L’attuale sistema di determinazione del fabbisogno delle prestazioni e dei tetti di spesa delle strutture sanitarie private accreditate produce numerosi punti di debolezza nel sistema sanitario pubblico-privato che Sanità Futura, associazione di rappresentanza delle strutture, chiede alla Giunta Regionale di superare. Una sollecitazione che trova motivazioni giuridiche in materia di concorrenza del mercato che provengono da un autorevole studio legale del capoluogo. E’ in sintesi la posizione costruttiva illustrata oggi ai giornalisti in una conferenza stampa a Potenza nella sede di Sanità Futura dal presidente Michele Cataldi insieme ai dirigenti ed una delegazione di titolari di strutture associate e all’ avv. Rocco Brienza che ha curato il quesito rivolto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in materia di distribuzione del tetto di spesa tra le diverse strutture sanitarie private accreditate. I punti di debolezza – ha spiegato Cataldi – riguardano nello specifico la compromissione del criterio di eguaglianza tra le strutture in materia di tariffe; il regime di concorrenzialità tra le stesse strutture che risulta fortemente pregiudicato; la libera scelta da parte degli assistiti che di conseguenza è compromessa; la mancata integrazione e gestione dell’offerta pubblico-privata. Con la determinazione del cosiddetto tetto storico consolidato di fatto si determina la cristallizzazione di prestazioni con conseguente incapacità di aderire al mutare dei bisogni di prevenzione e cura oltre che la mancanza di criteri di distribuzione territoriale delle prestazioni. Questo significa che il cittadino-utente sarà costretto a rivolgersi ad altra struttura quando quella prescelta in precedenza ha esaurito il suo budget oppure pagare di tasca propria. La questione – sottolinea Sanità Futura – ha una rilevanza oltre che sul comparto delle imprese (una sessantina, per oltre 600 dipendenti, con un peso di appena il 2,4% sulla spesa sanitaria complessiva della Regione) direttamente sull’utenza toccando temi quali la maggiore distribuzione territoriale delle risorse e delle funzioni sanitarie per contrastare la migrazione (la spesa accertata da Agenas ha superato i 40 milioni di euro nell’ultimo anno)e, al contrario, favorire l’immigrazione sanitaria, riducendo sino ad abbattere del tutto le liste di attesa; l’integrazione delle attività ambulatoriali delle strutture private con il sistema ospedaliero regionale; l’implementazione di nuove e più attuali prestazioni e l’attivazione dei servizi ambulatoriali complessi per abbattere i costi di ospedalità in special modo quelli del day surgery e del day hospital extra regionali. Quello che chiediamo – ha detto il presidente di Sanità Futura – è di dar corso al documento approvato all’unanimità, in tal senso, da parte della Quarta Commissione (Problemi Sociali) e all’impegno annunciato dal Presidente Pittella attraverso l’adozione di una delibera che conterrà la nuova normativa di riferimento. E proprio con lo spirito di offrire una proposta compiuta è stato reso noto il parere dello studio Rocco Brienza sintetizzabile nell’esigenza, richiesta dalla normativa europea e italiana, di “garantire che tutti i soggetti interessati partano dalla stessa linea di partenza” oltre che a consentire ad altri di poterlo fare. L’avv. Brienza ha riferito che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in altri casi analoghi a quello che si registra in Basilicata – tra cui Regione Calabria, Asl Cagliari 8 – si è pronunciata a favore dell’adozione di criteri ispirati ai principi di valorizzazione del livello di efficienza della singola struttura e di effettivo soddisfacimento delle esigenze dell’utenza. In particolare l’Autorità auspica che al fine di eliminare le distorsioni concorrenziali, il criterio della spesa storica attualmente assunto anche dalla Regione Basilicata per la ripartizione dei fondi alle strutture private accreditate venga sostituito dall’adozione di criteri quali ad esempio la dislocazione territoriale, le potenzialità di erogazione con riferimento alla dotazione tecnologica, le unità di personale qualificato, le modalità di prenotazione e di accesso alle prestazioni sanitarie, la correttezza dei rapporti con l’utenza, ispirati al principio di non discriminazione, alla valorizzazione del livello di efficienza della singola struttura nonché all’effettivo soddisfacimento delle esigenze dell’utenza. Per l’avv. Brienza inoltre nella nostra regione ci sono problemi per qualsiasi imprenditore che voglia avviare una nuova attività nel socio-sanitario sia pure interamente privata vale a dire a carico dell’utente.
Si tratta – ha concluso Cataldi – di percorrere solo il “miglio finale” del percorso individuato da Giunta e Consiglio Regionali unanimemente e confermato dalla norma fortemente innovativa contenuta nel Collegato alla Legge di Stabilità Regionale 2016, ispirati dalla riduzione di sprechi ed inefficienze e non certo alla riduzione di prestazioni-servizi-diritti. Per questo alla vigilia di questa decisione chiediamo alla Giunta di rivolgersi all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per scongiurare ulteriore ricorso al contenzioso e attuare finalmente una strategia in grado di garantire una più efficiente assistenza territoriale finalizzata alla definizione di un modello di specialistica ambulatoriale che superi lo spreco di risorse e assuma valore strategico. Richieste che non avremmo mai presentato se avessimo pensato di difendere posizioni di interessi consolidati.
Mar 05