La presa di posizione della Fp-Cgil sui problemi che più volte abbiamo evidenziato con la stessa attenzione per operatori-gestori e lavoratori della sanità privata accreditata delle strutture associate a FeNASP Basilicata, per la parte che ci compete, fa compiere un passo indietro a quel sindacato che “tuona” contro i piccoli privati dimenticando la difesa dei “grandi” (Don Uva, Aias, ecc.).
Una nota intrisa di un ideologismo pubblico contro privato che pensavamo definitivamente cancellato dal linguaggio sindacale e che non tiene conto del nostro sistema sanitario regionale che si compone anche di una sessantina di strutture che danno lavoro a circa 600 persone oltre a decine e decine di liberi professionisti. Per questo in più occasioni, abbiamo sollecitato tutto il sindacato a mostrare reale interesse anche per il piccolo pianeta della sanità privata accreditata che complessivamente rappresenta una quota di meno del 2% della spesa sanitaria regionale complessiva.
La nota della Uil-Fpl dei giorni scorsi, ha colto la drammaticità della situazione del comparto ed in piena autonomia ha annunciato iniziative di tutela dei nostri lavoratori che sono patrimonio fondamentale per le nostre aziende e per il nostro sistema sanitario. Un atto concreto di impegno quello venuto dalla Uil, per risolvere le questioni sul tappeto attraverso un tavolo regionale specifico che anche noi abbiamo sollecitato già nella precedente legislatura regionale ed abbiamo riproposto al Presidente Pittella e all’Assessore Franconi in occasione della loro nomina.
In proposito, non comprendiamo le motivazioni della mancata convocazione da parte del nuovo assessore più volte sollecitato, così come non comprendiamo l’indugio di tutti – Consiglio e gruppi consiliari compresi – a realizzare velocemente la riqualificazione delle attività sanitarie pubbliche e private, attraverso un modello che favorisca la crescita e lo sviluppo nel territorio regionale di una corretta attività riabilitativa sanitaria.
Per un riassetto sano, FeNASP Basilicata ha sprecato fiumi di parole e proposte.
Non riusciamo a trovarne neanche una della Cgil.
Il nostro invito dunque è, fare molta attenzione nel parlare del privato, perchè esso va distinto in due categorie: il privato che agisce sul privato e non ha quindi il problema del rapporto con il sistema sanitario pubblico e non rientra, sebbene la Costituzione identifichi come pubblico il diritto alla salute, nelle categorie previste come beneficiari del rimborso spese; poi c’è il privato che è convenzionato a rilasciare prestazioni che rientrano nella competenza del servizio pubblico, sottoposto pertanto per legge a partecipare con la sanità pubblica, dietro corrispettivi prestabiliti.
E’ questa seconda categoria riconosciuta da leggi dello Stato e della Regione che assieme alle strutture pubbliche, viene ad essere interessata dal riassetto sanitario di un sistema sanitario che va sicuramente rivisto e rigenerato.
Per fare questo bisogna recuperare liquidità e la Regione dovrà mettere mano a quel sistema che ha potuto godere sinora della protezione dei sindacati, rivedere tutte quelle spese del carrozzone della riabilitazione che superano di parecchio il limite, per un riassetto in cui dovranno essere eliminati tutti gli sprechi attuali in riabilitazione dove a fronte di enormi spese, non corrispondono eccelse prestazioni.
Da anni assistiamo impotenti ad interventi e comportamenti che non solo non favoriscono l’integrazione pubblico-privato ma che continuano a mantenere in vita un modello vecchio e sprecone di due comparti : specialistica ambulatoriale e riabilitazione e su cui nessuno interviene se non con provvedimenti punitivi per i soli centri accreditati, invece le Aias, Don Uva, Don Gnocchi, etc. vengono sostenuti, grazie ai sindacati che si occupano dei dipendenti di quelle strutture.
E’ bene ribadire che il privato non è qualcosa da cui tenersi alla larga, il privato non è residuale rispetto all’attività pubblica, il privato è la funzione sanitaria pubblica svolta con capitale privato, per cui l’integrazione non è l’eccedente, cioè quanto rimane della fetta che il pubblico è riuscito a garantire ma, è qualcosa che deve entrare nell’organizzazione globale.
Noi abbiamo un ruolo da compiere e lo vogliamo fare in sinergia e dialogo costante con la parte pubblica e la parte pubblica deve comprendere che non può continuare ad organizzarsi a prescindere da noi e che non può continuare a sprecare risorse. Le due macroaree: Specialistica Ambulatoriale e Riabilitazione-socio-sanitario, vanno riorganizzate subito attraverso composizioni di reciproco interesse e comunque per il bene della collettività che è quello di assicurare un servizio all’altezza delle aspettative dei cittadini.
Set 11