Il materano Nicola Pavese fa il punto sulle criticità della Sanità materana in vista di Matera 2019 in una lettera aperta inviata alla nostra redazione.
Sanità materana in chiaro-scuro e siamo alle porte del 2019. Prima di fare un certo discorso, desidero esprimere un sincero pensiero di gratitudine verso coloro che, in maniera diversa, in queste ultime settimane nell’ospedale di Matera si sono presi cura di mia madre mostrando sensibilità, professionalità, impegno e anche abnegazione per affrontare al meglio i problemi e alleviare le sofferenze. E mi riferisco ai medici Madio Nardiello (Pronto soccorso), Claudia Lopez e Giacinto Cuscianna (Radiologia), Gabriella Coniglio, Gerardina Albano, Michele Grieco, Elisabetta Di Monte, Pietro Masciandaro e Isabella Pavone (Neurologia). Il mio grazie va a loro ed è esteso anche al personale infermieristico, nella maggior parte dei casi disponibile e solerte. Atteggiamento che ho riscontrato anche nel personale del 118, dell’Ufficio Adi e della struttura di via Montescaglioso.
Ma in queste settimane frequentando l’Ospedale Madonna delle Grazie ho riscontrato (così come altri pazienti e loro familiari) diverse criticità che riguardano la suddetta struttura e quindi il sistema sanitario materano. Auspicando un rimedio in tempi brevi, la situazione è sotto gli occhi di tutti e non si può giustificare solo con i tagli dissennati e le restrizioni finanziarie che vengono da Roma, con relative carenze procurate dal Servizio Sanitario Nazionale un po’ ovunque. Tutto ciò avviene (forse per privatizzare?) in una società che invecchia e alle prese con l’aumento dei costi delle cure, con famiglie che hanno difficoltà ad affrontare le problematiche dell’assistenza in particolare agli anziani, con le categorie dei più deboli sul piano sociale ed economico che non hanno la minima possibilità di accedere ai servizi e affrontare la farraginosità della burocrazia sanitaria. Situazione che in Basilicata (e al Sud) determina anche il fenomeno dell’emigrazione per farsi curare altrove.
Per esperienze pregresse posso affermare che criticità ed eccellenze esistono dappertutto. Spesso le prime (le criticità) dipendono non solo dalle risorse sempre più risicate, ma, a livello locale, anche da una precaria organizzazione generale e una gestione del personale insufficiente. Un personale che, al di là della professionalità, deve assicurare anche tanta passione e disponibilità, nonostante turni di lavoro che richiedono sacrifici anche sul piano della resistenza fisica. E’ risaputo, infatti, che quello del medico e di tutto lo staff infermieristico e di assistenza non è solo un lavoro ma costituisce una attività che richiede aggiornamento e tanta dedizione. Quest’ultima l’ho notata a Matera nella maggior parte degli operatori.
Per non essere generico, attraverso questo intervento desidero segnalare le situazioni che anche altri cittadini hanno colto e condiviso. Innanzitutto va detto che Matera è dotata di appena due ambulanze (solo una medicalizzata) per il servizio del 118: se serve una terza deve arrivare da Bernalda, Ferrandina, Grassano o Irsina, e lascio ai lettori la libertà di fare le proprie riflessioni. Inoltre, quasi sempre si è sottoposti a lunghe attese al Pronto soccorso; a Natale non c’erano lenzuola pulite perché (come mi è stato riferito) la lavanderia era chiusa; le finestre delle stanze che ospitano i malati sigillate con lo scotch per fronteggiare diffusi spifferi d’aria; porte con maniglie divelte o malfunzionanti; bagni per i visitatori e ascensori fuori uso per diversi giorni a causa dell’affidamento della manutenzione a un solo addetto, che deve occuparsi anche degli ospedali di Policoro, Tinchi, Stigliano e Tricarico; spesso è carente la segnaletica interna; vi è mancanza di carta igienica anche nei reparti; in alcune camere gli ammalati sono senza televisore. Anche la pulizia dei reparti non è sembrata curata perché il personale (limitato e spesso in part-time) in poche ore dovrebbe effettuare la pulizia di diversi piani dell’ospedale; così come non sempre è disponibile il personale Oss (anche due ore di attesa prima di intervenire per pulire un paziente allettato); la colazione a volte servita a tarda mattinata. Altra criticità da segnalare riguarda l’affidamento di notte e nei giorni festivi di quattro – cinque reparti specialistici a un solo medico (!) e a due infermieri per reparto, che devono districarsi tra richieste di intervento ed emergenze varie. Non ci vuole molto per immaginare le difficoltà, le mortificazioni oltre alle responsabilità degli operatori alle prese anche con le proteste dei cittadini poco informati e a volte irrispettosi. Così come si riscontrano demotivazioni e atteggiamenti di lassismo da parte di qualche addetto.
Tuttavia, per essere obiettivo devo dire anche che a Matera ci sono reparti curati sufficientemente, dove il degrado è inesistente e in qualche caso la situazione viene riconosciuta di eccellenza.
Un quadro realistico, dunque, che deve far riflettere chi gestisce e chi fa politica. Il cittadino parla, denuncia, impreca, ma chi è preposto e ha delle responsabilità verso il pubblico deve intervenire per cambiare le cose. E’ suo dovere. Soprattutto non si accetta l’idea di risorse insufficienti per curare i malati penalizzati da freddi calcoli ragionieristici, mentre si assiste a manager e direttori superpagati, commissari che vanno e vengono, enti e società partecipate regionali fuori controllo e (secondo la Corte dei Conti) piene di debiti, vitalizi e indennità di carica dei politici discussi e mai decurtati, legge taglia-privilegi mai approvata.
Nella Capitale europea della cultura 2019 quanto segnalato è al momento realtà oggettiva che dovrebbe essere rimossa al più presto. Caso contrario, il rischio che nell’attuale situazione il prossimo appuntamento internazionale si riveli una beffarda occasione di autolesionismo e di retrocessione della città e della regione mi sembra sufficientemente fondato. Anche per questo sarebbe opportuno intervenire senza tergiversare.