Servizi di continuità assistenziale, intervento D’Angola (Asp). Di seguito la nota integrale.
In merito alle notizie diffuse nei giorni scorsi dalla stampa locale relativamente alla carenza di personale medico di Continuità Assistenziale (oggi medici “a ciclo orario”) interviene il Direttore Generale F.F. della Asp Basilicata Luigi D’Angola che ribadisce ancora una volta come “tale criticità costituisca un problema diffuso in ogni ambito di intervento e che da anni, ormai, riguarda tutte le Regioni del Paese”. Ad ogni modo, a livello locale “la situazione è resa ancor più critica dall’elevato numero di sedi di Guardia Medica, distribuite su un territorio caratterizzato da piccole realtà, caratterizzato da una notevole polverizzazione della popolazione su un territorio di oltre 6000 chilometri quadrati in comuni che, spesso, non raggiungono i 1000 abitanti”. D’Angola sottolinea come “la dispersione della popolazione per oltre il 60% in piccoli o piccolissimi centri ha determinato, nel tempo, un numero di sedi di Continuità Assistenziale pari a 104, con conseguente impegno di un numero di medici, funzionale alla regolare copertura dei turni, pari a circa 400 unità. Tale elevato numero di Medici è frutto di un’organizzazione della Continuità Assistenziale (CA) stabilita, in Basilicata, nel lontano 1997 allorquando, l’elevato numero di Professionisti disponibili, consentiva una distribuzione più diffusa e capillare di detti Presidi”. Va sottolineato che oggi, questo risultato non è più conseguibile in Basilicata per le mutate condizioni di contesto. Inoltre, la contrazione drastica del numero di medici disponibili, frutto delle politiche di contingentamento delle iscrizioni alle scuole di Medicina e Chirurgia così come la poca attrattività della Basilicata come area interna, determinano oggi una cronica e sempre più grave carenza di Medici su tutto il territorio aziendale e non solo.
Alla condizione attuale- aggiunge il Direttore Asp- “concorrono, tuttavia, anche altri fattori, non ultimo quello strettamente connesso all’emergenza Covid-19, che ha sostanzialmente modificato la dinamica di domanda e offerta e che, ormai da mesi, hanno fatto registrare un’insufficiente copertura delle Sedi. Risulta, infatti, come quota parte dei medici operanti su tutto il territorio Regionale venga assorbita anche da altre attività legate all’emergenza, tra cui vaccinazioni, effettuazione screening e attività USCA”. E’ dunque evidente che, in tale contesto, le procedure di reclutamento che pure l’Azienda ASP mette in campo risultano spesso infruttuose tanto che, nella necessità di assicurare gli standard assistenziali, si è spesso costretti ad azioni di accorpamento, in particolare nei giorni prefestivi e festivi, di più presidi o di ricorrere alla rotazione del Medico nelle sedi accorpate.
Per D’Angola è evidente che “si impongono oggi azioni strutturate di riordino del ruolo unico di Assistenza Primaria ad attività oraria e dell’Emergenza Urgenza inserendoli in un quadro di collaborazione e di integrazione nel rispetto degli ambiti di intervento così come delle
competenze proprie di ognuna delle articolazioni”. Tale opera, a cui l’ASP sta già lavorando per la parte di competenza, “si inserisce in una linea di sviluppo rispetto al ridisegno dell’Assistenza Primaria, a cominciare dalla stessa costituzione delle AFT, le Associazioni Funzionali Territoriali, che costituiscono un primo passo importante finalizzato anche alla compensazione della carenza di medici. In tal senso, proprio l’ACN di medicina generale, ultimo emanato, per il triennio 2016-2018, con l’introduzione del ruolo unico della medicina generale, offre la cornice negoziale di riferimento necessaria per completare il processo riorganizzativo già avviato che, di necessità, richiede l’attiva e responsabile partecipazione di tutti gli attori in causa ivi compresi gli Enti Locali”.