Se attualmente la spesa sanitaria privata corrisponde al 20% circa della spesa sanitaria totale, la spesa pro capite nel 2010 (ultimo dato disponibile) era pari a 451 euro correnti. La media nazionale sottende notevoli differenze regionali: la spesa privata pro capite nel Friuli (736 euro) è più del doppio di quella stimata in Basilicata e in Campania (rispettivamente 316 e 314 euro). Sono dati del Rapporto Confindustria consegnato nel corso di una audizione tenutasi il 16 settembre scorso davanti alle Commissioni Bilancio e Affari sociali della Camera. Dati che – a parere di Sanità Futura – fanno giustizia di un vecchio luogo comune sulla spesa sanitaria privata in Basilicata che dunque è di entità ridotta. Essa si compone: per poco meno della metà di acquisti di farmaci, articoli sanitari e materiale terapeutico; per il 36% di servizi medici e specialistici non ospedalieri; per il 17% di servizi ospedalieri. Dall’ultima indagine multiscopo ISTAT sul ricorso ai servizi sanitari risulta che su 100 visite specialistiche rilevate nell’indagine il 57% sono state a pagamento, e il resto o gratuite o con ticket. La propensione a pagare si riduce notevolmente per gli esami specialistici (il 21% degli esami di laboratorio e ambulatoriali sono totalmente a pagamento).
Quanto ai motivi che spingono i cittadini a pagare privatamente le prestazioni – evidenzia Sanità Futura – una componente fondamentale riguarda le liste di attesa nel sistema pubblico. Un’altra, sembra essere la fiducia nel rapporto tra paziente e medico, che può essere particolarmente rilevante in alcune specialità: su 100 visite ostetrico ginecologiche quasi due terzi sono state pagate di tasca propria. Un’altra ancora è l’età: le visite gratuite si concentrano nelle età elevate, quando cioè l’esenzione dai ticket è generalizzata e il tempo libero ha un valore più basso rispetto a quello delle persone in condizione lavorativa. La percentuale di visite a pagamento risulta mediamente maggiore per chi si dichiara in buone condizioni economiche, ma tale percentuale è comunque elevata anche per le persone in età lavorativa che si dichiarano in cattive condizioni economiche.
Va dunque superata la stagione delle “manutenzioni” precarie al Ssn e di tagli ai privati per aprire un confronto operativo per dare stabilità, sostenibilità e prospettiva al settore sanitario in una logica incentrata sulla qualità delle prestazioni e dei servizi.
Un primo banco di prova, soprattutto per quanto riguarda il tema delle risorse, sarà già l’ormai imminente legge di stabilità, con la quale Governo e Parlamento dovranno dare un segnale di forte discontinuità rispetto al metodo seguito in passato e fornire un orientamento chiaro sul percorso da seguire in futuro. Le imprese sono gravate a livello regionale dall’Irap, con una proliferazione di addizionali Irap, che negli ultimi anni è diventata un fenomeno molto pesante, per non dire insopportabile. Sempre a livello regionale, l’aumento esponenziale delle addizionali Irpef ha inciso negativamente sul rilancio dei consumi e, quindi, in via indiretta anche sulle imprese.