strutture sanitarie le Regioni, come accade in Basilicata, riescono a diminuire i tempi di attesa per molte prestazioni (attesa sino a 500 giorni) e, al contempo, a risparmiare enormi risorse finanziare, in quanto i costi sono certi e decisamente bassi rispetto a quanto paga la Regione per erogare lo stesso servizio in un ospedale. Grazie alle strutture private i soldi delle tasse dei cittadini vengono spesi meglio, senza sprechi, ai pazienti vengono offerti servizi di qualità e nello stesso tempo si creano nuovi posti di lavoro, tra l’altro con la possibilità di attrarre pazienti da fuori regione con una conseguente ricaduta economica positiva per tutto il territorio. Un’altra contraddizione che non sta in piedi: il Consiglio Regionale ha impegnato la Giunta a combattere le liste di attesa chiedendo di prolungare l’attività dei poliambulatori e non affronta l’emergenza in atto. Purtroppo – evidenzia Sanità Futura che sui social ha lanciato la campagna di mobilitazione “dicembre nero”- accade che questo modello di buona sanità è seriamente messo in pericolo, perchè la Regione Basilicata, non solo non si è prodigata, come hanno fatto molte altre regioni virtuose (Toscana ed Emilia ad esempio), per migliorare questo sistema di sanità integrata ed incentivarlo, ma addirittura sta facendo di tutto per affossarlo, mettendo a rischio posti di lavoro e soprattutto giocando con la salute dei cittadini. Difatti, stando alle regole della Regione, da settembre i centri accreditati non avrebbero dovuto più erogare le loro prestazioni e di conseguenza avrebbero dovuto chiudere le porte ai pazienti, perchè da settembre hanno raggiunto il limite massimo di pazienti che possono servire annualmente di servizi e prestazioni, limite stabilito dalla Regione con criteri molto discutibili.
Tutto questo per limitare la spesa pubblica. Ma perchè tagliare sui settori che funzionano in modo efficiente invece di tagliare sugli sprechi ?
Cosa succederebbe se chiudessero tutte?
1) Essendo le liste d’attesa molto lunghe, i pazienti sarebbero obbligati ad andare fuori regione, e la Regione Basilicata sarebbe comunque costretta a pagare alle regioni limitrofe le prestazioni che non vuol far erogare nei propri confini.
2) Essendo le liste d’attesa molto lunghe, i pazienti che possono permetterselo andranno ad effettuare le prestazioni privatamente. E gli altri?
In pratica – evidenzia Sanità Futura – da anni stiamo erogando, a partire da settembre, prestazioni sanitarie ai cittadini a titolo gratuito. Non possiamo eludere le richieste dei cittadini, se chiudessimo significherebbe che un paziente dovrebbe attendere mesi e mesi per ricevere visite specialistiche, esami o cure. Abbiamo stretto i denti, ci hanno fatto credere che il problema sarebbe stato affrontato, ma – continua la nota – ci hanno preso in giro, giorno dopo giorno, infischiandosene altamente, facendo sempre promesse mai mantenute, operando un vero e proprio furto. In pratica il diritto alla salute dei cittadini non viene garantito dalla Regione, o dallo Stato, ma da privati, e invece di ricevere i ringraziamenti, o quanto meno un minimo di attenzione, veniamo presi in giro e portati all’esasperazione e al collasso economico.
Ma adesso non ce la facciamo più, molte strutture hanno già iniziato i licenziamenti e ridotto le prestazioni erogate.
È per questo che adesso ci rivolgiamo direttamente ai cittadini, spiegando le nostre ragioni e chiedendo il sostegno per farci ascoltare, soprattutto in questo dicembre “nero” per il diritto alla salute.