L’assemblea di Sanità Futura è stata convocata d’urgenza per deliberare sulla “messa in sicurezza” delle strutture attraverso i licenziamenti e il dimezzamento delle ore lavorative per 139 unità. Nell’assemblea le strutture hanno dovuto confrontarsi su di una scelta drammatica e per certi versi devastante: mettere in mezzo alla strada 70 persone oppure dimezzare il lavoro ed il reddito per tutti. Si è scelto quello che è apparso essere il male minore. L’assemblea ha poi proceduto ad affrontare una seconda delicatissima questione: quella relativa alle azioni necessarie per farsi ascoltare dalle istituzioni e dall’opinione pubblica ed ha quindi deciso di pianificare ed attuare una vera e propria lista di azioni tese a “farsi ascoltare” da chi ha grosse responsabilità su questa emergenza e dalla pubblica opinione che ha il diritto di sapere come stanno realmente le cose. In realtà i fatti sono drammaticamente semplici: le strutture accreditate dovrebbero finanziare il Servizio Pubblico e ovviamente non possono e non sono in grado di farlo. L’unica alternativa sarebbe quella di respingere i pazienti che chiedono prestazioni sanitarie ed anche in questo caso non possono e non se la sentono di farlo. Vicolo cieco dunque.
L’assemblea ha anche deciso di rompere gli indugi, di alzare il telefono e informare il Presidente della IV Commissione del Consiglio Regionale dott. Luigi Bradascio, il quale aveva dimostrato fin da subito attenzione a questa vicenda avendo accolto la richiesta per l’audizione dei dirigenti di Sanità Futura in Quarta Commissione e partecipato al primo tavolo che si è tenuto il 17 settembre u.s. al Dipartimento Salute.
La telefonata – riferisce la nota – ha avuto un esito “spiazzante”: mai era accaduto che le istituzioni si dimostrassero rapide e pronte all’ascolto. Il Presidente Bradascio infatti ha disarmato tutti i presenti invitando l’intera assemblea a raggiungerlo presso i suoi uffici regionali. E così è stato: il gruppo dirigente di Sanità Futura al completo è stato ricevuto ed ascoltato.
La delegazione dei titolari di strutture sanitarie – che ha accompagnato il presidente Michele Cataldi – nel corso dell’incontro ha ribadito l’emergenza e la drammaticità della situazione, determinata innanzitutto dalla inadeguata programmazione regionale e dalla sottrazione di risorse per le prestazioni specialistiche ambulatoriali che producono inevitabili conseguenze negative immediate sull’utenza (per l’impossibilità a proseguire nell’erogazione di prestazioni), sul personale e sulle stesse strutture. La vera e propria emergenza ha dunque concreti e devastanti risvolti in termini di disagio per i cittadini, andando ad accrescere la già pesante situazione delle liste di attesa, oltre a determinare un vero e proprio tracollo delle strutture che si vedono costrette a ridurre il personale e comunque le ore di attività (come in alcuni casi è già avvenuto). Due evenienze che – hanno sottolineato i dirigenti di Sanità Futura – l’associazione è fortemente impegnata a prevenire ma che richiedono azioni, provvedimenti e misure urgenti da parte del Dipartimento Salute e delle Aziende Sanitarie di Potenza e di Matera.
Il Presidente Bradascio ha quindi chiesto ed ottenuto dalla delegazione, il tempo necessario a esperire i passi tipici della sua funzione di garanzia per attivare una concertazione istituzionale e politica nei i prossimi giorni, con il coinvolgimento diretto del Presidente Pittella e dell’assessore Franconi, per individuare modalità e strumenti in grado di affrontare adeguatamente e in tempi brevi la situazione.
Per questa ragione Sanità Futura ha congelato le iniziative di mobilitazione definite dall’assemblea straordinaria in attesa di sviluppi e ribadendo però che il tempo non è una variabile gestibile in assenza di risorse e che il suo trascorrere in modo improduttivo pone a rischio 60 strutture lucane con circa 600 dipendenti, oltre a decine e decine di liberi professionisti. In sintesi, l’impegno annunciato da parte del Dipartimento Salute per la revisione dell’attuale sistema di determinazione del fabbisogno delle prestazioni e dei tetti di spesa delle strutture sanitarie private accreditate e, contestualmente, di verificare la possibilità di risolvere l’emergenza in atto nel settore, non può protrarsi ulteriormente senza incorrere nel rischio di una tragedia già annunciata.